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LUTTO

Amico della Bussola, ci lascia il suo testamento spirituale

Ci aveva appena consegnato il testo dell'intervento che avrebbe dovuto pronunciare domenica prossima alla Giornata della Bussola, l'ultima sua fatica. È domenica leggeremo questo discorso, che resterà come una sorta di suo testamento spirituale.

Ecclesia 06_09_2017
Il cardinale Carlo Caffarra

Mi aveva chiamato appena due giorni fa, sempre con quel suo modo umile di parlare, chiedendo scusa per il disturbo. Figurarsi se il cardinale Caffarra poteva disturbare. Stava verificando gli orari dei treni per venire domenica prossima a Milano, alla Giornata della Bussola, e voleva chiedermi quale fosse la combinazione migliore. Faceva tutto da solo e da solo avrebbe viaggiato domenica, come solito, se il Signore avesse voluto. Ma le Sue vie non sono le nostre vie, e così il Signore ha deciso di toglierci questo “padre” nel momento in cui a noi sembrava di averne tanto bisogno.

Sì, perché in questo mare in tempesta che è la Chiesa, la sua figura paterna, che si consumava nell’amore per la Chiesa e per Cristo, era una grande consolazione e una guida sicura. 

Si sapeva che era malato da tempo il cardinale Caffarra, ma era impossibile accorgersene. Continuava a prendere molti impegni e nel suo piccolo appartamento, posto in un edificio adiacente al Seminario maggiore di Bologna, riceveva chiunque lo cercasse per un consiglio, per una confessione, per un qualsiasi bisogno. Anzi, sembrava che avesse intensificato questo rapporto personale con la gente comune, consolando, guidando, rafforzando la fede di chiunque lo incontrasse.

Per questo la notizia della sua morte ci ha colti di sorpresa. Certo, anche se non se ne lamentava, gli attacchi che era costretto a subire a causa dei suoi interventi a difesa dell’insegnamento della Chiesa, del matrimonio e dell’Eucarestia minacciati dalle ben note derive teologiche e pastorali che hanno accompagnato i Sinodi sulla famiglia, non potevano non lasciare un segno. E sì, che il cardinale Caffarra non era affatto un barricadero, non amava lanciarsi in polemiche fossero pure sacrosante o impugnare la lancia per dare battaglia.

Nella vicenda che ha poi portato lui e altri tre cardinali a rivolgersi al Papa con i “Dubia” riguardo alcune questioni sollevate da Amoris Laetitia, ci si era sentito trascinato. «Non posso tacere», diceva, sentendo la responsabilità anzitutto davanti a Cristo. E non si capacitava, era addolorato dal silenzio di tanti vescovi che preferivano restare tranquilli piuttosto che seguire la verità. Soprattutto una cosa lo aveva addolorato: quando la penna di alcuni vaticanisti cattolici, pur scrivendo per giornali laicisti, lo avevano definito “nemico” del Papa, ostile. Una enormità, la più grave e infamante delle accuse, per uno come lui che, come cardinale, sentiva tutta la responsabilità di difendere il Papa fino all’effusione del sangue. Ma sapeva anche che questo era il prezzo da pagare per la fedeltà alla Chiesa di Cristo, in un momento storico così complicato.

In un incontro che ho avuto con lui recentemente mi ha colpito la gravità con cui mi ha detto di essere sempre più convinto che questi siano tempi apocalittici, ovviamente nel senso biblico del termine: i tempi dello scontro finale tra Cristo e il Suo Nemico. È una consapevolezza che non ci deve intimorire, ma renderci più coscienti della responsabilità che abbiamo, per noi e per chi incontriamo.

Siamo certi che anche da lassù ci guiderà in questa responsabilità, in questa battaglia per la Verità, affidando tutto a Cristo e alla Madonna. E domenica, alla Giornata della Bussola, il cardinale Caffarra sarà presente con la lettura dell’intervento che aveva già preparato per noi e per i nostri lettori, e che ci aveva appena consegnato. Il Signore ha voluto che fossero le sue ultime parole pubbliche, affidate a noi come un testamento spirituale. Come tale lo conserveremo e chiediamo a Dio la grazia e la forza di farlo fruttificare.