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IL LIBRO

A tavola nascono le relazioni tra gli uomini

Nel libro Le infinite valenze del cibo l'itinerario nella storia, nella geografia, nelle civiltà, nell’antropologia, avendo come punto di riferimento il cibo e la nutrizione. Perché il cibo è veicolo di relazione. Infatti Gesù si è manifestato a un matrimonio, a tavola e ha prefigurato la sua passione nel Cenacolo. 

Cultura 14_04_2017

Nanda Salsi è uno di quei personaggi che la Bassa Emiliana sforna (è il caso di dirlo) con una certa frequenza e che vale la pena di incontrare. Nata nel cuore di quello che fu “il triangolo della morte”, nella vecchia Emilia comunista e anti-clericale, la professoressa Salsi invece è una cattolica come Dio comanda, che ha speso decenni della sua vita a dare testimonianza della sua fede nel mondo della scuola, come insegnante e come operatrice culturale.

Giusto quarant’anni fa ha fondato nella sua città, Correggio, un centro culturale intitolato al beato Piergiorgio Frassati, il giovane torinese che fu tanto caro a Giovanni Paolo II, una figura modello di impegno cristiano, difensore della verità e apostolo della carità. Nanda oggi è in pensione, ma oltre a continuare a dare il meglio di sé nella propria famiglia allargata (tranquilli: allargata da un punto di vista generazionale a nuore, generi e nipoti!) ha il tempo di scrivere. Ed ecco quindi il suo ultimo libro: Le infinite valenze del cibo (Editrice Il Cerchio). Non si tratta dell’ennesimo libro di cucina, ma di un viaggio nella storia, nella geografia, nelle civiltà, nell’antropologia, avendo come punto di riferimento il cibo e la nutrizione. 

Non che di cibo non se ne parli abbastanza: fra ricettari, trasmissioni televisivi e forum in internet , dibattiti sulle diete e interventi di pasdaran vegani che accusano di “assassinio” chi mangia una bistecca o un pesce alla griglia o turba l’equilibrio della natura gustandosi una frittata, i “gastronauti” hanno a disposizione materiale in abbondanza. Potremmo dire con una battuta che c’è un problema di bulimia di argomenti culinari e dietetici, ma come accade anche in altri aspetti della civiltà contemporanea, il problema è che se ne è perso il significato.

Il cibo inoltre non è riducibile a uno degli aspetti di cui si tratta oggi molto in campo ecclesiale nell’ambito della sostenibilità, della riduzione degli sprechi, dell’eco-compatibilità, dell’equità e via moraleggiando. Nanda Salsi ci mostra che il cibo, fin dai primi istanti dell’esistenza, è veicolo di relazione. Quasi tutti noi conosciamo – per averla potuta contemplare almeno una volta, affascinati – la beatitudine di un neonato che non stacca gli occhi dal volto della mamma mentre lo sta allattando, civiltà. Nell’arte occidentale le numerose rappresentazioni delle “Madonne del latte” – nelle nostre terre ce ne sono di bellissime – dicono sia l’assoluta concretezza dell’Incarnazione (Colui che succhia dal seno della propria Madre è davvero Dio diventato un bambino come ognuno di noi), sia il rapporto profondo tra cibo e amore.

Oggi facciamo persino fatica a sederci a tavola, nell’ambito di una relazione conviviale. Non mangiamo: trangugiamo. 

L’alterazione del corretto rapporto col cibo che è in stretta corrispondenza con l’alterazione delle relazioni affettive -la relazione profonda che esiste fra cibo e amore - si manifesta nei disturbi alimentari, oggi così tragicamente diffusi, che insorgono su uno squilibrio nelle relazioni affettive che trovano nel rapporto con il nutrimento la propria espressione quasi istintiva. Per dirlo in poche e semplici parole: un rapporto sano ed equilibrato con il cibo dice una relazione sana. Il contrario è invece un allarme che segnala un guasto nella relazione, soprattutto in quelle costitutive. Il corpo è “sacramento di tutta la persona”, per usare un’espressione cara a San Giovanni Paolo II, un santo di cui l’Autrice ci rivela le preferenze gastronomiche, dai ravioli di Cracovia a un certo tipo di pane emiliano. L’io è uno, di anima e di corpo. 

Il libro della professoressa, sposa, madre, nonna e cuoca reggiana rappresenta dunque un gustoso itinerario  nel mondo della nutrizione a partire dalle civiltà antiche alla postmodernità con i suoi surreali cibi sintetici, un’analisi del rapporto tra cibo e religione, in particolare nell’ambito della civiltà cristiana, che non a casa comincia con un pranzo di nozze a Cana di Galilea e ha il suo culmine nello spezzare del pane in un cenacolo di Gerusalemme, quando Qualcuno affermò: “La mia carne è vero cibo, e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui”. Una concretezza della Fede di cui sempre più spesso ci si dimentica. Grazie e Nanda Salsi per averci fatto riassaporare il gusto di questa meravigliosa realtà.