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INTERVISTA

“A scuola di Dottrina sociale, per veri politici cattolici”

Inizia il 19 marzo la Scuola Nazionale di Dottrina sociale della Chiesa dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân, con dieci video-lezioni e dialogo con il docente. Testo base dell’arcivescovo Crepaldi. Un corso controcorrente ma essenziale oggi, che si rivolge a tutti i cattolici, aspiranti politici e non. Perché, come spiega Stefano Fontana in questa intervista alla Bussola, serve formare a “un sapere e a un agire cattolico nella società e nella politica, senza truffe”.

Cultura 10_03_2021

Il 19 marzo prende avvio la Scuola Nazionale di Dottrina sociale della Chiesa dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân (vedi qui il programma). Si tratta del modulo di base: dieci video-lezioni, di venerdì, alle ore 20,30, con dialogo tra i partecipanti e il docente, la possibilità di assistere alle lezioni anche in differita e di utilizzare il testo base dell’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi “Lezioni di Dottrina sociale della Chiesa” (Cantagalli). Per saperne di più, la Nuova Bussola ha intervistato Stefano Fontana, direttore dell’Osservatorio Van Thuân e firma nota ai nostri lettori.

Direttore Fontana, l’Osservatorio Van Thuân insiste con la formazione alla Dottrina sociale della Chiesa. Come mai questo pallino?
Le istituzioni ufficiali della Chiesa non fanno più formazione dei laici alla Dottrina sociale della Chiesa. Quindi la dobbiamo fare noi, non solo per uno spirito di supplenza ma soprattutto per l’importanza di questa formazione.

Questo suo giudizio non è troppo ingeneroso?
Il nostro Osservatorio sta concludendo una indagine sull’attività delle diocesi italiane in questo campo. Le garantisco che quasi in nessuna di esse si forma alla Dottrina sociale e con la Dottrina sociale.

Formazione alla e formazione con la… che differenza c’è?
La Dottrina sociale della Chiesa bisogna prima di tutto conoscerla. Quindi serve una formazione alla Dottrina sociale. Poi bisogna applicarla, quindi serve una formazione con la Dottrina sociale della Chiesa. Oggi i cattolici hanno la pretesa di affrontare i temi emergenti senza conoscere i principi della Dottrina sociale della Chiesa. Mi sembra una pretesa assurda… e pericolosa.

Può fare qualche esempio?
Il Covid, le immigrazioni, l’ambiente, la difficoltà economica, le patrie e il globalismo, ecc. Oggi i cattolici pretendono di affrontare questi temi senza conoscere i fondamenti della Dottrina sociale della Chiesa. E infatti li affrontano male. Poi ogni tanto qualche vescovo dice che è venuto il momento dei cattolici in politica… per carità, senza Dottrina sociale della Chiesa è meglio di no.

Cosa vuol dire conoscere la Dottrina sociale? Leggere le encicliche sociali dei papi? E chi ne avrebbe il tempo?
Non sarebbe male riprendersi in mano qualche enciclica. Per esempio la Rerum novarum è molto attuale. Nelle nostre Scuole noi facciamo anche questo. Tuttavia, bisogna tenere presente che la Dottrina sociale della Chiesa è un corpus dottrinale, come scrisse Giovanni Paolo II, una disciplina che rientra nella teologia morale, è un sapere organico e coerentemente articolato. Il Compendio voluto da Giovanni Paolo II nel 2004 espone in modo sistematico questo corpus. Conoscere la Dottrina sociale vuol dire conoscere questo corpus di principi, criteri e direttive.

Oggi, rispetto alla dottrina, sembra prevalere la pastorale: tutti vogliono fare senza pensare?
Le nostre Scuole nascono proprio in contrasto con questa tendenza. Tutti agiscono in base a come pensano, solo marxisti e pragmatisti dicono il contrario.

Però la Dottrina sociale è per la pratica: lo insegnano le encicliche sociali…
Sì, però non nasce dalla pratica. Nasce dalla Rivelazione, dalla retta ragione, dalla sana dottrina teologica, dalla plurisecolare riflessione dei dottori e dei maestri cattolici, dalla Sapienza della Chiesa.

La teologia oggi prevalente appoggia la Dottrina sociale o la impedisce?
Istituendo le nostre Scuole siamo ben consapevoli di andare contro-corrente rispetto alle tendenze della teologia attualmente prevalente. Questo è uno dei principali motivi che ci spinge ad operare nel campo formativo.

Perché i teologi oggi in voga contestano la Dottrina sociale della Chiesa?
Essi insegnano che bisogna “superare” la Dottrina sociale della Chiesa, che secondo loro comporta una strumentalizzazione ideologica della fede. La Chiesa non è davanti al mondo, sarebbe essa stessa mondo e quindi - secondo certe tendenze - non ha una primogenitura nella verità, ma è essa stessa alla ricerca in un dialogo aperto con tutti. Su queste basi non c’è bisogno di Dottrina sociale, che sarebbe solo un residuo nostalgico della vecchia cristianità.

Questa sarà anche la teologia prevalente, ma non è l’unica.
Certamente la sfida in atto dentro la Chiesa oggi passa anche per la Dottrina sociale. Quello che fino all’altro ieri si poteva, anzi si doveva, dire, oggi è vietato. Se in una parrocchia proponiamo di fare una Scuola in cui si parli di principi non negoziabili, di diritto naturale, di intrinsece mala, di matrimonio, di autorità che viene da Dio o di regalità sociale di Cristo, si sperimenta spesso il rifiuto del parroco. Per fortuna non tutti la pensano così anche tra i teologi e i filosofi cattolici, ma la contrapposizione è piuttosto netta.

La Scuola che partirà il 19 marzo - solennità di San Giuseppe - sarà un modulo di base. Cosa vuol dire?
Si tratta di dieci lezioni settimanali, di venerdì, alle ore 20,30, che affrontano i problemi di fondamento della Dottrina sociale della Chiesa e ne presentano alcune caratteristiche principali, in modo da poterla adoperare nel giudizio nella vita pratica. Ad esso seguiranno corsi più specifici.

A chi vi rivolgete?
A tutti, sacerdoti, religiosi e laici. La Dottrina sociale è “della Chiesa” e non di alcuni. Il linguaggio sarà semplice, il contenuto di buona dottrina, gli approfondimenti cospicui. Sarà una Scuola costruttiva di un sapere e di un agire cattolico nella società e nella politica, senza truffe.