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A TAVOLA

A TAVOLA CON VITTORIO MESSORI

La sconfitta della Moratti a Milano, il calcioscommesse, il divorzio a Malta: esito dell'inarrestabile processo di secolarizzazione.

A TAVOLA 04_06_2011
Calcioscommesse

di VITTORIO MESSORI E ANDREA TORNIELLI

Caro Vittorio, eccoci nuovamente attorno a un tavolo per commentare le notizie della settimana. Anche se ne abbiamo parlato ormai già più volte, non possiamo fare a meno di dire qualcosa sul risultato dei ballottaggi e sull’eclatante risultato di Milano, che ha visto vincere Giuliano Pisapia. Che ne pensi?

Beh, ormai è fatta. I milanesi troppo giovani, quelli che non hanno vissuto gli anni dei rosso-verdi al governo, si renderanno conto tra cinque anni. Sono prontissimo a scommetterci, purtroppo ho esperienza, so dove finiranno le loro speranze. Altro che “nuovo”, sono semmai gli anni Settanta che ritornano senza (speriamo almeno questo) il terrorismo armato ma con gli stessi slogan che, purtroppo, si cercherà di rendere concreti. Saranno anni non solo persi in demagogie ideologiche ma anche in iniziative rovinose perché, come sai, la patologia della sinistra estrema è il rifiuto della realtà, è la preminenza dello schema sulla concretezza di chi si misura col mondo così com’è. Comunque, sai, per cose come questa può dispiacermi un po' ma non ne faccio certo un dramma. Ci mancherebbe! Ho sempre pensato che il dovere del cristiano sia preoccuparsi di ciò di cui  dovrà rispondere lui, il giorno in cui apparirà davanti al Giudice. Beh, sono sicuro che a quel Tribunale dove si decide l’eternità di ciascuno mi sarà chiesto conto di molte, troppe cose ma certamente non dell’esito di qualche elezione amministrativa! Dunque, ho detto la mia, in coscienza, sull’argomento e poi vada come vada, ho già da occuparmi dei miei peccati, altri si occupino dei loro. Non ho mai avuto la sindrome di chi si crede chiamato a salvare il mondo con il suo impegno socio-politico! E non è colpa mia se, prima di accorgersi di avere sbagliato in cabine elettorale, la gente ha bisogno di sbattere il naso sulle illusioni diventate delusioni, se non incubi.

Vittorio, sembri sicuro che l’amministrazione Pisapia sarà deludente. Il realismo non suggerirebbe di aspettare? In ogni caso, il sindaco uscente (anzi, ormai, uscito) Letizia Moratti sembra proprio che abbia sbagliato la campagna elettorale. Insomma, che un po’ il centrodestra se la sia cercata…


Ne sei convinto? A me pare che ci sia stata la solita cecità – o la solita  paura di sfidare il politicamente corretto - dei commentatori che per spiegare la disfatta della signora sono andati alla ricerca di chissà quali cause. Mentre tutto, credo, è molto più semplice e la chiave sta in quanto, mi dicono i bene informati,  ha borbottato a mezza voce la Moratti dopo avere visto il distacco così vistoso dallo sfidante: «Sapevo di essere antipatica a molte milanesi, ma non pensavo sino a questo punto…».
Ne abbiamo già parlato, se ricordi: uno dei capisaldi furiosamente difesi dal pensiero oggi egemone – che è, appunto, la political correctness – è quello della “lotta tra i sessi”. Le donne, cioè, sarebbero impedite da noi, gelosi e brutali maschietti, di occupare il posto che non solo meritano ma che ardentemente desiderano nella politica, nella economia, in genere nel potere del mondo. Da qui, le follie disastrose e antidemocratiche come le “quote rosa” nelle aziende private e nei partiti, da qui gli Zapatero e, ora, i Pisapia, che si impegnano (con aria di edificanti liberatori) ad introdurre il 50 per cento di femmine nei loro governi. Brave o no, che importa? Trionfi il principio ideologico e, dunque, un ministro o un assessore su due sia titolare di utero: questo è, come giustizia vuole, il  lasciapassare per il potere. In realtà (ne abbiamo già accennato),  ogni analista dei risultati elettorali sa che in tutto l’Occidente le donne spesso e volentieri  non votano per le donne. Sa che le elettrici superano ovunque gli elettori e che, dunque, le femmine potrebbero rovesciare in un battibaleno lo schema vittimista: essere loro a mettere sotto noialtri. Il fatto è che, almeno nella cabina elettorale, “loro”preferiscono noi maschietti alle altre femminucce. Preferiscono “dominare” il mondo in altra maniera piuttosto che col dominio politico ed economico…Il loro concetto di “potere“ e di “carriera“ è diverso dal nostro. Del resto, a parte le suffragette inglesi (poche eccentriche guardate con sarcasmo dalle masse femminili) non c’è stata mai alcuna protesta per l’esclusione dal voto, in tutta Europa, sino al secondo dopoguerra. E l’iniziativa di aprire la politica alle donne fu presa da politici uomini: tranne che da quelli comunisti che temevano il voto femminile perché pensavano sarebbe stato conservatore… In effetti, le sinistre fanno finta di niente, rimuovendo ciò che le imbarazza,  ma furono i democristiani a imporsi e a concedere il suffragio alle donne, il PCI di Togliatti si opponeva, anche se ipocritamente non osava dirlo troppo apertamente… Il Palmiro, dal suo punto di vista aveva ragione: la vittoria cattolica del 18 aprile 1948 fu dovuta in gran parte al plebiscito delle donne di allora “per i preti”.

