Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

LA SCOMPARSA

Adel Smith, l'islamico che odiava i crocefissi

Venerdì 22 agosto è morto a L'Aquila Adel Smith, uno degli italiani convertiti all'islam più noti al mondo dei media. La sua fama nazionale nacque con la partecipazione il 5 novembre 2001 alla trasmissione televisiva Porta a porta, dove definì tra l’altro il crocifisso cattolico «un cadavere in miniatura».

Libertà religiosa 25_08_2014
Adel Smith

Venerdì 22 agosto è morto a L'Aquila Adel Smith, uno degli italiani convertiti all'islam più noti al mondo dei media. Figlio di un padre di origini scozzesi e di una madre egiziana, aveva fondato a Ofena (L’Aquila) un’associazione islamica, che voleva essere insieme un partito politico, denominata Unione dei Musulmani d’Italia, da non confondere con l’Unione Musulmani in Italia dell'imam torinese Abdulaziz Khounati, peraltro nata dopo l’iniziativa di Smith. Smith era regolarmente attaccato, su Internet e altrove, come esponente di una di quelle associazioni microscopiche che riescono a ingannare giornalisti confusi dai nomi apparentemente «ufficiali» delle loro organizzazioni. 

La sua Unione dei Musulmani d'Italia vantava cinquemila membri, ma quelli effettivi e attivi erano meno di dieci. Quanto ai cinquemila membri vantati da Smith, sono musulmani che avevano aderito a una raccolta di firme per la «copertura» di un affresco in San Petronio a Bologna ispirato alla Divina Commedia e che rappresenta il profeta Maometto all’Inferno. Evidentemente queste firme su una petizione erano cose diverse da adesioni formali all'Unione di Smith. Anche alcuni imam che si erano mostrati inizialmente interessati all’iniziativa di Smith di un «partito islamico» italiano hanno in seguito preso le distanze. Smith mi denunciò per diffamazione, tra l'altro sostenendo che minimizzavo maliziosamente il numero dei suoi seguaci, di fronte al Tribunale di Torino: perse la causa, in modo per lui imbarazzante. A proposito di Smith fui coinvolto persino in una polemica con i nostri servizi segreti, un cui esponente affermò che la mia stima numerica dei suoi seguaci era sbagliata per difetto. Chiesi e ottenni di vedere i documenti dei servizi che riguardavano l'Unione dei Musulmani d'Italia: emerse che mentre io attribuivo a Smith cinque seguaci effettivi, i servizi pensavano che fossero da sette a dieci.

Tuttavia Smith non era un semplice millantatore. Aveva contatti reali nei Paesi a maggioranza islamica, e una indubbia abilità nell'usare i media, anche se non avrebbe mai ottenuto i suoi scopi senza la complicità di certi gestori del teatrino televisivo. La sua fama nazionale nacque con la partecipazione il 5 novembre 2001 alla trasmissione televisiva Porta a porta, dove definì tra l’altro il crocifisso cattolico «un cadavere in miniatura». Di fronte alle proteste di altri partecipanti alla trasmissione il conduttore Bruno Vespa affermò: «Non ho eletto io Smith presidente dell'Unione dei Musulmani d'Italia». Il fatto è che non lo avevano eletto neppure i musulmani italiani. Smith ottenne qualche successo anche con le sue iniziative legali contro l’esposizione del crocifisso in luoghi pubblici italiani, e per la pubblicazione di opere piuttosto virulente dove attaccava in particolare il cattolicesimo e la defunta giornalista Oriana Fallaci. 

Sulla questione del crocefisso trovò sponde in una parte della magistratura, prima della vicenda Lautsi presso la Corte europea dei diritti dell'uomo, che avrebbe spostato la questione sul piano europeo e alla fine, in grado di appello, avrebbe portato a una decisione secondo cui nelle scuole italiane i crocifissi possono rimanere. La signora Lautsi, però, avrebbe condotto la sua battaglia europea - vinta in primo grado, ma persa appunto in appello - non in nome di una minoranza religiosa, ma dell'ateismo.

Nel 2006 Smith lanciò dalla finestra il crocefisso che si trovava nella camera del!'ospedale dell'Aquila dov'era ricoverata sua madre, lo stesso ospedale dove - per un'ironia della sorte - è morto venerdì. Io lo avevo conosciuto in circostanze polemiche e burrascose. Ora che è morto, mi piace ricordarlo con un pensiero di Gilbert Keith Chesterton secondo cui il vero nemico di Gesù Cristo è colui che lo ignora con la sua indifferenza. Chi lo bestemmia e lo odia - odia il Gesù Cristo Figlio di Dio e crocefisso dei cristiani, perché certamente Smith rispettava Gesù come profeta dell'islam -, e magari spezza i crocifissi, spesso ne è segretamente attratto. E di questa paradossale attrazione possiamo sperare che il Signore tenga conto.