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SIRIA

Ad Aleppo, l'Ue perde la faccia

L'Unione Europea denuncia i crimini di guerra russi e governativi nella battaglia di Aleppo e prende iniziative, come quella di aprire corridoi umanitari, che non ha mai chiesto durante la lunga battaglia. Ma dov'era l'Europa quando a commettere i crimini erano gli jihadisti? Perché i freddi numeri raccontano ben altro: i civili fuggivano per non essere uccisi dai ribelli, non dai governativi.

Esteri 18_12_2016
Aleppo riconquistata dai governativi

La vittoria di Assad e Putin ad Aleppo potrebbe avere conseguenze decisive per la guerra civile siriana e se, tra gli sconfitti, è inevitabile annoverare le milizie per lo più jihadiste sostenute dalle monarchie del Golfo e dall’Amministrazione Obama, occorre chiedersi se la disfatta non travolga anche un’Europa che assomiglia sempre di più all’Eurabia tratteggiata da Bat Ye'or.

Su Aleppo, la Ue si è appiattita sulle posizioni saudite e delle altre monarchie del Golfo difendendo i jihadisti e sfidando il ridicolo con accuse di crimini di guerra rivolte a russi e regime siriano ma non ai ribelli delle milizie Qaediste e Salafite che anche secondo le Nazioni Unite hanno sparato ai civili in fuga, si sono fatti scudo della popolazione o impiegano bambini come kamikaze. Come è accaduto ieri a Damasco, dove una bambina di 8 anni è stata inviata dentro una stazione di polizia e poi fatta esplodere dai ribelli con un radiocomando.

Il 15 dicembre il ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, ha convocato gli ambasciatori di Russia e Iran per esprimere “la profonda inquietudine” del Regno Unito sulla situazione di Aleppo. "E’ cruciale proteggere i civili e consentire agli aiuti umanitari di arrivare” ha detto Johnson che però già nei giorni scorsi era stato deriso dei russi che gli hanno ricordato come in Siria non vi siano aiuti umanitari da distribuire provenienti dalla Gran Bretagna. “In questi giorni bui per Aleppo è importante che lì giungano osservatori internazionali dell’Onu per monitorare quanto accade” ha detto François Delattre, ambasciatore francese alle Nazioni Unite mentre Parigi e Berlino hanno sottoposto al Consiglio Europeo la proposta di mettere in campo un’iniziativa umanitaria per Aleppo. Paradossale che vogliano fare, ora che la battaglia è finita, ciò che non hanno mai fatto in 4 anni di feroci scontri. Il portavoce del governo francese, Stephane Le Fooll, ha spiegato che Hollande e Merkel chiederanno al resto dei leader europei di approvare questa iniziativa, che punta in primo luogo a creare “corridoi” perchè possano essere evacuate 120mila persone che vogliono andarsene dai quartieri di Aleppo circondati dalle forze del regime di Assad; e a portare aiuti umanitari in questa zona della città siriana. Secondo Le Fooll, l’operazione deve essere condotta sotto la supervisione degli osservatori delle Nazioni Unite, ma la proposta franco-tedesca è pura “aria fritta”, arriva con patetico ritardo e se anche procedesse speditamente non potrebbe mai dispiegarsi in Siria in tempo utile.

Mentre Parigi e Berlino pianificano di proporre piani umanitari alla Ue i “corridoi” esistono già, i civili sono già stati evacuati dai quartieri orientali di Aleppo dalle forze governative siriane e soprattutto dai russi che hanno anche messo in campo (a differenza della Ue) una mole imponente di aiuti umanitari per gli sfollati, proporzionale al loro impegno bellico. Persino i ribelli vengono portati con i loro famigliari (e i pochi civili che intendono seguirli) in aree controllate dalle milizie a cui appartengono con la supervisione della Croce Rossa Internazionale

Per la Ue la battaglia di Aleppo è una vera disfatta anche sul fronte della credibilità. L’Unione accusa di crimini Assad, ma non i jihadisti da cui i civili scappano. Di fatto è sulle posizioni dei regimi monarchici del Golfo che alimentano il terrorismo jihadista che colpisce in Siria ma anche in Europa. I leader europei sono talmente “appecoronati” ai petrodollari che di questo passo la Ue potrebbe chiedere di essere ammessa nella Lega Araba. Le dure critiche ad Assad non impediscono però, ipocritamente, ai servizi segreti di mezza Europa di “supplicare” gli 007 di Damasco di fornire loro informazioni sui foreign fighters che rientrano dalla guerra, pronti a fare danni a casa nostra.

