Aiuto, mi è sparita la famiglia dal governo fotocopia
Il ministro Costa, titolare durante il governo Renzi, non ha ancora ricevuto la delega alla Famiglia. Gentiloni potrebbe assegnarla al primo consiglio dei ministri, ma fa riflettere che nel primo governo post Cirinnà nessuno abbia sentito il bisogno di parlare di famiglia. Stesso discorso per le deleghe alle adozioni internazionali e tossicodipendenze, sulle quali pesano la legge sulle droghe leggere e quella sulle adozioni gay.
E’ sparita la famiglia. Non che ultimamente se la passasse molto bene, ma stavolta il neo governo Gentiloni è riuscito a nascondere anche ciò che almeno formalmente era una delega a tutti gli effetti, da utilizzare a seconda dei fini. Dunque mentre il governo fotocopia di Paolo Gentiloni parte in quarta con la pasdaran dell’ideologia gender Valeria Fedeli, che ha fatto inalberare tutti i movimenti che hanno animato il Family Day, in un ministero chiave, quello della scuola, è sparita la delega che Palazzo Chigi di solito girava ad un qualche titolare di dicastero.
Nel Renzi I appena concluso la delega per il dipartimento era stata affidata in corsa al ministro per gli Affari regionali Enrico Costa. Non si sa che cosa abbia fatto di significativo per la famiglia, nel frattempo gli sono passate davanti al naso senza colpo ferire la legge sul divorzio breve e quella ormai famigerata sulle Unioni Civili, altrimenti detto simil matrimonio gay.
E ora la delega a chi andrà? Mistero, bisognerà infatti aspettare il primo consiglio dei ministri per vedere se il premier Paolo Gentiloni terrà a sé la delega, la riconsegnerà a Costa o se invece verrà girata a qualcun altro. Attualmente la delega alle politiche famigliari non compare né nei comunicati stampa né è stata evocata lunedì nel corso del giuramento che Costa ha fatto al Quirinale. E’ lecito quindi sospettare che le politiche famigliari siano state messe in soffitta? Sì, perché a Gentiloni, se gli fosse importata davvero la famiglia non ci avrebbe messo molto a confermare Costa o ad affidare il dipartimento a qualcun altro.
Ma si vede che aveva cose più urgenti per la testa, ad esempio accontentare certe lobby e certi potentati con l’ingresso di personaggi di fiducia, vedi appunto Valeria Fedeli, che difficilmente con un ministero ad hoc sulle politiche famigliari avrebbe potuto occupare da sola la scena. Quindi il governo Gentiloni parte già zoppo per quanto riguarda il suo essere family friendly. Se sarà una svista ce ne accorgeremo presto, se invece sarà una precisa scelta di campo, sapremo a chi dare la colpa.
In effetti con l’approvazione della legge Cirinnà, diventa arduo sostenere la famiglia fondata sul matrimonio. E’ quindi probabile che la delega sia scomparsa perché semplicemente non serve più. Lontano dagli occhi, lontano da cuore.
Finirebbe così ingloriosamente una presenza, quella della famiglia al governo che è sempre stata la Cenerentola dei governi repubblicani fino ad essere persino la bella addormentata negli esecutivi che non sono passati dalla legittimazione popolare (astenersi fenomeni della Costituzione, che dà il mandato per la formazione del governo al Parlamento, plaese).
Che quella della famiglia fosse una delega ormai svuotata di significato era chiaro dalle ultime esperienze. Da quando, e siamo nel 2011, l’ultimo ministro della famiglia Carlo Giovanardi licenziò un dignitoso piano famiglia che prevedeva la valorizzazione dell’articolo 29 della Costituzione (“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare”) e soprattutto l’applicazione del Fattore Famiglia.
Ebbene, il suo successore nel governo Monti era nientemeno che il cattolico Andrea Riccardi, il quale si adoperò sì per adottare il Piano Famiglia licenziato dal governo Berlusconi, ma tolse però il riferimento all’articolo 29 e il fattore Famiglia. Il risultato che ne uscì fu un documento depotenziato e svuotato di motore. La carcassa del Piano Famiglia infatti giace ancora in una qualche stanza degli archivi di Palazzo Chigi.
Non andò meglio per le sorti della famiglia al governo di Enrico Letta che neppure nominò un responsabile, tenendosi così la delega, ma di fatto lasciandola inoperosa. Con la decisione di Renzi di mettere il liberale Enrico Costa alla guida del dipartimento per le politiche famigliari, qualcuno si era anche illuso che Renzi volesse finalmente dare lustro e vigore ad un contenitore ormai vuoto. Ma di Costa non si ricordano particolari rivoluzioni copernicane nell’ambito della tutela dell’articolo 29. E’ pur sempre dell’allegra combriccola “poltronara” dell’Ncd, che era stata eletta da cattolici in buona fede e si è lasciata sfuggire dal cilindro di Renzi tutto questo caravanserraglio di provvedimenti antifamiglia. Il resto è storia di oggi con il neonato governo che fa sparire dalle deleghe la Famiglia. E non si sa se, quando e soprattutto come compariranno.
Ps. Ad oggi non risultano assegnate neppure le deleghe per le adozioni internaizonali e per le tossicodipendenze. La prima era materia del ministro Maria Elena Boschi che potrebbe riaverle ora che è sottosegretario alla presidenza. La seconda era una delega che aveva sempre il ministro Costa. Ma anche qui sembra scorgersi lo scoglio dell'approvazione della legalizzazione delle droghe leggere, fermata per un soffio durante il precedente governo. Vuoi vedere che tre indizi fanno una prova?