Aiuti solo in cambio del rimpatrio
Parte dall'Afghanistan il modello di accordo che poi potrebbe essere applicato dall'Ue a tutti i paesi di origine dell'immigrazione. Kabul, al prossimo vertice dei donatori a Bruxelles, sarà infatti posta di fronte all'aut-aut: ricevere nuovi aiuti (indispensabili) solo in cambio del rimpatrio di 80mila immigrati clandestini
UNGHERIA DOPO IL REFERENDUM di Luca Susic
Il presidente Ashraf Ghani è giunto ieri a Bruxelles per l’11a Conferenza dei Paesi donatori per l'Afghanistan organizzata con l'Unione europea (Ue) in cui si discuteranno i futuri aiuti finanziari della comunità internazionale al governo di Kabul.
Il vertice di mercoledì sarà preceduto oggi da due incontri specifici sulla condizione femminile e sulla cooperazione economica regionale. Alla Conferenza, co-presieduta dal capo dello Stato afghano e dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, parteciperanno i rappresentanti di 70 Paesi e 30 organizzazioni internazionali. Essa permetterà a Kabul di fare il punto sulle riforme intraprese e di offrire la sua visione per il futuro attraverso la presentazione del Progetto nazionale per lo sviluppo e la pace dell'Afghanistan. Da parte sua la comunità internazionale dovrebbe rinnovare il sostegno economico al Paese ribadendo i consueti auspici di pace e riconciliazione nazionale e le raccomandazioni sul consolidamento della democrazia e la lotta alla corruzione. Secondo alcuni osservatori l’obiettivo della folta delegazione governativa afghana è di assicurarsi aiuti economici per tre miliardi di dollari in aggiunta ai 4 miliardi previsti per il 2017 per sostenere i costi delle forze armate afghane appoggiate dalla missione addestrativa della Nato Resolute Support (10 mila militari) e da un contingente statunitense per la lotta al terrorismo di 3mila soldati con cacciabombardieri ed elicotteri.
A differenza dei dieci precedenti vertici dei Donatori questa volta l’Unione Europea potrebbe porre condizioni allo stanziamento dei fondi per Kabul, minacciando di tagliarli o azzerarli se il governo afghano non accetterà il rimpatrio di almeno 80.000 richiedenti asilo giunti in Europa illegalmente negli ultimi due anni principalmente attraverso la “rotta balcanica”. Lo confermerebbe un documento riservato dell’Ue di cui ha preso visione il quotidiano britannico Guardian e nel quale la Ue pur dicendosi “consapevole del peggioramento della situazione della sicurezza e delle minacce a cui sono esposti i cittadini afghani” preme per il “rimpatrio di oltre 80.000 persone nel prossimo futuro”.
La rivelazione del Guardian non è stata smentita da Bruxelles dove una fonte ufficiale ha precisato via e-mail che “Ue e Afghanistan hanno in corso un dialogo costruttivo sul tema immigrazione”. L’iniziativa potrebbe spianare la strada a una nuova politica dell’Unione contro l’immigrazione illegale tesa a condizionare gli aiuti ai Paesi di provenienza dei clandestini allo sviluppo alla disponibilità di questi ultimi a riprendersi gli immigrati illegali giunti in Europa. Una carta che potrebbe rivelarsi efficace per scoraggiare i flussi migratori illeciti verso l’Europa ed espellere i moltissimi immigrati illegali già presenti in Europa, ma che sta sollevando le critiche di molte organizzazioni umanitarie incluse quelle coinvolte in prima linea in tutta Europa nell’accoglienza dei migranti.
“Così si esercita una pressione irragionevole sul governo afghano, che non è capace di assorbire questi numeri” ha commentato Timor Sharan, analista dell’International Crisis Group. In realtà l’Afghanistan ha accolto negli ultimi anni centinaia di migliaia di rifugiati che erano fuggiti all’estero e sono rientrati, nonostante il conflitto non sia ancora terminato mentre coloro che sono scappati in Europa affidandosi ai trafficanti non rappresentano certo le fasce popolari più povere che non dispongono delle migliaia di dollari necessari a pagare i trafficanti per il viaggio fino in Europa.
