A Gesù per Maria: la ricca simbologia del Duomo di Milano
La terza domenica di ottobre è una data importante nel calendario liturgico ambrosiano. E’ la festa della Dedicazione della Cattedrale, Chiesa Madre di tutti i fedeli di questo rito. Il Duomo di Milano è dedicato alla Nascita della Vergine e forte, dentro e fuori, è la connotazione mariana della simbologia, architettonica e decorativa, attraverso la quale si è sempre voluto esprimere il messaggio della salvezza cristiana.
Cristo è la pietra viva. Quali pietre vive siete costruiti anche voi come un edificio spirituale. 1Pt 2,4-5
La terza domenica del mese di ottobre è una data importante nel calendario liturgico ambrosiano. E’ la festa della Dedicazione della Cattedrale, Chiesa Madre di tutti i fedeli di questo rito, a partire dalla quale si numerano le domeniche seguenti, fino ad arrivare alla memoria di Cristo Re che chiude l’anno liturgico scaturito dalla fede di Ambrogio.
La scelta della data non è casuale e ci riporta indietro nel tempo…Nel 453, la terza domenica di ottobre, il Vescovo Eusebio riconsacrò la basilica paleocristiana di Santa Tecla - che sorgeva su una porzione di superficie occupata dall’attuale Duomo - dopo la nefasta distruzione perpetrata da Attila e dai suoi compagni Unni. Un millennio dopo circa, nello stesso giorno del 1418, Martino V consacrò l’altare maggiore della nuova cattedrale di Santa Maria Nascente e il 20 ottobre 1577 San Carlo Borromeo istituì la solenne festività della dedicazione del tempio milanese. Più recentemente, nel 1986, in occasione di questa ricorrenza il vescovo Carlo Maria Martini benedisse il moderno altare, in seguito ai lavori di rinnovamento del presbiterio, adeguato alle nuove norme conciliari.
Il Duomo di Milano è dedicato alla Nascita della Vergine e forte, dentro e fuori, è la connotazione mariana della simbologia, architettonica e decorativa, attraverso la quale si è sempre voluto esprimere il messaggio della salvezza cristiana. Ad Jesum per Mariam, sembrano suggerire le icone della Madonna disseminate un po’ ovunque, scolpite nel bianco marmo di Candoglia: raggiungiamo Gesù, dunque, grazie a Maria e al suo primo “sì”.
Entrando in chiesa lo sguardo del fedele è subito attratto dallo splendore proveniente dal finestrone absidale, detto “della raza” per il marmoreo sole raggiato che vi campeggia al centro. E’ il Sol Justitiae, simbolo di Cristo, che ogni giorno irradia la sua luce redentrice sull’umanità intera, la cui quotidianità è rappresentata dai cinquantadue piloni - tanti quante le settimane dell’anno - che scandiscono il percorso lungo la navata.
E’ il Verbo che si fa carne. Accanto ai sinuosi raggi di pietra, nel vetro sono incastonate due figure più piccole in cui riconosciamo la Vergine Annunciata e l’angelo Gabriele. Ammirando l’abside dall’esterno, esse sono, rispettivamente a sinistra e a destra del simbolo cristologico. Maria, in piedi davanti a un leggio, e l’arcangelo inginocchiato al Suo cospetto, sono accompagnati da Ambrogio e Galdino, santi patroni della città. Tutti sono rivolti verso l’interno, in adorazione dell’altare dove Cristo si rende presente; fa eccezione Maria, la sola che mantiene lo sguardo fisso davanti a sé, in direzione dell’annunciante. E’, infatti, appena divenuta, Lei stessa, tabernacolo vivente e porta ora nel Suo grembo il Verbo di Dio.
Al culmine dell’ogiva, il Padre Eterno in atto benedicente, reca in mano il globo terrestre a ricordare ai fedeli, non solo ambrosiani, che la redenzione è un dono offerto a tutti.