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Summit vaticano

Abusi, 21 passi per fermarli. Ma il problema resta lontano

Nel primo giorno del Summit sulla protezione dei minori nella Chiesa il Papa condivide con l'assise convocata in Vaticano 21 punti per affrontare il problema degli abusi.

Gender Watch 23_02_2019

Si è concluso in Vaticano il primo giorno del Summit sulla protezione dei minori nella Chiesa. L'evento, dopo il momento di preghiera e le brevi testimonianze di alcune vittime, è stato aperto dal discorso introduttivo di Francesco. In esso, il papa ha accennato alle linee-guida formulate dalle diverse Commissioni e Conferenze Episcopali e fornite ai partecipanti come strumento d'indirizzo nel corso dei lavori. Si tratta di una sorta di elenco formato da 21 punti, da lui condivisi, in cui vengono avanzate delle proposte come quella di "dotarsi di strutture di ascolto, composte da persone preparate ed esperte, dove si esercita un primo discernimento dei casi delle presunte vittime" o quella di "stabilire protocolli specifici per la gestione delle accuse contro i Vescovi".

Tra i suggerimenti indicati ai partecipanti, anche quello di "elevare l'età minima per il matrimonio a sedici anni". Una modifica che richiederebbe un intervento sul Codice di diritto canonico nel quale l'età minima per sposarsi è fissata attualmente a sedici anni per l'uomo e a quattordici per la donna. Nei ventuno punti emerge anche la necessità di una selezione più scrupolosa nei seminari: vi si propone, infatti, di "introdurre regole riguardanti (...) i candidati al sacerdozio o alla vita religiosa. Per costoro introdurre programmi di formazione iniziale e permanente per consolidare la loro maturità umana, spirituale e psicosessuale, come pure le loro relazione interpersonali e i loro comportamenti"; effettuare per loro "una valutazione psicologica da parte di esperti qualificati e accreditati" e "formulare codici di condotta obbligatori per tutti (...) per delineare i limiti appropriati nelle relazioni personali".

Dunque, sembra che le Conferenze Episcopali abbiano voluto portare sul tavolo dell'incontro la questione di una più adeguata selezione-verifica sugli aspiranti al sacerdozio, incassando l'approvazione del Pontefice. Bisognerà vedere se, esaminando il tema della vigilanza sul discernimento relativo alla "maturità umana, spirituale e psicosessuale", i partecipanti si soffermeranno soltanto sul rispetto del voto di castità in generale o affronteranno anche l'altro grande argomento che aleggia sul Summit, quello dell'omosessualità nel clero.

Proprio ieri, in concomitanza con l'apertura dei lavori in Vaticano, Frédéric Martel ha presentato nella sede della Stampa estera a Roma il suo discusso volume "Sodoma". Un'operazione editoriale pubblicizzata con grande enfasi in questi giorni sui media nazionali ed internazionali, con anticipazioni che non hanno risparmiato allusioni denigratorie nei confronti di figure autorevoli della Chiesa cattolica. Nel corso dell'incontro con i giornalisti in via dell'Umiltà, Martel è intervenuto "a gamba tesa" anche sul Summit in corso a pochi km di distanza, sostenendo che esiste una connessione tra l'omosessualità nel clero e lo scandalo abusi.

Secondo lo scrittore, infatti, la copertura di cui i preti predatori hanno beneficato dai loro rispettivi Vescovi si dovrebbe proprio alla comune tendenza sessuale: "Questo è un fattore - ha affermato - non il solo, ma uno dei fattori chiave per cui il vescovo protegge il sacerdote". "Per questo - ha proseguito - alla fine c'è un legame". E nel dirlo, ha voluto specificare: "Mi dispiace molto, sono molto triste nel sottolineare questo fatto, perché anche io sono omosessuale, e mi dispiace dire che c'è un collegamento che esiste e la Chiesa è molto brava nel dire che non c'è alcuna connessione".

Ma a riportare d'attualità la discussione sul nesso tra abusi sessuali ed omosessualità nel clero ha contribuito anche una dichiarazione arrivata da Oltreoceano: il Cardinale Jorge Liberato Urosa Savino, Arcivescovo emerito di Caracas, infatti, esprimendo le sue attese e speranze per lo svolgimento dei lavori del Summit, ha voluto ricordare come sia "importante tenere presente che la maggior parte degli abusi sui minori sono rapporti omosessuali con adolescenti". "Ciò - ha osservato il porporato sudamericano - richiede attenzione, soluzione e correzione”.

Questi due interventi, seppur da prospettive differenti ed opposte, hanno rimesso al centro del dibattito pubblico un tema che nel cammino preparatorio in vista del Summit era emerso soltanto per essere mitigato. Lo aveva fatto il Cardinal Blase Cupich, uno dei membri del comitato organizzativo, che nella conferenza stampa di presentazione, pur riconoscendo "il fatto che nella maggioranza dei casi le vittime degli abusi siano maschi", aveva sostenuto - appellandosi a rilevazioni delle organizzazioni internazionali - che "l’omosessualità di per sé non è una causa", mentre "gli abusi sono spesso una questione di opportunità, di occasione, hanno a che fare con un basso livello di istruzione". Proprio l'Arcivescovo di Chicago sarà protagonista nella giornata di oggi con una relazione dal titolo "Sinodalità: responsabilità condivisa". E' lui l'unico esponente della Chiesa maggiormente coinvolta dallo scandalo più recente, quella statunitense, che avrà l'opportunità di tenere un intervento nella quattro giorni in Vaticano.

Mentre si fa notare la partecipazione in sordina di un porporato suo connazionale, quel Cardinal Sean Patrick O'Malley volto simbolo della lotta alla pedofilia nella Chiesa. L'Arcivescovo di Boston, infatti, è presente al Summit soltanto in quanto membro del Consiglio di Cardinali, al pari dei Cardinali Maradiaga, Bertello, Mellino e di monsignor Semeraro, ma non in qualità di presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, ruolo in cui papa Francesco lo ha confermato lo scorso febbraio. Ad oggi, però, le cose sarebbero cambiate: secondo un'indiscrezione pubblicata dal "Wall Street Journal" la scorsa settimana, infatti, le interazioni tra i due sarebbero diventate "tese e formali".

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