Resta il fatto che dal 2002 ad oggi l’Afghanistan è stato il Paese che più ha beneficiato di aiuti internazionali umanitari, economici e per la sicurezza per un totale di oltre 300 miliardi di dollari (286,4 miliardi tra il 2002 e il 2010 secondo lo studio della britannica Global Humanitarian Assistance). L’Afghanistan è il secondo paese, dopo la Siria, per numero di richiedenti asilo in Europa e lo scorso anno ne sono arrivati ben 196.170 dei quali ben pochi vedranno riconosciuto il diritto all’asilo. Secondo il Guardian, le pressioni sull’Afghanistan si inscrivono in un progetto più ampio della Ue che intende condizionare i suoi aiuti ad alcuni Paesi (Niger, Etiopia, Egitto, Nigeria, Eritrea, Sudan, Libano e Libia) al via libera al rimpatrio di migranti. Il modello da replicare è quello della Turchia (in realtà piuttosto traballante, considerata l’irritazione di Ankara per i ritardi nell’invio del denaro), a cui sono stati promessi sei miliardi di dollari in cambio dello stop ai flussi e del rientro in Turchia dalla Grecia dei migranti privi dello status di rifugiati.
L’appuntamento di Bruxelles si preannuncia quindi teso e cade in un momento delicato per l’Afghanistan. La buona notizia è che nei giorni scorsi Ghani ha firmato un accordo di pace con l'Hezb-e-Islami, il partito-milizia del “signore della guerra” Gulbuddin Hekmatyar che per anni ha combattuto contro il governo al fianco dei talebani. Brutte notizie invece sul fronte militare dove i talebani sono all’offensiva con nuovi attentati a Kabul mentre guadagnano terreno in due province critiche come Helmand e Kunduz. Nella provincia meridionale i talebani hanno ripreso il controllo del distretto di Nawa uccidendo il capo della polizia. Fonti locali hanno spiegato che il distretto era assediato dai talebani da un mese e che le forze governative controllavano solo la sede della polizia in città. Come riferisce l'agenzia di stampa Pajhwok, il portavoce dei Talebani Qari Yousaf Ahmadi ha dichiarato che il distretto di Nawa è sotto il loro controllo e che sono state inferte numerose perdite alle forze della sicurezza afghana.
Nella provincia settentrionale i ribelli avrebbero conquistato alcune aree di Kunduz City e controllerebbero anche la sede della Direzione nazionale per la sicurezza (Nds, i servizi segreti afghani). Secondo il giornalista di Tolo Tv Hamid Sherzai, l'ufficio dell'Nds a Kunduz "è sotto il controllo dei Talebani", che starebbero avanzando verso l'ufficio del governatore. "Il secondo e il terzo distretto di polizia della città sono caduti nelle mani dei Talebani. Continuano i combattimenti nei pressi del palazzo del governo provinciale e vicino al quartier generale della polizia in città", ha detto Aminullah Ayaddin, componente del consiglio provinciale, citato dall'agenzia di stampa Dpa. Le forze afghane stanno combattendo contro i Talebani con il supporto aereo, ha confermato Adam Khan Mateen, comandante di una brigata dell'Esercito afghano nella provincia di Kunduz.
Una nota della missione della Nato Resolute Support ha fatto sapere che le forze aeree statunitensi "sono in posizione e pronte a contribuire a Kunduz, se necessario", si legge in un messaggio su Twitter. Secondo l'agenzia di stampa afgana Khaama, gli insorti talebani hanno realizzato un'offensiva coordinata nella città muovendo da quattro direzioni diverse durante la notte di domenica. Già il 28 settembre dello scorso anno i talebani avevano attaccato Kunduz e ne avevano preso il controllo per tre giorni. In questo periodo in città si erano registrati violenti scontri tra gli insorti e le forze di sicurezza, che alla fine hanno costretto i Talebani a lasciare la città. Ma ci vollero tre settimane per ripulire interamente Kunduz da miliziani e ordigni esplosivi.