“Il mondo ha visto le azioni deliberate da parte del regime siriano, della Russia, dell'Iran, ai danni di civili siriani, questo sangue e queste atrocità sono sulle loro mani" ha detto Barack Obama nella conferenza stampa di fine anno alla Casa Bianca. Anche Obama si esprime su Aleppo fuori tempo massimo chiedendo che ad Aleppo vengano schierati "osservatori imparziali" per assicurare l'evacuazione sicura dei civili. Come spesso accade nelle guerre contemporanee la propaganda si sviluppa sul tema delicato delle vittime civili, complice anche l’assenza di osservatori neutrali sul campo di battaglia che rende difficile separare e la realtà dalle bugie di guerra. Nelle fasi finali della battaglia, Amnesty International ha parlato di “crimini di guerra” compiuti da russi e forze di Damasco mentre il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha riferito di “sparizioni forzate e video scioccanti di cadaveri in fiamme nelle strade” mentre stime dell’opposizione parlano di 6.000 persone arrestate, tra loro soprattutto adolescenti. 

Meglio ricordare però che solo un paio di mesi or sono Moon ha buttato nel cestino una mozione di condanna a sauditi e Lega Araba per le stragi di civili e i crimini di guerra compiuti in Yemen di fronte alla minaccia di Riad di sospendere i finanziamenti al Palazzo di Vetro. L’autorevolezza del Segretario generale non è proprio all’apice, specie quando sono in ballo gli interessi sauditi. L’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Zeid Al Hussein, ha riferito che molti civili che erano riusciti a fuggire sono “stati catturati e uccisi sul posto” dalle forze pro-governative in quattro diversi quartieri di Aleppo, tra cui 11 donne e 13 bambini. I soldati entrano nelle abitazioni e uccidono chiunque si trovi all’interno, anche donne e bambini”. Al-Hussein però è un principe giordano che non è mai apparso imparziale nella guerra siriana e del resto in Giordania consiglieri militari Usa e alleati addestrano da anni i ribelli anti-Assad. 

Eppure i dati oggettivi emersi dalla battaglia sembrano dimostrare che il temuto bagno di sangue tra la popolazione non c’è stato. La missione dell’Onu in Siria riconosce che oltre 100 mila persone sono fuggite dai quartieri in mano ai ribelli per rifugiarsi nelle aree controllate dai curdi o dalle forze di Damasco. Sempre l’Onu ha riferito che tra il 17 novembre (quando prese il via l’offensiva finale) e il 10 dicembre, 413 civili erano morti ad Aleppo Est più altri 139 uccisi dal fuoco dei ribelli nei quartieri controllati dal governo. Anche aggiungendo un centinaio di ulteriori vittime relative ai massacri attribuiti alle truppe siriane, arriviamo a meno di 650 civili uccisi in un mese di battaglia che per intensità molti osservatori hanno paragonato (impropriamente) a quella di Stalingrado.

Numeri dolorosi ma non così elevati, considerate le dimensioni del conflitto che ha già mietuto almeno 250 mila morti e che includono anche quei civili uccisi dai mortai, dai razzi dei ribelli nei quartieri in mano al governo, tra i quali anche molti cristiani, di cui la Ue e Obama sembrano non interessarsi. 

Del resto è difficile non notare che negli ultimi giorni l’Europa ha fatto di tutto per aiutare i miliziani jihadisti a resistere alle truppe siriane ad Aleppo ma non ha mostrato altrettanto interesse per le decine di copti egiziani uccisi o feriti ai  una chiesa de Cairo da un attentato rivendicato dall’Isis.