Istituto GP2, la rivoluzione di Paglia è "sovranista"
La presentazione del nuovo Istituto Giovanni Paolo II conferma la rivoluzione di monsignor Paglia. Confermato il licenziamento e il ridimensionamento dei docenti che maggiormente rappresentavano la tradizione dell'Istituto (polacchi, spagnoli, tedeschi) entra una pattuglia di soli italiani, guidati dai moralisti Maurizio Chiodi e Pier Davide Guenzi, noti per le loro aperture su omosessualità e contraccezione e per invocare il superamento dell'enciclica Humanae Vitae.
- IL DOSSIER: ASSALTO ALL'ISTITUTO GIOVANNI PAOLO II
La rivoluzione all’Istituto Giovanni Paolo II avanza implacabile. Dopo il golpe di mezza estate operato dal Gran Cancelliere dell’istituto, monsignor Vincenzo Paglia, con relativo strascico di proteste e polemiche (clicca qui), ieri è stata presentata la nuova offerta formativa, vale a dire corsi, insegnamenti e nuovi docenti. Nessuna risposta alle obiezioni che sono arrivate da molte parti; nessuna risposta agli appelli di studenti e professori a ritirare il siluramento dei principali docenti che garantivano la fedeltà all’approccio voluto da san Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia, monsignor Livio Melina e padre José Noriega; nessuna risposta neanche all’ultimo tentativo, avanzato nei giorni scorsi dal (forse ex) vice-preside José Granados, di trovare una soluzione che evitasse la rottura definitiva con la storia e la missione originale dell’istituto. Nulla. Perfettamente in linea con l’andazzo generale ai vertici della Chiesa dove è ormai invalsa l’abitudine di ignorare domande, dubbi, perplessità, nella convinzione che tanto, prima o poi, i “contestatori” perdono forza.
Quindi monsignor Paglia e il preside, monsignor Pierangelo Sequeri, vanno dritti per la loro strada e hanno presentato la loro “squadra”. Otto volti nuovi, nel segno del “sovranismo”: via i docenti polacchi, che evidentemente ricordano troppo san Giovanni Paolo II; diminuita la presenza spagnola; messi ai margini un docente tedesco e una rumena; dentro un gruppetto di soli italiani, che hanno come merito principale la vicinanza a monsignor Paglia. Tra questi spiccano senz’altro i nomi dei teologi moralisti don Maurizio Chiodi e don Pier Davide Guenzi, che, sostituendosi a Melina e Noriega, meglio di ogni altro discorso spiegano l’indirizzo del nuovo corso in opposizione a ciò che l’Istituto Giovanni Paolo II è sempre stato.
I due sono noti soprattutto per le loro aperture in fatto di omosessualità, gender e contraccezione («Ci sono casi – ha detto Chiodi qualche tempo fa in un intervento all’Università Gregoriana – che proprio per responsabilità richiedono la “contraccezione”»); per la messa in discussione degli assoluti morali; per sostenere il superamento di Humanae Vitae, il vero nodo che sta alla base della guerra per il Giovanni Paolo II.
Fa perciò sorridere (amaro) il tentativo di monsignor Sequeri di minimizzare quanto accaduto e le contestazioni, affermando che ora l’offerta formativa metterà a tacere le critiche che si basavano soltanto su «una preoccupazione congetturale», mentre ora si può vedere che «la tradizione dell’Istituto è rispettata» e che «l’innovazione è un valore aggiunto». Balle.
In realtà a un primo sguardo, oltre alla differenza dei docenti, si nota un impoverimento dei corsi e delle proposte, nonché il mancato rispetto dell’opzione di poter continuare con il vecchio ordinamento per gli studenti già iscritti negli anni precedenti. Opzione peraltro prevista dai nuovi Statuti, ma che nei fatti si riduce a pochi corsi secondari. Del resto se si licenziano i professori che nel vecchio ordinamento tenevano i corsi principali è ovvio che la continuità non si possa garantire.
Oltre a questo dalla presentazione che accompagna la nuova offerta formativa emerge un’altra questione grave. Dice infatti monsignor Sequeri che ora gli studenti potranno godere di «titoli accademici di validità canonica universale», lasciando intendere che finora i titoli non avevano questo riconoscimento. E infatti nel comunicato stampa che ha annunciato la pubblicazione dell’offerta formativa troviamo scritto che «I titoli rilasciati dall’Istituto sono finalmente e pienamente riconosciuti canonicamente, secondo le indicazioni della relazione sull’Istituto fornita nel 2014 dall’AVEPRO che evidenziava punti gravemente problematici».
Senonché questa affermazione risulta gravemente falsa. A quanto ci è dato sapere i titoli accademici rilasciati dall’Istituto Giovanni Paolo II erano già pienamente riconosciuti a livello canonico, mentre non si capisce su che base lo saranno ora, visto il radicale cambiamento e un’offerta formativa che è stata annunciata appena ieri, quindi tutta da valutare. Non solo: la relazione del 2014 cui si fa riferimento era stata ampiamente positiva al contrario di quanto è scritto nel comunicato di Paglia e Sequeri. L’AVEPRO è l’Agenzia della Santa Sede per la Valutazione e la Promozione della Qualità delle Università e Facoltà Ecclesiastiche e nella relazione della Commissione esterna che ha valutato l’Istituto Giovanni Paolo II nel 2014, troviamo scritto tra l’altro: «In tale quadro di riferimento, l’Istituto si presenta come una realtà solida che, nel corso degli anni, è andata crescendo insieme con la sua proposta formativa e i mezzi necessari per assicurare competenza e qualità. La forte motivazione che unisce Docenti e Studenti, come pure il Personale non docente, favorisce e sostiene il lavoro propriamente accademico di docenza e studio, nonché il lavoro della ricerca» (la relazione è liberamente consultabile qui).
Menzogne dunque per gettare fumo negli occhi e far apparire grande un’operazione che invece fa acqua da tutte le parti. Basterebbe anche solo questo per capire con chi si ha a che fare.