Adesso è l'Ue che valuta i respingimenti
Complici forse le imminenti elezioni in molti paesi chiave dell'Unione Europea, adesso è Bruxelles che prende seriamente in considerazione la politica dei respingimenti in mare, per arginare il flusso di emigranti nel Mediterraneo. Con il linguaggio criptico e ipocrita dettato dal politically correct non vengono chiamati “respingimenti” ma è chiaro che è di quello che si intende con "linea di protezione".
Con il linguaggio criptico e ipocrita dettato dal politically correct non vengono chiamati “respingimenti” ma è chiaro che quanti hanno redatto il documento che sarò presentato dalla presidenza di turno maltese al vertice europeo di La Valletta il 3 febbraio pensavano proprio a quello.
Parrebbe incredibile dopo anni di supina sottomissione ai voleri dei trafficanti di esseri umani ma l'Unione Europea potrebbe sostenere la creazione di una "linea di protezione" nelle acque territoriali libiche per scoraggiare le partenze di migranti verso l'Europa. E' quanto emerge da una proposta confidenziale sottoposta dalla presidenza maltese agli stati membri e che l’agenzia France Presse ha rivelato. La motivazione ufficiale di questa iniziativa è che i pericoli corsi nel Mediterraneo centrale dai migranti, che al 90 per cento partono dalla Libia, sono enormi e gli europei tentano di cautelarsi di fronte a un nuovo, massiccio afflusso primaverile.
Flusso massiccio che in realtà è già iniziato tenuto conto che nelle prime due settimane di gennaio in Italia sono sbarcati il doppio dei migranti illegali dello stesso periodo del 2016. Con oltre mezzo milione di arrivi negli ultimi tre anni, 181 mila solo nel 2016, è necessario che la Ue si muova ad adottare risposte efficaci, anzi, l’unica risposta efficace: i respingimenti sulla costa libica dei migranti soccorsi su barconi e gommoni. Una soluzione che chi scrive propone anche sulla NBQ ormai da quattro anni ma che l’Europa ha sempre respinto come inumana e legalmente impraticabile.
Nel 2015, rispondendo all’Australia che proponeva all’Unione di adottare contro l’immigrazione illegale il suo programma “No way”, Bruxelles sottolineò che i respingimenti non erano tra le opzioni in esame e nello stesso anno, quando prese il via l’operazione Eunavfor Med poi ribattezzata Sophia, Federica Mogherini assicurò che nessun migrante sarebbe stati respinto, incoraggiando così di fatto altre centinaia di migliaia di persone a partire dall’Africa. Come riferisce l’AFP, fonti diplomatiche osservano che l'operazione Sophia “ha permesso di salvare delle vite, ma ha anche potuto rappresentare un "fattore di attrazione" per i migranti, “tutelati" dal salvataggio in mare delle navi europee e dall'impossibilità di essere respinti.
Alla faccia del “fattore di attrazione”! L’accoglienza assicurata a chiunque paghi i trafficanti ha incoraggiato i flussi e arricchito i criminali che li gestiscono con la complicità dell’Europa come denunciò duramente, strigliando Federica Mogherini, l’allora ministro degli interni britannico Theresa May. Dal documento trapela poi un ben scarso ottimismo circa il progetto di estendere l’Operazione Sophia alle acque libiche, reso arduo dall’assenza totale di credibilità del governo di Fayez al-Sarraj su cui soprattutto l’Italia sembra però ancora puntare. In realtà altre all’inconsistenza del governo di Tripoli pesano le ricadute sull’economia della Tripolitania dove almeno metà del PIL è garantito dai traffici di migranti illegali.
“In assenza di questa possibilità, l'obiettivo operativo della Ue nel breve termine potrebbe essere la creazione di una 'linea di protezione' molto più vicina ai porti d'origine, nelle acque territoriali libiche” si legge nel documento. Il termine “linea di protezione” è quindi solo un eufemismo per indicare i respingimenti da attuare secondo la proposta maltese "con le forze libiche come operatori di prima linea ma con un sostegno europeo forte e duraturo". Le navi europee dovrebbero quindi garantire che i migranti intercettati nelle acque libiche dai guardacoste del Paese siano "sbarcati in Libia in condizioni adeguate, nel rispetto del diritto internazionale”. Un modo dolce per dire che la flotta italiana ed europea dovrà assicurarsi che la Guardia costiera libica addestrata dagli italiani riporti sulle spiagge libiche i migranti illegali raccolti in mare. Con l’auspicio che in Libia si attivino le Nazioni Unite per assistere e rimpatriare i clandestini.
Come è facile intuire non mancano certo le incognite poiché contare sull’Onu sarebbe una ingenuità ed è tutta da vedere la disponibilità dei marinai libici a collaborare con gli europei visto che hanno sempre incassato laute mance dai trafficanti per favorire i traffici versi l’Italia. Il documento suggerisce inoltre di "esaminare in maniera completa" le attività delle Ong nel Mediterraneo, accusate anche dall’agenzia Ue per le frontiere (Frontex) di incoraggiare i migranti a compiere la traversata. Il governo maltese ha già chiesto alla Ue di impegnarsi in un dialogo con la Libia per evitare un afflusso "senza precedenti" di migranti in primavera.
Complici forse le imminenti elezioni in molti paesi europei gli stessi governi che finora hanno spalancato le porte “all’invasione” cercano ora di rifarsi una verginità apparendo pronti a combattere l’immigrazione illegale che loro stessi hanno favorito. Ammesso che facciano sul serio e nonostante il segnale che l’Europa si è svegliata conviene non farsi troppe illusioni. Ora che la mozione maltese verrà esaminata ed eventualmente discussa e approvata c’è il rischio che passino mesi prima che trovi, eventualmente, un’applicazione concreta. Del resto Malta ha sempre respinto ogni ipotesi di accogliere immigrati clandestini e i massicci flussi attesi per i prossimi mesi continueranno comunque a raggiungere l’Italia il cui governo è l’unico ad autorizzare navi battenti ogni tipo di bandiera a sbarcare nei nostri porti i clandestini raccolti in mare.