Aleppo, jhiadisti al comando per battaglia finale
In vista della battaglia per Aleppo Assad non ha risparmiato retorica e toni epici scrivendo anche a Putin. Ma sulla sua strada il presidente siriano troverà il comando dei ribelli sotto il controllo di Al Nusra, che prepara numero ingente di attentati kamikaze. Ormai tra le forze ribelli, sono rimasti solo i jihadisti, ecco perché lo scontro imminente è così importante.
La fragile tregua nella città siriana di Aleppo è stata prolungata fino a lunedì, "per evitare che la situazione possa peggiorare" ha annunciato il ministero della Difesa russo, ma sono in molti ad attendersi che appena scadrà anche l’ultimo cessate il fuoco nella città siriana si scatenerà una battaglia probabilmente decisiva per le sorti del conflitto siriano.
Le forze di Bashar Assad, reduci dalla vittoria di Palmira, ammassano truppe intorno ad Aleppo e fronteggiano le puntate offensive dello Stato Islamico e delle altre milizie islamiste. Intensi scontri armati sono incorso nella Siria centrale tra Isis e forze governative per il controllo dei campi di gas e petrolio di Muhr e Saher, vicino a Palmira.
Il 6 maggio le milizie islamiste del nuovo Esercito della Conquista hanno riconquistato il villaggio Khan Touman, sulla strada che unisce Aleppo a Damasco.
I ribelli dei gruppi islamisti (qaedisti, salafiti e fratelli musulmani) si sono ricompattati nella formazione Jaish al Fath (Esercito della Conquista), alleanza che ora comprende sette importanti gruppi jihadisti sei dei quali hanno però accettato di obbedire agli ordini del Fronte al Nusra, cioè la branca siriana di al-Qaeda.
L’alleanza si era sciolta tre mesi or sono per dissidi interni sorti in seguito all’offensiva russo-governativa nella provincia di Idlib ma gli sponsor dell’Esercito della Conquista (Turchia, Qatar, Arabia Saudita ed altri emirati) avrebbero usato la leva dei finanziamenti e dei rifornimenti di armi per premere sui diversi gruppi estremisti islamici e indurli a comporre un’alleanza più larga sotto la guida degli uomini di al-Qaeda .
Il quotidiano panarabo al Hayat, edito a Londra e di proprietà saudita e il libanese Assafir, legato alle milizie sciite filoiraniane Hezbollah, pur avendo orientamenti opposti concordano nel valutare la differenza di priorità tra Occidente (sconfiggere lo stato Islamico) e l’opposizione jihadista siriana (conquistare Aleppo).
Sulla conquista della città l’Esercito della Conquista sembra pronto a giocare il tutto per tutto. Mentre il regime di Assad vuole la città per tagliare ai ribelli la via al confine turco da cui giungono i rifornimenti ai ribelli, questi ultimi puntano a vincere ad Aleppo per contare qualcosa al tavolo dei negoziati di Ginevra dove oggi è il regime di Assad a godere di una posizione di forza.
Assafir racconta che le fazioni ribelli hanno consegnato le loro sedi ad Aleppo al Fronte al Nusra, il quale ha assunto il comando delle operazioni preparando un gran numero di kamikaze in vista dell'attacco per cacciare i governativi dalla città, in base alla consueta tattica comune a tutti i gruppi jihadisti per aprire la strada alle proprie milizie.
Al-Nusra avrebbe portato in città anche armi come i missili anti-carro Tow statunitensi la cui origine potrebbero essere saudita, turca oppure statunitense considerando che già in più occasioni armi fornite ai “ribelli moderati” siriani sono finite nelle mani di Isis, Fronte al-Nusra e altri gruppi estremisti islamici.
Per comprendere come le forze ribelli rilevanti siano solo quelle jihadiste (Stato Islamico ed Esercito della Conquista) è sufficiente valutare che gli oltre 50 gruppi armati si sono uniti alla tregua, per lo più appartenenti all’Esercito Siriano Libero e ad altri gruppi considerati “moderati” o addirittura “filo-occidentali” contano tutti insieme non più di 7 mila combattenti. In pratica ogni milizia è composta in media da meno di 140 combattenti, gli effettivi di una compagnia di fanti.
Se i jihadisti si preparano alla battaglia decisiva per Aleppo russi e forze governative siriane non sono certo da meno. Mosca ha annunciato di aver ritirato circa 30 aerei da combattimento dalla base aerea di Hmeimim, vicino a Latakya, compresi tutti i velivoli d'attacco al suolo Su-25.
Il generale Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa, non ha specificato quanti caccia e bombardieri russi rimangano in Siria, ma ha assicurato che sono esattamente quanti bastano per continuare a combattere contro l'Isis e i qaedisti di Al-Nusra con i loro alleati. I bombardieri russi ancora in Siria dovrebbero essere due dozzina tra i più anziani Sukhoi Su-24 e i moderni Su-30, Su-34 e Su-35.
Da quanto emerso da immagini satellitari a indurre Mosca a ritirare parte dei velivoli (presentando il ripiegamento come un gesto distensivo) ha contribuito il cedimento strutturale di una delle due piste dell’aeroporto Hmeimim.
Per questo al ritiro di 30 cacciabombardieri ha fatto seguito l’invio di nuovissimi elicotteri da combattimento pesantemente armati Mi-28 e Ka-52 che non hanno bisogno di piste per atterrare e decollare.
Konashenkov ha poi precisato il 4 maggio che le forze aeree russe non hanno alcuna necessità di aprire basi supplementari in Siria aggiungendo che tutti gli aerei schierati presso la base di Hmeimim possono raggiungere qualsiasi zona del Paese.
Lo stesso giorno il portavoce militare ha annunciato la bonifica completa dai terroristi le province di Latakia, Hama, Homs, Damasco e Palmira sottolineando che le truppe governative e parte dell'opposizione siriana (curdi) hanno liberato più di 500 insediamenti dai terroristi.
In vista della battaglia per Aleppo Siria, Assad non ha risparmiato retorica e toni epici scrivendo a Putin (in occasione delle celebrazioni oggi a Mosca del “Giorno della Vittoria” nella seconda guerra mondiale) che “la lotta per Aleppo è come la battaglia di Stalingrado, continueremo a combattere fino a quando gli aggressori non saranno sconfitti".