Aggredito parroco cattolico in Vietnam non sporge denuncia
Il comunismo non è morto e continua a mietere vittime. Sopratutto lasciando impuniti i reati e le persecuzioni contro i cristiani del loro paese, spesso aggrediti sopratutto se religiosi.
Vietnam. Il 4 settembre, in pieno giorno, uomini armati di pistole, bastoni e spray al peperoncino hanno fatto irruzione in una chiesa, nel Sud Est del paese, alla ricerca del parroco, colpevole ai loro occhi di esortare ad una riforma politica. Il sacerdote ha fatto in tempo a suonare la campana della chiesa per allertare i parrocchiani e chiedere aiuto. Intervistato da Radio Free Asia, padre Nguyen Duy Tan ha detto che non intende denunciare il fatto alla polizia: “Sono tutti dalla stessa parte – ha spiegato – tutti con il partito comunista. Non ci sarebbe alcuno scopo ad agire per vie penali”. Non si tratta di un episodio isolato. Nel paese governato da un regime comunista i casi di violenza contro i cristiani sono numerosi. Lo scorso 28 giugno dei poliziotti in borghese e dei picchiatori assoldati dalle autorità locali hanno aggredito e percosso monaci e fedeli del monastero cattolico di Thien An, nel centro del paese, e, urlando frasi blasfeme, hanno abbattuto una grande croce. Nell’elenco 2017 dei paesi che più perseguitano i cristiani il Vietnam occupa il 17° posto.