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CATASTROFE

Alluvione, un tempo si dava la colpa alla Luna

L'alluvione nelle Marche, purtroppo, non è un fenomeno nuovo. Come non ricordare la grande frana di Ancona del 1982? Nel 1939, sotto la pioggia incessante si ipotizzava l'influenza della Luna. Oggi del riscaldamento globale.

Creato 06_05_2014
Senigallia sotto l'alluvione

Precipitazioni intense e maltempo si sono verificati il 3 maggio in particolar modo nelle Marche. Le strade sono diventate torrenti, alcune case sono state evacuate, i fiumi sono in piena o straripati, il Misa ha mandato Senigallia sott’acqua, purtroppo sono morte due persone. Per una perfida coincidenza storica, esattamente sedici anni fa, tra il 4 ed il 6 maggio 1998, si verificò l’alluvione di Sarno e Quindici (o frana di Sarno), un drammatico evento che causò la morte di 160 persone, 137 nella sola Sarno e 13 nel comune di Quindici.

Per le Marche in fatto di frane come non ricordare uno degli eventi più catastrofici italiani dell’ultimo secolo che si verificò il 13 dicembre 1982: la grande frana di Ancona. Dal 1955 ad oggi nelle Marche ci sono state dieci grandi inondazioni e negli ultimi 200 anni nella regione si sono verificati almeno 24 eventi meteo-climatici maggiori. Ciò è quanto emerge dai dati dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRPI-CNR) che redige annualmente il “Rapporto Periodico sul Rischio posto alla Popolazione italiana da Frane e da Inondazioni“.

Per la Regione Marche, le più vecchie informazioni relative a inondazioni storiche che hanno prodotto danni alla popolazione risalgono al 1807: gli eventi d’inondazione maggiori si sono verificati il 16 settembre 1807, nell’ottobre 1898, il 12 settembre 1955, il 5 settembre 1959 (ad Ancona caddero oltre 200 mm di pioggia in poche ore: 10 morti), il 15 ottobre 1970 (un morto in provincia di Ascoli Piceno), il 31 dicembre 1972, il 17 agosto 1976 (tre morti a Senigallia), l’1 dicembre 1982 (due vittime in provincia di Ancona), e il 31 novembre 2010 (un morto nel comune di San Costanzo). L’ultima grande inondazione, in ordine di tempo, il 2 marzo 2011, ha provocato tre vittime. Eventi alluvionali di rilievo, ma senza vittime, si sono anche recentemente, a novembre e dicembre 2013 e nel febbraio scorso.

Gli eventi più recenti hanno dato adito ad alcune polemiche sulla manutenzione dei torrenti e fiumi, al riguardo potete vedere l’intervista ad un geologo dello scorso 5 febbraio Frane ed esondazioni. Il Prof: "I cambiamenti climatici non c’entrano oppure leggere l’articolo del 2012 Misa un pericolo e una risorsa. Il fiume ingabbiato e le lettere del “Comitato Alluvionati Misa”  e del 02/03/2014.

Nel passato a Senigallia ci sono state anche altre piene storiche, nel mese di maggio accadde ad esempio nel 1939 (il giorno 30 per l’esattezza), trovate la foto. All’epoca l’esperto meteorologo, Tito Alippi, reputando l’evento straordinario, anomalo, s’interrogò, pur mostrandosi molto scettico, su quanto avesse contribuito l’effetto dell’attrazione lunare. Riprendiamo qualche brano dell’articolo del 30 maggio 1939 pubblicato su “La Stampa”:” "Fino a quando? In una precedente nota, del giorno 8 maggio, si disse che nulla c'era di inconsueto in quel periodo di tempo piovoso e fresco perdurante da una ventina di giorni circa e che il maggio non è normalmente tutto bello e caldo come noi lo vorremmo. Oggi però alla chiusura del mese il giudizio è ben diverso, perché esso è decorso, salvo qualche brevissimo intervallo, senza sole e con piogge copiose, frequenti e insistenti. Il maggio del 1939 va dunque a schierarsi accanto a quelli più piovosi, del 1905 e del 1917. In questo ultimo anno le piogge furono anzi tali da provocare una piena eccezionale del Po; ma bisogna notare che esse si produssero straordinariamente abbondanti solo negli ultimi giorni, specie dal 28 al 31, mentre nel maggio attuale sono state distribuite durante tutto il mese quasi senza remissione. Eccezionale dunque il maggio 1939, non solo per l'abbondanza delle precipitazioni, ma anche pel numero dei giorni piovosi.[…]”

“Quando verrà il bel tempo stabile, caldo, luminoso, estivo, al quale tutti aneliamo? e chi lo sa? I credenti nell'influenza della Luna sul tempo le sono tanti! ritenevano per certo che colla nuova lunazione, il giorno 19, questo sarebbe cambiato definitivamente volgendo al bello. Fallimento! Allora prorogarono il fausto, quanto Infondato, presagio al futuro primo quarto (il giorno 26). Altro fallimento! È da supporsi che una nuova proroga sia stata concessa all'astro delle notti, nella speranza che una buona volta si decida a regalarci quel sereno e quel caldo, cui abbiamo incontestabilmente diritto. Bisogna però ripetere ancora una volta che la Luna non ha alcuna influenza sulle vicende del tempo. Questa credenza antichissima — ne troviamo cenno anche nelle Georgiche di Virgilio — e diffusissima non ha seria base, né scientifica, né empirica.[…]”

Oggi la faccenda è più semplice, quando il tempo non si comporta come vorremmo affermiamo con certezza che è colpa dell’uomo che sta provocando un cambiamento del clima a livello globale, poi un po’ più ostico comprendere come questo da globale diviene locale. Inoltre, poi spesso l’ulteriore passaggio è aggiungere che non è l’intensità dei fenomeni ad essere cambiata ma la frequenza. Non abbiamo piene peggiori di una volta ma più frequenti, ci ripetono spesso gli esperti televisivi.

Un dubbio resta: ipotizzando che gli argini li abbiamo progettati per le piene storiche eccezionali con un certo grado di sicurezza, se un fiume riesce a smaltire la precipitazione eccezionale che avviene ogni 20 anni perché non dovrebbe riuscirci se l’evento si presenta ogni 10? La maggior frequenza dovrebbe solo aiutare a ricordarci di manutenerlo, il letto dovrebbe essere pulito più spesso. Ma da quanto tempo non vedete dragare un fiume? Pulire i canali? Se sul fondo del fiume si depositano detriti è come se gli argini si abbassassero.

Riguardo quanto accaduto in questi giorni vale la pena leggere la nota di Piero Farabolini, del Consiglio nazionale dei geologi: «Il degrado idrogeologico rimane elevato. Basta andare indietro nel tempo di pochissimi anni per verificare che l’area marchigiana ha dovuto subire più volte eventi disastrosi legati a precipitazioni meteoriche definite anomale. Tutto questo non può essere l’alibi per la mancata pianificazione territoriale che affligge le nostre coste».