Al via la Fase 2, con il sacrificio della scuola
Con la riapertura delle attività lavorative, il peso sulle famiglie aumenta, e rischia di diventare insostenibile. Riaprono le fabbriche e gli uffici, ma i nidi d’infanzia, le scuole materne, le scuole di ogni ordine e grado restano irrimediabilmente chiuse e lo resteranno fino a settembre. Chi continuerà ad aiutare i ragazzi nella didattica a distanza?
Non sarà facile per nessuno l’inizio della Fase 2, l’abbiamo capito bene e da tempo, tra comunicazioni confuse e continui ondeggiamenti del governo, il prevedibile caos nel servizio pubblico di treni e metropolitane già insufficienti in tempi normali e costretti ora a viaggiare a un terzo della capacità, gli equivoci farseschi tra congiunti, parenti fino al sesto grado e amici di lunga data etc...
Ma c’è una categoria che più di ogni altra sta soffrendo in queste ore, alla presa con problemi serissimi, indecisa sul da farsi, e a cui nessuno offre una soluzione. Parlo delle famiglie con i figli in età prescolare e scolare, da zero a sei anni e da sei a tredici. In questi mesi di lock-down, la chiusura delle scuole e l’introduzione della didattica a distanza hanno fatto emergere una grande capacità di sacrificio e di creatività dei genitori che - oltre alle preoccupazioni sanitarie ed economiche - hanno dovuto affrontare sempre maggiori responsabilità nella formazione dei figli, senza alcun sostegno da parte delle istituzioni, con un coraggio e un’intraprendenza da imitare.
Ora, con la riapertura delle attività lavorative, il peso sulle famiglie aumenta, e rischia di diventare insostenibile. L’interrogativo a cui in questi giorni e in queste ore i genitori stanno cercando risposta è ovviamente a chi affidare i figli, come conciliare il lavoro che ricomincia fuori casa con i figli che ha casa devono restare.
Infatti riaprono le fabbriche e gli uffici, ma i nidi d’infanzia, le scuole materne, le scuole di ogni ordine e grado restano irrimediabilmente chiuse e lo resteranno almeno fino a settembre. E allora chi continuerà ad aiutare i ragazzi nella didattica a distanza? chi starà con i più piccoli? Ci sarebbero i nonni, per chi li ha, ma sono una categoria a rischio e da proteggere, ci sarebbero le babysitter, ma non sempre si trovano e soprattutto costano e il bonus promesso tarda ad arrivare ( e per come funziona lo stato nessuno può giurare che arriverà veramente).
Inoltre, più di 800 mila famiglie affrontano il problema di pagare una retta scolastica mensile per le scuole paritarie, totalmente ignorate dallo stato.
E allora? Innanzitutto il governo dovrebbe spiegare perchè non ha raccordato la riapertura delle fabbriche con quella delle scuole. Non esistono difficoltà sanitarie e strutturali insormontabili per le scuole, e tantomeno rischi specifici per l’età dei ragazzi. Si poteva e si doveva pensare all’organizzazione di doppi turni, la mattina e il pomeriggio, all’utilizzazione di spazi all’aperto, di palestre, aule magne, atrii ecc.
Che ci sta a fare un ministro all’Istruzione se non pensa a questi problemi, che ci stanno a fare task force gonfie di esperti se non sono capaci di organizzare una non complicata soluzione come quella sopra descritta? (e che al Ministro è stata più volte e da più parti prospettata).
Ora si permetta almeno a quelle scuole che si sono organizzate da sè nella massima sicurezza, di riaprire e di dare sollievo almeno a qualche famiglia.
E infine, poichè numerosi presidi e insegnanti, insieme a genitori, si sono meritoriamente ingegnati nell’ideare autonome iniziative per rendere ancora più fruttuosi, per i loro ragazzi ,questi mesi che mancano alla riapertura delle scuole, si stabilisca una chiara regolamentazione delle eventuali responsabilità giuridiche che possono discendere dalle loro iniziative autonome.
Siamo in Italia, e l’accusa di aver violato uno degli infiniti commi dei numerosi dPCM, ti può piovere addosso quando meno te lo aspetti. Meglio tutelarsi.