Alfano ordina: via i registri dei matrimoni gay. Era ora
Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha indirizzato a tutti i prefetti una circolare che vieta l'iscrizione dei matrimoni gay nei registri comunali. Questi registri sono illegali, non essendoci alcuna legge che li autorizzi.
- DAI GIUDICI USA SI ALLE NOZZE OMOSEX di Tommaso Scandroglio
La bella notizia, oggi, è che non moriremo americani. Perlomeno, non subito. E cioè: la pagliacciata arcobaleno dei registri dei matrimoni gay messa su da molti sindaci di sinistra è ufficialmente fuori legge e quei registri andranno subito stracciati. Fino a che legge non li autorizzerà. Il ministro dell’Interno c’è e finalmente ha battuto un colpo: l’Italia non sarà una contea yankee, almeno per quanto riguarda i sedicenti nuovi diritti. Proprio nel giorno in cui la Corte Suprema degli Stati Uniti spianava la strada alle unioni omosessuali (clicca qui), Angelino Alfano fischiava lo stop alle registrazioni municipali delle nozze gay celebrate all’estero. Scritture e pandette prive di senso e valore legale, ma che molti sindaci in fascia arcobaleno si sono inventate al solo scopo di lisciare il pelo al movimento Lgbt. Ma da oggi (speriamo) la sceneggiata gay friendly dovrebbe essere finita e quei borgomastri ruffiani dovrebbero tornare a migliori occupazioni, magari ad amministrare meglio i loro Comuni.
La circolare anti-registri del Viminale sarà spedita a tutti i prefetti: «Dove risultino adottate queste direttive sindacali in materia di trascrizione delle unioni tra persone dello stesso sesso contratte all'estero e che vogliono essere registrate in Italia», annuncia Alfano, «dirò ai prefetti che si dovranno rivolgere ai sindaci rivolgendo loro un invito formale al ritiro di queste disposizioni e alla cancellazione, ove effettuate, delle trascrizioni, avvertendo anche che in caso di inerzia si procederà al successivo annullamento d'ufficio degli atti che sono stati illegittimamente adottati». E ancora: «a ogni evidenza le direttive che sono state date con provvedimenti dei sindaci, che prescrivono agli ufficiali di Stato civile di provvedere alla trascrizione dei matrimoni celebrati all'estero tra persone dello stesso sesso non sono conformi alle leggi italiane». Insomma, basta discussioni: o ci penseranno i sindaci o se questi continueranno a fare i pesci in barile, arriveranno i signori prefetti a portare al macero quei registri farlocchi.
Una bella spazzolata per quei borgomastri, diversamente sindaci, che si erano fatti fotografare sorridenti e felici nell’atto di porgere la penna a coppie in abito nuziale e armate di certificati in carta da bollo di paesi esteri. Tornino in riga Roma, Bologna, Firenze, Grosseto, Empoli, Napoli, tanto per citare i primi della lunga lista dei Comuni dei finti registri unisex. La scampa per un soffio Milano dove il sindaco rosso-arancione Giuliano Pisapia è stato proprio ieri invitato dalla sua maggioranza a procedere alle certificazioni. Fuori tempo massimo, battuto all’ultimo miglio dalla circolare di Alfano. Chissà come reagirà l’ex primo cittadino di Napoli, condannato e sospeso, Luigi De Magistris che ha promesso di fare il sindaco per strada: forse continuerà a raccogliere i nominativi on the road. O il bolognese Virginio Merola che aveva chiamato la città alle barricate contro il prefetto. Il Merola ha fatto sapere che lui non obbedirà al diktat di Alfano: in Piazza Grande vigili urbani e poliziotti in assetto anti sommossa sono pronti a venire alle mani.
Fabrizio Marrazzo, il leader di Gay Center la butta invece sul ridere e candida Alfano a capo delle "Sentinelle in Piedi". Più dure, ma altrettanto comiche, le sparate delle senatrici piddine Monica Cirinnà e Valeria. «Il ministro dell'Interno dovrebbe ben sapere», dichiarano le due, «che l'apparato istituzionale italiano è fondato su un solido sistema delle autonomie locali che vanno rispettate dallo Stato centrale». Il ministro di certo lo sa, ma pure loro dovrebbero sapere che nessun Comune si può inventare una legge mai approvata dal Parlamento. Nel coro di proteste arcobaleno non poteva certo mancare il primo orecchino d’Italia, Nichi Vendola fantasioso governatore dalla effe arrotolata. E c’è pure il Codacons ma, come al solito, non si capisce perché.
Tutti contro Angelino e il braccio violento della legge, giacché per questi compagni la legge è solo una variabile dipendente. Soprattutto dai loro interessi politici ed elettorali. Con quei pochi operai ancora in giro, dove potrebbero andare a raccattare qualche voto in più? Bandiera arcobaleno la trionferà, per la gauche dei nuovi diritti il gioco delle coppie è ormai diventato un’ossessione a sesso unico. Una volta lottavano per realizzare il paradiso in terra, la rivoluzione degli uguali e la liberazione dal giogo delle classi e del capitale. Oggi più modestamente si accontentano dell’abolizione del genere e delle differenze di sesso e inscenano carnevalate per difendere un registro senza valore. Sono solo scartoffie ed elenchi fasulli che queste improbabili Marianne della nuova burocrazia Lgbt vorrebbero elevare a idoli sacri. Tigri di carta, direbbe Mao, come la loro bell’America, tutta Coca Cola e matrimoni gay. E allora, viva Angelino e yankee go home.
- DAI GIUDICI USA SI ALLE NOZZE OMOSEX di Tommaso Scandroglio