Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
AMORIS LAETITIA/L'INTERVISTA

Müller: "Mai detto di eccezioni sulla comunione ai risposati"

«Nessun cambiamento e nessuna demolizione dei Dubia. L'unico modo di interpretare Amoris Laetitia è in continuità con la Tradizione e il Magistero precedente». Così il cardinale Gerhard Müller smentisce alla Nuova BQ le interpretazioni apparse in questi giorni che gli attribuiscono un'apertura sull'accesso all'Eucarestia dei "divorziati risposati". E sdogana i Dubia: "Legittimi e autorevoli"
- ECCO COSA HA SCRITTO MÜLLER

Ecclesia 09_11_2017
Il cardinale Müller

«No, nessun cambiamento e nessuna demolizione dei Dubia. Lo scopo del mio intervento è solo affermare che l’unico modo di interpretare Amoris Laetitia è in continuità con il Verbo di Dio nella Bibbia, il Magistero precedente, con la Tradizione dei grandi Concili di Firenze, Trento e Vaticano II». Al telefono il cardinale Gerhard Müller, ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, prende subito le distanze dalle interpretazioni parziali di alcune testate che gli attribuiscono un’apertura sull’accesso all’Eucarestia dei “divorziati risposati”.

La vicenda nasce dal breve saggio con cui il cardinale Müller introduce il libro scritto da Rocco Buttiglione “Risposte amichevoli ai critici di Amoris Laetitia” (editrice Ares, in uscita oggi, 10 novembre) che, secondo le anticipazioni di Vatican Insider, sosterrebbe l’apertura della via ai sacramenti per i “divorziati risposati”, ma si dovrebbe dire – precisa il cardinale Müller –  «battezzati in un matrimonio legittimo sacramentale che vivono more uxorio con un partner che non è il proprio legittimo sposo o sposa».

Sempre secondo queste interpretazioni, il testo del cardinale Müller smentirebbe perciò la posizione dei cardinali dei Dubia. «Niente affatto – replica l’ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede -. I Dubia sono autorevoli, chiaramente legittimi, io ho dato una risposta che non è contro nessuna persona. Il mio testo è chiaro su questo. Una interpretazione corretta dice che Amoris Laetitia si può e si deve interpretare ortodossamente nell’unità della tradizione cattolica. Purtroppo alcuni hanno sempre una visione “partitica”, pro o contro il Papa come se la Chiesa fosse un partito politico. Il senso del mio intervento non è di continuare con le polemiche ma di superarle e di parlare teologicamente su questi temi. Non si tratta di avere ragione a ogni costo ma di rendere onore alla Verità rivelata. Vorrei che le mie riflessioni facessero uscire da questa visione riduttiva: il tema è la Verità, ciò che ha detto Gesù Cristo, non il Papa o i cardinali. E quanto al Papa bisogna ben distinguere ciò che è scritto in documenti magisteriali, in cui è maestro di fede, da quelle che possono essere opinioni, commenti e perfino intenzioni, che essendo argomentazioni private, non hanno alcuna rilevanza per la fede divina e cattolica. In ogni caso, l’unico criterio di giudizio è ciò che ha detto Gesù Cristo. Non parliamo dei divorziati risposati, ma del matrimonio legittimo sacramentale davanti a Dio oppure non valido. E in questo caso, come aiutare queste coppie che vivono more uxorio senza essere sposate validamente davanti a Dio?».

Tocchiamo quindi la questione dell’indissolubilità del matrimonio. In questi giorni le viene attribuita la convinzione che ci possano essere alcune eccezioni.
Nessuna eccezione, questo è un concetto falso. Io ho dato una spiegazione teologica chiara, senza nessuna possibilità di malintesi. Vorrei pacificare la situazione e non alimentare polemiche tra gruppi contrapposti.
Allora deve essere chiaro che quando si tratta di un legittimo matrimonio sacramentale non ci possono essere eccezioni. I sacramenti sono efficaci ex opere operato. Cosi non ci sono eccezioni nella validità del battesimo o della transustanziazione del pane nel Corpo di Cristo.

