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VISIONI

127 Hours

Un film d'azione dove l'eroe non si può muovere: una pellicola paradossale che sviluppandosi tra sogni e allucinazioni riesce anche a commuovere.

Visioni 26_02_2011
127 hours

sentieri


  • 127 Hours (Regia: Danny Boyle; Interpreti: James Franco, Clémence Poésy, Kate Mara, Lizzy Caplan; Genere: Drammatico; Durata:94')

Tratto dal libro autobiografico di Aron Ralston Between a Rock and a Hard Place, e scritto da Danny Boyle (vincitore di 8 premi Oscar per The Millionaire ) in coppia con Simon Beaufoy (sceneggiatore premiato con l’Oscar per lo stesso film), è – secondo la definizione del regista – “un film d’azione dove l’eroe non si può muovere”. Una sfida, quella di raccontare le centoventisette ore del titolo – lasso di tempo in cui un masso tiene incastrato il protagonista in una profonda gola di un parco nazionale dello Utah – vinta soprattutto grazie al talento visivo di un regista dallo stile riconoscibile, ma capace di rinnovarsi film dopo film. Una sfida vinta con successo anche dal protagonista James Franco (attore in grande crescita e pronto ormai a fare il balzo nell’empireo di Hollywood: per questo film ha ricevuto la nomination all’Oscar) la cui interpretazione può essere paragonata a quella di Tom Hanks in Cast Away e di Emile Hirsch in Into the Wild, film con cui questo dialoga, almeno per certi versi, anche a livello tematico.

Cosa passa nella testa di un uomo convinto di stare per morire, quando ha tutto il tempo di ripercorrere la propria vita attraverso la galleria di volti, azioni ed errori che ne hanno fatto l’uomo che è? Cosa resta di una vita votata all’avventura e alla presunta indipendenza, quando i ricordi si fanno nitidi e le certezze più limpide? Quanto contano l’affetto dei propri cari e l’amore di una ragazza con cui forse le cose potevano andare diversamente? E mentre il ragazzo medita sulla propria superbia (si trova nei guai perché non voleva dire a nessuno dove andava), il film riflette sui concetti di tempo e di spazio e la gola strettissima diventa un luogo sterminato, come un deserto o un oceano, dove la mente può vagare senza barriere lottando strenuamente per restare lucida (eccezionale la sequenza della finta trasmissione tv immaginata dal ragazzo).                         

Il film si tiene vivo, esattamente come il protagonista, ricorrendo a flashback, sogni e allucinazioni (e il regista, per dare diversa “consistenza” ai vari piani del racconto, ha lavorato con due diversi direttori della fotografia), dove l’uso della videocamera serve al protagonista per comunicare e non impazzire ma è anche un forte elemento narrativo e di linguaggio (funzionali le immagini frammentate con lo split screen). Un film che non annoia – nonostante rimanga bloccato insieme al suo protagonista – e rimane asciutto, nonostante l’impeto visionario di molte sequenze, almeno fino alla scena che risolve l’intreccio dove (e questa è un’avvertenza per gli stomaci più sensibili che potrebbero essere turbati) non si risparmiano dettagli pur di avvalorare la tesi che l’uomo, più che a ogni altra cosa, è attaccato alla vita. Ma è un finale – senza svelare nulla – anche di grande commozione e tenerezza, in cui in un prorompere di emozioni tutta la vicenda acquista un senso grande e prezioso.

  •  Manuale d'Amore 3 (Regia:Giovanni Veronesi; Interpreti:Robert De Niro, Monica Bellucci, Riccardo Scamarcio, Michele Placido, Laura Chiatti, Valeria Solarino; Genere: Commedia, Romantico; Durata: 100')

Dopo la marea di ospitate, interviste, apparizioni più o meno fugaci e imbarazzanti dei protagonisti da Sanremo in giù, ecco finalmente uno dei più brutti e scontati film dell’anno, dove si ha conferma che anche gli attori bravi spesso appaiono solo per soldi e che la Bellucci era bellissima a vent’anni ma non sapeva recitare e adesso che ne ha quaranta sarà ancora bellissima, per carità, ma di recitare ancora non se ne parla.

  •  Senza identità (Regia: Jaume Collet-Serra; Interpreti: Liam Neeson, Diane Kruger, January Jones, Frank Langella, Aidan Quinn; Genere: Thriller; Durata:110')

Un thriller alla vecchia maniera, un furto di identità, un uomo che non sa letteralmente dove sbattere la testa e dei cattivi veramente odiosi. Liam Neeson conosce il mestiere e recita fino in fondo la sua parte senza perdere un colpo, ben coadiuvato dalla splendida Diane Kruger.

  • Ladri di cadaveri (Regia: John Landis; Interpeti:Simon Pegg, Andy Serkis, Isla Fisher, Jessica Hynes, Tom Wilkinson; Genere: commedia; Durata 91')

John Landis è capace di fare cose strepitose (Blues Brothers, Un lupo mannaro Americano a Londra) e altre meno (Blues Brothers 2000, I tre Amigos). Comunque sa come si prende il pubblico e come farlo divertire. Qui il tono macabro si stempera nella farsa e nella simpatia dei protagonisti, che permettono di ridere anche di una vera e agghiacciante vicenda.