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NEOCOLONIALISMO

Paesi poveri ricattati, così l’USAID diffonde il verbo Lgbt

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Con l’amministrazione Biden, l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) ha ripreso a ricattare i Paesi poveri promettendo aiuti in cambio di politiche pro Lgbt e abortiste. Ma c’è chi resiste, come l’Uganda.

Attualità 16_08_2023

Triste dirlo, ma il neocolonialismo americano promosso da Joe Biden nei confronti delle nazioni in via di sviluppo è diventato sempre più ossessivo. Proprio nelle ultime settimane, ricerche articolate di diverse organizzazioni cristiane stanno dimostrando come l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, l’USAID, stia ricattando i Paesi poveri e in via di sviluppo volendo imporre l’ideologia Lgbt e la liberalizzazione dell’aborto a fronte degli aiuti umanitari.

L’USAID ha presentato due settimane fa la sua relazione sulla politica di sviluppo inclusiva Lgbt. Nel documento, pubblicato mercoledì 2 agosto, l’agenzia ha elencato gli obiettivi e i risultati perseguiti, tra cui l’«educazione sessuale completa», i «diritti riproduttivi», l’educazione al gender e la non discriminazione. «USAID afferma e celebra le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersessuali (LGBTQI+) e tutte le persone con diversi orientamenti sessuali, identità ed espressioni di genere e caratteristiche sessuali (SOGIESC) come parte integrante di ogni società», si legge nelle prime righe del documento.

Nel video promozionale dell’USAID per la sua nuova politica, si afferma che essa è un «progetto per il personale e i partner dell'USAID in tutto il mondo per sostenere lo sviluppo inclusivo LGBTQI+ e i diritti umani di tutte le persone LGBTQI+ durante il nostro lavoro», tra cui 132 ambasciate Usa in tutto il mondo.

Nel report dell’organizzazione cristiana Family Research Council si legge che «in occasione della Giornata internazionale del coming out, il numero due dell’ambasciata in Lussemburgo ha registrato un video, poi diffuso dall’ambasciata, in cui raccontava la sua esperienza. Da parte sua, l’ambasciata statunitense a Nuova Delhi ha ritenuto opportuno mostrare un video di un attivista transgender. C’è però da considerare che nel 2022 il Dipartimento di Stato ha individuato 67 Paesi come promotori di quelle che a Washington si considerano cattive pratiche (anti-aborto, anti-LGBTI e, tra queste, le terapie di conversione)».

Il Paese che ha beneficiato maggiormente della “generosità” statunitense in materia Lgbt è il Botswana, che ha ricevuto 300.000 dollari nel 2022 e la cui Commissione di revisione costituzionale ha raccomandato la completa liberalizzazione dell’aborto. In Portogallo e in Ecuador si è verificato l’uso più discutibile dei fondi del Tesoro statunitense. Nel settembre 2021, l’ambasciata statunitense nel Paese iberico ha finanziato con 100.000 dollari un festival cinematografico, “Queer Lisboa”, in cui, secondo il Family Research Council, si potevano vedere immagini di incesto e pedofilia. Qualcosa di simile è accaduto in Ecuador dopo la concessione di una sovvenzione di 20.600 dollari, assegnata nell’autunno del 2022, al Centro ecuadoriano americano Abraham Lincoln (Cena).

Alla presentazione della relazione di USAID si è promosso anche l’obiettivo di favorire l’accesso a una «educazione sessuale completa». Il che significa che l’accesso all’assistenza sanitaria sessuale e ai cosiddetti «diritti riproduttivi», incluso l’aborto, sono priorità perseguite dall’USAID. Le nuove politiche di Biden sostituiscono la precedente «Visione d’azione LGBT» dell’USAID del 2014, promossa durante l’amministrazione Obama e sospesa da Trump che, invece, aveva promosso la vita del concepito e la famiglia.

I vescovi africani sin dal gennaio 2021, a seguito della nomina dell’abortista Samantha Power alla guida di USAID, avevano espresso preoccupazione per i nuovi aiuti allo sviluppo, subordinati alla facilitazione delle pratiche abortive e alla diffusione del gender.

L’organizzazione pro vita Center for Family (C-Fam) riporta l’iniziativa di diversi deputati Repubblicani del Congresso statunitense, che si stanno impegnando per tagliare ogni tipo di finanziamento all’USAID, visto che essa sta promuovendo una «ideologia radicale e di sinistra» che include «il sostegno all’aborto, ai programmi di equità di genere e all’allarmismo climatico», piuttosto che l’assistenza alle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo e la diffusione della democrazia.

Un esempio di come gli USA e i suoi alleati lavorino contro nazioni in via di sviluppo, spingendo per politiche pro aborto e gay-friendly, ci viene recentemente dall’Uganda. Nel maggio scorso il libero parlamento della Repubblica ugandese ha approvato una legge che criminalizza chiunque si autodefinisca e/o promuova la dottrina Lgbt o abbia rapporti omosessuali con minori. Alle reazioni contrariate dell’Onu, degli Stati Uniti e dell’Olanda, diversi parlamentari ugandesi, per nulla intimoriti, hanno denunciato come le nazioni occidentali e diverse agenzie dell’Onu stiano ricattando con l’aborto e l’ideologia arcobaleno il loro Paese e l’intero continente africano.

Il presidente dell’Uganda Yoweri Museveni ha denunciato la decisione della Banca Mondiale di sospendere i nuovi finanziamenti, in risposta alla legge anti-Lgbt approvata dal parlamento nazionale, e promesso che troverà prestiti da altri Paesi e organizzazioni. C’è da sorridere nel ricordare che Ajay Banga è stato scelto e sostenuto da Biden alla carica di nuovo presidente della Banca Mondiale. Sembra una replica di ciò che sta accadendo a Ungheria e Polonia con i fondi post-Covid, grazie a Bruxelles e a Ursula von der Leyen. Il colonialismo imperialista non guarda in faccia a nessuno.



LA LETTERA

L’Usaid (e Trump) avverte l’Onu: basta promuovere l’aborto

20_05_2020 Ermes Dovico

No allo sfruttamento del Covid per espandere l’aborto come “servizio essenziale”, no al ricatto ai Paesi pro vita in cerca di aiuti. Reprimenda, senza precedenti, dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Al quale si ricorda che gli Usa, sotto Trump, hanno chiarito che “non ci stancheremo mai di difendere la vita innocente”.

AMMINISTRAZIONE USA

Samantha Power a capo di Usaid: più aborto nel mondo

Samantha Power, già ambasciatrice degli Usa all'Onu all'epoca dell'amministrazione Obama, è stata nominata a capo di Usaid, l'agenzia Usa della cooperazione allo sviluppo. Stando alle sue passate esperienze e alle intenzioni espresse da Biden, non ci sono dubbi che farà molto per esportare l'aborto e i "diritti riproduttivi" nel mondo.