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LE DICHIARAZIONI

Adozioni gay come matematica, ministra bocciata

La ministra della Famiglia, Bonetti, svela il lato sinistro del renzismo e apre alle adozioni gay con un'inaccettabile idea di educazione dei bambini: sempre più affidati allo Stato, come una formula matematica da applicare. I bambini non hanno bisogno di cure generiche, ma di una mamma e di un papà. 

Editoriali 27_10_2019

Il ministro della Famiglia Elena Bonetti è intervenuta nel corso di una trasmissione televisiva per dire di essere favorevole alle adozioni gay. Si tratta di una posizione politica che non stupisce, dato che la Bonetti quando ancora non era ministro, aveva promosso un manifesto scout in cui auspicava il matrimonio omosessuale. Quello che è inaccettabile è il metodo utilizzato

Ha detto che «c’è un principio chiaro. Se c’è un bambino, a quel bambino va garantito il diritto alla cura, all’accoglimento e nel momento in cui c’è il diritto di un bambino c’è una responsabilità genitoriale che va esercitata. In qualsiasi contesto questa si collochi».

Poi sulle adozioni da parte di coppie omosessuali, la Bonetti ha annunciato che promuoverà «un dibattito e l’ascolto mettendo dei principi, da matematica, le ipotesi di partenza di questo ‘teorema’ le fissiamo. E sono: la priorità e l’attenzione, la cura e l’educazione di tutti i bambini, sia che siano figli di un uomo o di una donna che vive in una situazione di una relazione di unione civile nell’ambito dell’omosessualità, sia che siano figli di una donna che vive da sola e quindi va sostenuta nell’ambito della sua solitudine e quant’altro. Come ministro non sono pregiudizialmente contro a nulla che possa garantire il bene delle persone».

E qui sta il punto. Il suo ruolo di ministro dovrebbe obbligarla a interrogarsi su che cosa sia il bene delle persone, riconoscerlo e promuoverlo. Non basta prendere atto che, dato che c’è una situazione, questa sia già di per sé un bene.

E il caso delle adozioni dei bambini ai gay ne è la prova, semmai, e non il teorema. L’educazione di un essere umano non è competenza della politica e non è matematica, non si basa su formule da mettere in fila. O meglio, se proprio vogliamo insistere sulla metafora matematica che piace alla ministra docente, lei stessa dovrebbe sapere che un bambino – lo dicono le scienze pedagogiche e psicologiche – ha bisogno di un papà e di una mamma per poter crescere come persona. L’ipotesi, il teorema quindi, deve partire dal fatto che i bambini non hanno bisogno di cure, ma di un papà e una mamma. Dire che hanno bisogno di cure non ha alcun senso logico. Tutti abbiamo bisogno di cure. E poi: di quali cure stiamo parlando?

E che dire dell’educazione? Non spetta a un ministro stabilire i criteri di educazione. Abbiamo visto con Bibbiano a che cosa porti il ritenere con forza che debba essere lo Stato a dover educare i bambini. Si tratta di una inquietante deriva che testimonia ancor di più la deriva Sinistra dei renziani. 

E ancora. Le adozioni gay sono apertamente contrarie alla naturalità delle relazioni e dietro a loro si cela la pratica brutale dell'utero in affitto o il traffico di gameti umani, come le ha rimproverato giustamente il Senatore leghista Pillon.

Curati secondo criteri ministeriali, educati senza tenere conto della natura e programmati negli affetti come una formula matematica: sono queste le pari opportunità che la Bonetti vuole concedere ai bambini? Con queste premesse la bocciatura è assicurata perché quello delle adozioni gay non è un teorema dimostrato logicamente, ma un'ideologia. 

Davvero siamo arrivati fino a questo punto del governo per dover sentire un ministro intestarsi una battaglia su cui non può avere nessuna autorità? E per giunta impartirci dal suo studio una lezione di totalitarismo applicato alla famiglia che ha come unica vittima proprio i più indifesi?