Psichiatri riuniti: la cannabis provoca le psicosi
Durante il congresso dell'Associazione mondiale degli psichiatri tenutosi a Berlino, diversi ricercatori hanno dimostrato la correlazione fra l'uso di marijuana e le malattie mentali. Ma il business permette alla campagna per la legalizzazione di imperare comunque.
Risulta quantomeno contraddittorio che mentre al congresso dell’Associazione mondiale degli psichiatri, tenutosi nei giorni scorsi a Berlino, sono stati presentati i crescenti studi che dimostrano la correlazione fra i disturbi psichici e l’uso della marijuana, la campagna radicale imperante sui grandi media continua a parlare di “uso ricreativo” e “scopo terapeutico” al fine di legalizzare la cannabis.
Ad intervenire dimostrando la relazione fra le psicosi e il consumo di cannabis è stata la dottoressa Hannelore Ehrenreich, del Max Planck Institute che, dopo aver preso in esame 1.200 persone affette da schizofrenia, ha scoperto che coloro che abusano di Cannabis dall’adolescenza (prima dei 18 anni) tendono a sviluppare la malattia 10 anni prima degli altri. Inoltre, a un maggior consumo di questa droga corrisponde un incremento della precocità della malattia. "L'uso di cannabis durante la pubertà - ha concluso Ehrenreich - è uno dei fattori di rischio principali per la schizofrenia".
A presentare risultati simili sono stati Robin Murray, psichiatra del King’s College di Londra e Beta Lutz, dell’università di Mainz. Il primo è l'autore di uno studio che raccoglie le evidenze scientifiche che 30 anni fa portarono Andreasson a dimostrare il legame fra l’uso di tetraidrocannabinolo (Thc, principio attivo della Marijuana), ricordando che solo dopo 15 anni i ricercatori si sono occupati del tema pubblicando altri 4 studi a conferma di questa tesi.
Lutz ha invece spiegato che il Thc ha un tempo di permanenza nel sangue (emivita) elevato che ipersitimola i recettori CB1 (coinvolti nei processi di apprendimento, della memoria, dell’attività motoria, della coordinazione, della reazione e anche della stimolazione dell’appetito) riducendo la loro funzione sui neuroni e compromettendo i mitocondri, necessari a dare energia alle cellule. Tutto ciò, sopratutto su un cervello in via di sviluppo, può provocare danni permanenti.
Persino chi chiede la legalizzazione della cannabis ha dovuto ammettere la relazione, pur usandola per affermare che una legge servirebbe a ridurre i ruschi associati al mercato nero della droga. Il Newsweek l’anno scorso confessò infatti, citando uno studio della Manchester Metropolitan University, che all’incremento del THC si associa un maggiore rischio di problemi psichiatrici, tra cui la psicosi, la dipendenza e la compromissione della memoria. E citando un altro studio apparso sul British Journal of Psychiatry, spiegò che “le persone che hanno sperimentato il loro primo episodio psicotico hanno più probabilità di aver fatto uso della droga con un grado di Thc maggiore".
Ma ciò non significa che un grado minore di Thc possa risolvere il problema. Infatti, come dimostrano altre ricerche come quella di Wayne Hall, del Center for Youth Substance Abuse Research della University of Queensland in Australia, oltre a sviluppare depressioni e fallimenti scolastici, chi fa uso di cannabis tende ad utilizzare droghe sempre più pesanti. Non solo, i dati del Colorado, dove la Marijuana è legale dal 2011, dicono dell’incremento dei ricoveri degli adolescenti e degli adulti, ma anche dei bambini. Inoltre, sono aumentati gli incidenti stradali per effetto della cannabis e quindi le morti stradali.
Anche la Gran Bretagna lanciò l’allarme dei ricoveri, soprattutto degli adolescenti, per problemi psichici. Ma si sa che il business miliardario della cannabis è in grado di fare un baffo alla scienza e alle evidenze fattuali. Perciò nei paesi dove il consumo di marijuana non è legale, come in Italia, la campagna radicale per la droga libera continua ad avanzare tranquilla, senza ostacoli troppo importanti.