Però nel saggio di Buttiglione si fa riferimento ad alcune situazioni molto particolari in cui ci sarebbe una colpa veniale, per cui dovrebbe essere possibile essere assolti e ricevere i sacramenti seppur mantenendo lo stato della seconda unione.
Nella mia introduzione è scritto molto chiaramente che è necessaria la riconciliazione, e questa è possibile soltanto se prima c’è contrizione e proposito di non commettere più il peccato. Certe persone che affrontano questi argomenti non capiscono che accostarsi al sacramento della Riconciliazione non significa automaticamente assoluzione. Ci sono elementi essenziali senza cui non si realizza la riconciliazione. Se non c’è contrizione non ci può essere assoluzione e se non c’è assoluzione, se uno rimane in stato di peccato mortale, non può ricevere la comunione.
Quanto a Buttiglione, egli fa anche riferimento a situazioni in cui è un problema la conoscenza della fede cattolica. Sono casi di cristiani non coscienti, battezzati ma non credenti, che magari sono andati a sposarsi in chiesa per far contenta la nonna, ma senza una reale coscienza. Qui diventa un problema quando dopo tanti anni si riaccostano alla fede e allora rimettono in discussione quel matrimonio. Ci sono molti casi del genere, anche Benedetto XVI si era posto il problema. Quindi, cosa fare? In questo senso si può dire con il Papa che c’è bisogno di discernimento, ma questo non significa che si possa ammettere ai sacramenti senza le condizioni di cui sopra. Il tema qui non riguarda la indissolubilità del matrimonio sacramentale, ma la validità di tanti matrimoni, che non sono realmente validi.

Anche lei però, nel suo testo, fa riferimento a casi di persone che si convertono o tornano alla fede dopo che già si è realizzata una seconda unione, e quanto ai sacramenti parla di decisione in foro interno. Cosa vuol dire?
Mentre da noi in Europa le cose sono abbastanza chiare perlomeno teoricamente, in molti paesi ci sono tante situazioni difficili da giudicare. In America Latina, ad esempio, ci sono tanti matrimoni che non sono celebrati in forma canonica, ci sono coppie che vivono insieme ma non si sa neanche se c’è un effettivo consenso al matrimonio. Sono stato recentemente ad Haiti e lì la situazione è disastrosa, tutti si chiamano sposi, vivono insieme, ma non sono formalmente sposati né in chiesa né civilmente. Quando alcuni maturano, cominciano ad andare in chiesa, a quel punto si deve stabilire chi sia il vero sposo o sposa. E qui è importante che la persona sia onesta e dica con sincerità con chi ha espresso il vero consenso, perché è il consenso che fa il matrimonio, non solo la forma canonica. In ogni caso, per l’ammissione ai sacramenti, è il parroco o il vescovo che deve chiarire la situazione in cooperazione con la libertà dei fedeli. Ma ci sono anche situazioni rovesciate.

Cioè?
Ci sono particolari circostanze, ad esempio in regimi che perseguitano la Chiesa, dove non è possibile sposarsi canonicamente. Facciamo l’esempio della Corea del Nord: i pochi cattolici presenti hanno comunque il diritto di sposarsi, e qui il matrimonio è possibile solo con il consenso. Ma se nel tempo accade qualcosa e i due si separano, e si vogliono risposare, allora tutto dipende dal foro interno, dalla loro onestà nel riconoscere se un consenso c’è stato oppure no, e lo devono esprimere al prete oppure al nuovo sposo o sposa.

È qui che entra in gioco la coscienza.
Sì, ma la coscienza va intesa correttamente, non come la spiegano certi giornalisti che annacquano la verità. Parliamo di una coscienza retta, che non può dire “io non devo rispettare la legge di Dio”. La coscienza non libera dalla legge di Dio ma ci dà l'orientamento per compierla.

Lei comunque, nella sua introduzione a Buttiglione, rifugge dalla casuistica, mi sembra sia preoccupato soprattutto di offrire alcuni criteri chiari per la comprensione di Amoris Laetitia per evitare quelle che lei definisce esplicitamente “interpretazioni eretiche”.
Esatto. Ci sono purtroppo singoli vescovi e intere conferenze episcopali che propongono interpretazioni che contraddicono il Magistero precedente, ammettendo ai sacramenti persone che si ostinano in situazioni oggettive di peccato grave. Ma non è questo il criterio con cui applicare Amoris Laetitia. Lo stesso papa Francesco ha parlato di una esortazione apostolica tomista. Allora è giusto che vada letta alla luce di san Tommaso, e sull’ammissione all’Eucarestia san Tommaso è chiaro dogmaticamente e anche con una sensibilità pastorale per le singole persone.

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