Stai dicendo che anche la Moratti è stata vittima dell’antica me, pare, sempre valida diffidenza femminile?


Non dico io, lo dice l’analisi anche sommaria  dei risultati. Sul piano politico non si spiega altrimenti un simile distacco, mai visto a Milano, tra centro destra e sinistra (e una sinistra niente affatto centrista ma estremista). Guarda che la città ha avuto sindaci socialisti ma mai, dico mai, comunisti, per giunta come questo che, malgrado gli sia caduto in testa il muro di Berlino, faceva il parlamentare di Rifondazione comunista e ancora adesso si commuove vedendo i suoi che sventolano le bandiere rosse e cantano l’Internazionale. C’è stato un cedimento inspiegabile dai politologi se non riconoscono che alla candidata di PDL e Lega è venuta a mancare una parte consistente di elettorato femminile. Del resto, se è vero quel che mi hanno detto, anche l’interessata lo ha confermato. Lo dicevo prima. Comunque, non occorrevano i sondaggi, bastava osservare le donne che, in questi cinque anni, scuotevano il capo: «Troppo ricca, troppo elegante, troppo distante, troppo algida, troppo sicura, troppi gioielli,  troppo presuntuosa. Insomma, troppo antipatica... E chi la vota, una così?» Sai, a noi, ingenui maschietti, sembrava una occasione storica per le donne: il primo “loro” sindaco della capitale economica dell’Italia! Ma le donne sono fatte alla loro maniera: a loro, evidentemente, non importava nulla del presunto “traguardo di liberazione”. Dunque, dicevano a mezza voce o solo tra sé e sé: rimandiamola a casa, quella là! Sai, vedevo in tv e su internet la gioia delirante soprattutto femminile in piazza del Duomo ma mano che i risultati annunciavano che la prima donna sindaco di Milano doveva andarsene e al suo posto andava un uomo, come sempre. Pensa all’ennesima contraddizione: il maschio che avevano eletto col loro voto annunciava subito che voleva un sindaco e metà della giunta al femminile. Non solo politicamente corretto, ma ingenuo, il Pisapia: non si accorgeva che  le sue elettrici esultavano perché erano riuscita a cacciare un sindaco in gonnella e non esiteranno a liberarsi anche della sua vice-sindaco, se del caso... Altro che mitica “solidarietà femminile”o “sorellanza”di sessantottina memoria…

Chiudiamo questa lunga pagina politica e veniamo allo scandalo di calciopoli. Ancora una volta il mondo del calcio è scosso da un’inchiesta che sembra rivelare truffe, partite combinate, raggiri e un vorticoso giro di scommesse milionarie. So che non sei un tifoso e che lo sport in genera non ti appassiona. Ma tu, che cosa ne dici?

