Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
INTERVISTA: PADRE TICOZZI

Cina dopo l'accordo col Papa, un dilemma cattolico

L'accordo fra Cina e Vaticano ha già provocato grandi cambiamenti, con le prime nomine di vescovi "ufficiali" cioè scelti dal Partito Comunista. Come cambiano gli equilibri fra la Chiesa clandestina e quella "Patriottica", adesso che le autorità citano l'accordo con il Papa per spingere anche i cattolici sotterranei ad aderire alla Chiesa di regime.

Libertà religiosa 19_12_2018
Cina, coro cattolico a Xian

Uno dei massimi esperti di cose cinese e del loro rapporto con le cose vaticane vive a Hong Kong da oramai 50 anni. Padre Sergio Ticozzi del PIME, 75 anni, di cose ne ha viste parecchie e su di esse ha molto scritto. Pensiamo per esempio alla sua ultima fatica, The Never Ending March. China’s Religious Policy and the Catholic Church (Chorabooks 2018). In questi giorni si hanno notizie di una delegazione vaticana in visita in Cina, che avrebbe chiesto ad alcuni vescovi della Chiesa sotterranea di fare posto a quelli dipendenti dall’Associazione Patriottica, anche in diocesi dove i cattolici sotterranei sono la maggioranza. Come cattolici si fa fatica a capire quello che sta succedendo, ecco allora che abbiamo voluto interpellare un vero esperto come padre Ticozzi per capire meglio cosa si sta muovendo nell’impero di mezzo.

A sua conoscenza, ci sono ancora molti vescovi e sacerdoti sotto custodia delle autorità in Cina?

Di vescovi in prigione da lungo tempo ci sono solo Mons. Su Zhimin di Baoding, Hebei (dal 1997) e Mons. Cui Tai of Xuanhua, Nord Hebei, che è stato ripetutamente sottoposto a detenzioni, lavoro forzato, domicilio coatto fin dal 1993 ed è stato arrestato di nuovo recentemente. Gli altri vescovi non ufficiali per la maggior parte sono limitati nei movimenti e nelle attività, tenuti cioè ‘sotto custodia’. Parecchi di loro, ultimamente in particolare Mons. Jia Zhiguo di Zhengding, Mons. Shao Zhumin di Wenzhou, Mons. Guo Xijin di Mindong, vengono detenuti per un un tempo breve o lungo a seconda di circostanze o scopi che le autorità locali considerano sensibili. I sacerdoti in prigione da lungo tempo sono alcuni: Fr. Liu Honggeng della Diocesi di Baoding dal 7 maggio 2015 a tuttora, Fr. Lu Danhua of Lishui Diocese dal 29 dicembre 2017 al 9 novembre 2018 ma non può lavorare a Lishui, e recentemente i Reverendi Su Guipeng and Fr. Zhao He della Diocesi di Xuanhua. Parecchi sacerdoti clandestini sono detenuti per tempi limitati e sottoposti a ‘rieducazione’ sotto forte pressione di aderire all’Associazione patriottica ed a registrarsi ufficialmente.

A suo avviso quali sono i frutti positivi dell’accordo provvisorio?

I risultati positivi dell’Accordo mi sembrano i seguenti: primo, il riconoscimento al Santo Padre di avere la decisione finale di accettare e nominare un nuovo vescovo (anche se di fatto sarà sempre la parte cinese a proporlo e solo per le comunità ufficiali della Chiesa). Secondo risultato, il perdono dei vescovi illegittimi non permette più alle autorità locali di porre come condizione preliminare ai futuri candidati episcopali di concelebrare con uno di loro, per mettere alla prova la loro ‘fedeltà’ politica. Terzo, la possibilità di maggior scambi e visite di personalità ecclesiastiche cinesi al Vaticano, come è avvenuto in ottobre per l’ultimo Sinodo dei Vescovi.

Come viene vissuto questo accordo nella comunità clandestina?

La comunità clandestina si trova in un dilemma ambiguo: le autorità cinesi sfruttano la firma dell’Accordo da parte del Vaticano per premere il clero e i fedeli ad aderire all’Associazione Patriottica e ad ufficializzarsi, accettando principi che vanno contro la loro coscienza. Non pochi, visto il comportamento del Vaticano, accettano di ufficializzarsi, ma creano il pericolo di ulteriori divisioni nella comunità non ufficiale. In una diocesi, alcuni sacerdoti si sono ufficializzati, ma il vescovo clandestino li ha rimproverati pubblicamente, mentre in un’altra diocesi un sacerdote ha concelebrato con il vescovo ufficiale e molti fedeli sono usciti di chiesa. 

Lei come vede il futuro dell’Associazione patriottica?

Stando così la situazione prevedo che l’Associazione Patriottica manterrà la sua forte posizione, data poi la stretta unione che ha con la cosiddetta Conferenza dei Vescovi cinesi. L’orientamento ufficiale è di rinforzare questi due organismi, che cooperano bene con le autorità governative. I loro membri subiranno, forse, un certo controllo dal comitato locale del partito comunista imposto recentemente che sarà responsabile delle attività delle comunità religiose, a causa di conflitto di interessi personali.

 Liu Bainian, ora presidente onorario dell’Associazione patriottica, ha ancora un ruolo importante?

Liu Bainian è ancora abbastanza influente a livello della sua provincia dello Shandong, ma meno a livello nazionale, anche se però attende a tutte le celebrazioni straordinarie. A volte è ancora intervistato dalla stampa ufficiale, per avvallare la posizione ‘politicamente corretta.

Come hanno percepito l’accordo i cattolici in Hong Kong?

In genere, i cattolici di Hong Kong hanno manifestato buona accoglienza ed ossequio alla decisione del Santo Padre. Ma forte è pure il  sentimento di disagio e di pessimismo, perchè sono pienamente al corrente delle misure molto restrittive che il Governo sta imponendo contro la religione e, in particolare, contro le comunità religiose non ufficiali. Alcuni hanno espresso persino la paura che l’Accordo possa spingere Beijing a interferire maggiormente anche nella Chiesa di Hong Kong. L’opposizione all’opportunità dell’Accordo è guidata dal Cardinal Giuseppe Zen, come è noto a tutti.

Quali aree del paese sono più problematiche per i cattolici?

Per la Chiesa cattolica, attualmente le province più prese di mira per le restrizioni relative alle chiese e ai fedeli, soprattutto ai giovani sotto i 18 anni, sono Zhejiang e Henan, mentre per la registrazione ufficiale forzata del clero clandestino è Hebei. Ma sembra che le restrizioni si stiano diffondendo anche nelle altre province.