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NOMINE USA

Al Sinodo quattro vescovi poco "amici" di Francesco

Gli Stati Uniti si portano avanti, e quando manca poco meno di un anno al Sinodo ordinario (e decisivo) sulla famiglia cui seguiranno le decisioni del Papa, eleggono già i quattro vescovi che parteciperanno alla grande assemblea romana dell’ottobre 2015, sempre che il Vaticano accetti il pacchetto di nomine.

Ecclesia 17_11_2014
Papa Francesco

Gli Stati Uniti si portano avanti, e quando manca poco meno di un anno al Sinodo ordinario (e decisivo) sulla famiglia cui seguiranno le decisioni del Papa, eleggono già i quattro vescovi che parteciperanno alla grande assemblea romana dell’ottobre 2015, sempre che il Vaticano accetti il pacchetto così come spedito da Baltimora. 

I nomi, ufficialmente top secret, li ha rivelati il padre gesuita Thomas Reese, ex direttore di America prima di dimettersi nel 2005 per dissidi insuperabili con l’allora prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede Joseph Ratzinger, e attualmente commentatore per il National Catholic Reporter. I quattro eletti sono Joseph Kurtz, Daniel DiNardo, Charles Chaput e Jose Gomez. Era scontata l'elezione dei primi due, essendo dallo scorso anno rispettivamente presidente e vicepresidente della Conferenza episcopale per il triennio in corso. Monsignor Gomez, invece, dal 2010 arcivescovo di Los Angeles succeduto al liberal Roger Mahony, guida la più grande diocesi degli Stati Uniti (quattro milioni di fedeli), punto di riferimento per la vasta comunità ispanica. Nato in Messico nel 1951, ha scalato rapidamente le gerarchie ecclesiastiche: ausiliare a Denver nel 2001, arcivescovo di San Antonio nel 2005, quindi la chiamata in California. É membro dell'Opus Dei. 

Meno scontata, invece, era la designazione di monsignor  Charles Caput. L’arcivescovo di Philadelphia, città che a settembre ospiterà l’ottavo Incontro mondiale delle famiglie, è stato uno dei più aperti critici della prima fase del pontificato di Francesco, soprattutto nei primi tempi. É stato proprio Chaput a sottolineare come «l’ala destra della Chiesa non ha manifestato felicità per la sua elezione», dicendo qualche mese più tardi che «non si può immaginare che il Papa non sarà così pro life e a favore del matrimonio tradizionale come i pontefici del passato». Da ultimo, solo qualche settimana fa, il presule di origini pellerossa rilevava la “confusione” che sarebbe emersa dal Sinodo dello scorso ottobre, notando come questa non possa che «venire dal Diavolo». Critiche che, in un secondo momento, Chaput ha rivolto ai media, spiegando che non era sua intenzione riferirsi al Papa. 

La sua elezione a membro del Sinodo conferma che nonostante i buoni propositi espressi nella relazione iniziale dal presidente Kurtz, permane una certa distanza tra l’episcopato americano e il “programma” di Francesco. Una freddezza che risulta ancor più evidente per la clamorosa bocciatura del cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, che pure era tra i “papabili” per un posto al Sinodo. «Se i vescovi avessero seguito totalmente Papa Francesco, avrebbero eletto come delegati il suo miglior amico nella gerarchia americana, il cardinale O’Malley, e l’arcivescovo eletto di Chicago Cupich, la sua prima grande nomina», ha scritto padre Reese. Invece, l’arcivescovo cappuccino di Boston sarà a Roma solo se rientrerà nella lista di membri scelti direttamente dal Pontefice. Proprio l’ex direttore di America, voce liberal per eccellenza, nota come «una mancanza di passione e di leadership abbia caratterizzato l’assemblea dei vescovi degli Stati Uniti a Baltimora. La loro agenda era stantia e non ha riflettuto l’eccitazione generata dal pontificato di Francesco». 

E poco può fare, per riequilibrare le cose, la designazione di Blase Cupich, successore del cardinale Francis E. George a Chicago, come membro supplente. Cupich, interprete della nuova linea impostata a Roma da Bergoglio, dovrà infatti condividere il ruolo di “riserva” con monsignor Salvatore Cordileone, considerato il vescovo più conservatore d’America, ordinato dal cardinale Raymond Burke, pastore a San Francisco e capofila della lotta senza quartiere alle nozze tra omosessuali. Talmente in prima fila da farsi vedere, nonostante petizioni pubbliche e richieste inviate ai giornali da parte di ottanta intellettuali locali affinché desistesse, alla Marcia per il Matrimonio che si è tenuta a Washington lo scorso giugno. «Il mio dovere è quello di proclamare la verità circa la persona umana e la volontà di Dio. Devo farlo anche quando le verità che sono chiamato a insegnare sono impopolari, come lo è quella sul matrimonio inteso come unione coniugale tra marito e moglie», faceva sapere Cordileone.

Due altri presuli faranno parte del Sinodo essendo membri della struttura organizzativa: si tratta dei cardinali Timothy Dolan e Donald Wuerl, rispettivamente arcivescovi di New York e Washington.