Innanzitutto, Andrea, non posso fare a meno di notare che siamo di fronte all’ennesimo caso del genere nel mondo sportivo che (stando ai retori) dovrebbe essere quello della pulizia morale e dei valori più nobili. Periodicamente  scoppiano vicende simili: truffe, raggiri, scommesse… Vedi, mi sono subito venuti in mente due nomi: quello di Wiston Churchill, il grande statista inglese, e quello del filosofo Jean-Jacques Rousseau. Veniamo al primo. Beh, Churchill fu la smentita vivente delle attuali ossessioni salutiste. Fu sempre obeso, mangiava a quattro palmenti e la sera, al club, si scolava d’abitudine mezza bottiglia di whisky. Aveva sempre il sigaro in bocca, fumava moltissimo, tanto che una nota marca di sigari deve a lui il suo nome. E se ne stava sempre in poltrona, detestava anche le brevi passeggiate. Lavorava di notte, al mattino poltriva a letto. Quando compì novant’anni, in eccellente salute e perfettamente lucido, i giornalisti gli chiesero quale fosse il suo segreto. Lui, sornione, aspirando una boccata di fumo, rispose. «First, no sport…». Per prima cosa, non fare sport. È un paradosso, ovviamente. Churchill sosteneva che lo sport facesse male sia al corpo che allo spirito, e che fosse un’invenzione degli ortopedici per fare affari. Lasciamo perdere queste affermazioni da eccentrico inglese: non vorrei tirarmi addosso anche gli strali dei salutisti e degli sportivi! Vorrei però attirare la tua attenzione sul fatto che lo statista inglese diceva anche di non riuscire a comprendere le persone che s’infervoravano così tanto per lo sport, che tifavano con così tanta passione. Ebbene, Andrea, mi è venuto in mente proprio lui quando ho letto di questa nuova calciopoli, del giro di denaro sporco. Questi scandali capitano sempre  perché c’è un grande giro di soldi nel calcio. E questo è dovuto al fatto che tantissima gente prende sul serio questo gioco , che in ultima analisi si compone di ventidue giovani miliardari in mutande i quali si contendono un unico pallone. Penso con un sorriso amaro alle tante dispute televisive sulla moviola, alle discussioni, ai dibattiti, alle passioni roventi, ora che si scopre, ancora una volta, che tante  partite non sono state vinte per bravura o per il gioco del caso , ma con la truffa e l’imbroglio. Penso con un pizzico di compassione ai tifosi che non dormono di notte per seguire in pullman la loro squadra, che fanno sacrifici enormi, e che sono stati così truffati…E se ne approfittassero per riversare altrove la loro capacità di amare,  invece che su una maglia colorata e spesso macchiata di inganni vergognosi ?  

E Rousseau, invece, che cosa c’entra col calcio e con le scommesse?


Ah, c’entra, amico mio. C’entra eccome! È il vero cattivo maestro della modernità, perché, come sai, ha negato il peccato originale. Ha sempre insegnato che l’uomo è buono per natura e nasce buono, ma viene rovinato dall’educazione e se delinque, lo fa solo a motivo del bisogno materiale. Basterebbe eliminare la miseria, e non ci sarebbe più la delinquenza. Vedi, l’ennesimo scandalo di calciopoli è l’ulteriore conferma di quanto siano risibili le tesi alla  Rousseau. Perché non c’è forse altro mestiere al di fuori del calcio dove anche  un giovanissimo  possa diventare così ricco. E chi ha organizzato questa truffe nelle scommesse, è il contrario della persona bisognosa: sono ricchi o straricchi che hanno messo in piedi questo sistema per diventare ancora più ricchi.

Un’altra notizia della settimana è stato il risultato del referendum che ha introdotto anche a Malta il divorzio. Te lo aspettavi?


Diciamo che non mi sono affatto stupito. Malta, insieme alla Città del Vaticano, era rimasto l’ultimo Stato in Occidente a non avere il divorzio legalizzato. La Chiesa, ma anche lo stesso governo maltese, si sono impegnati con forza per tentare di impedirne l’introduzione. Devo dire che io non l’avrei fatto, considerando quell’impegno una partita persa. È l’esito dell’inarrestabile processo di secolarizzazione. Non possiamo non riconoscere che anche da parte del governo maltese c’era qualche ipocrisia, perché il divorzio non era possibile a Malta, ma se i coniugi prendevano l’aereo e andavano a divorziare all’estero, poi il loro divorzio era riconosciuto nell’isola. Penso che ora, al divorzio, seguirà l’aborto e quindi l’eutanasia, che anche da noi, come sai, si sta tentando di introdurre. Il problema però, come ci siamo detti più volte, anche nel nostro libro Perché Credo, non sono le conseguenze, e considero conseguenze l’introduzione del divorzio, dell’aborto e dell’eutanasia. Il problema, come si diceva nel Sessantotto, è “a monte” e sta nel fatto che non ci crediamo più, che non abbiamo più fede, che il cristianesimo non è più vissuto. Perché, se ci credessimo, saremmo convinti che per un cristiano divorzio, aborto ed eutanasia non sono ammissibili. Il problema, caro Andrea, è quello di attirare nuovamente l’attenzione sui Vangeli, annunciare Gesù, far conoscere la parola di Dio: insomma, il problema, ancora una volta, è la nuova evangelizzazione. Il problema è la fede, non il codice civile.