L'agenda omosessualista fa tappa al Sinodo sui giovani
Alla conferenza stampa di presentazione del Sinodo sui giovani, che si apre oggi, appare chiaro che l'uso positivo dell'acronimo Lgbt nel Documento di lavoro è frutto della segreteria del Sinodo e non di richieste dei giovani. È l'ennesima dimostrazione di come la lobby gay agisca all'interno della Chiesa per arrivare al cambiamento della dottrina.
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E anche al Sinodo dei vescovi sui giovani, che si apre oggi, va in scena la lobby gay che cercherà di far passare nel documento finale il linguaggio dei gruppi Lgbt. È quanto apparso chiaro dalla conferenza stampa di presentazione, tenuta l’1 ottobre dal cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi. La questione riguarda il paragrafo 197 dell’Instrumentum Laboris, ovvero il documento di lavoro su cui si confronteranno i padri sinodali, su cui c’erano già state polemiche al momento della pubblicazione. Per la prima volta in un documento vaticano, infatti, si adotta il linguaggio mondano, parlando della richiesta proveniente da «giovani Lgbt».
Ma ora si scopre che contrariamente a quanto sostenuto dal cardinale Baldisseri, quel paragrafo non trova riscontro nei contributi arrivati dai giovani e dalle Conferenze episcopali di tutto il mondo; è stato inserito ad hoc da qualcuno degli estensori dell’Instrumentum Laboris. Dobbiamo la rivelazione alla corrispondente di Lifesitenews, Diane Montagna, che è andata a controllare se quanto affermato lo scorso giugno dal cardinale Baldisseri riguardo al documento preparatorio fosse vero.
Nel presentare l’Instrumentum Laboris, il segretario del Sinodo aveva affermato che la terminologia Lgbt era stata presa dal documento pre-sinodale preparato dai giovani che avevano partecipato all’incontro con il Papa lo scorso marzo. «Ci hanno dato un documento e noi l’abbiamo citato», disse Baldisseri allora per smorzare la polemica. In realtà, già così sarebbe grave, visto che in questo modo si rinuncia al tanto decantato discernimento e si può far passare qualsiasi cosa in un documento ufficiale della Chiesa. Se un gruppo di giovani avesse inserito una bestemmia, Baldisseri avrebbe citato anche quella?
Ma ecco la sorpresa: l’altra mattina la collega di Lifesitenews fa presente al cardinale Baldisseri che è andata a controllare il documento pre-sinodale e non vi si trova traccia del termine Lgbt. «Ah, non c’è?», ha risposto Baldisseri preso in contropiede. Allora è stato incalzato: visto che è una citazione falsa, si correggerà l’Instrumentum Laboris per evitare che la terminologia Lgbt entri nel documento finale del Sinodo, rischiando – a norma delle nuove disposizioni di papa Francesco – di diventare magistero?
«Non toglierò nulla – ha risposto il cardinale Baldisseri -, i Padri sinodali discuteranno tutto il testo articolo per articolo, tutti i testi saranno discussi». Evidentemente al segretario generale del Sinodo sfugge che è già gravissimo che si discuta di qualcosa che è in evidente contrasto con il magistero consolidato della Chiesa, dando l’impressione che sia materia opinabile.
Come noto l’acronimo Lgbt raggruppa i principali orientamenti sessuali - lesbiche, gay, bisessuali e transessuali – ma indica anche una militanza ideologica che tende a normalizzare qualsiasi orientamento sessuale. È l’applicazione dell’ideologia gender, per cui nell’identità della persona non conta il sesso biologico – maschio, femmina – ma l’inclinazione che si sceglie. È «la negazione del Creatore», aveva detto chiaramente Benedetto XVI nel suo ultimo saluto natalizio alla Curia Romana il 21 dicembre 2012. E aveva aggiunto che così «anche l’uomo quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell’essenza del suo essere».
Non ci sarebbe nulla da discutere dunque, senonché come già avvenuto al doppio Sinodo per la Famiglia, interviene sempre una “manina” per inserire frasi o interventi che spingono in una certa direzione, verso la legittimazione dell’omosessualità e perfino dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. E si può stare certi che, se anche i padri sinodali bocciassero il passaggio in questione, in qualche modo rispunterebbe fuori nel Documento finale del Sinodo, analogamente a quanto avvenuto nel Sinodo sulla famiglia. A questo proposito, ritornando all’Instrumentum Laboris, se è grave che venga usato il termine Lgbt, tuttavia è il passaggio nel suo insieme a rappresentare l’adesione all’ideologia omosessualista. Leggiamolo:
Alcuni giovani LGBT, attraverso vari contributi giunti alla Segreteria del Sinodo, desiderano «beneficiare di una maggiore vicinanza» e sperimentare una maggiore cura da parte della Chiesa, mentre alcune Conferenze Episcopali si interrogano su che cosa proporre «ai giovani che invece di formare coppie eterosessuali decidono di costituire coppie omosessuali e, soprattutto, desiderano essere vicini alla Chiesa».
È evidente il tentativo di far passare per normale l’omosessualità e legittimare le coppie civilunite, lasciando intendere che è la Chiesa ad essere in ritardo nel rapportarsi con queste persone. Ormai è una tattica già vista molte volte e si può stare certi che questi (mon)signori non si daranno pace fino a quando la Chiesa cattolica non parlerà la stessa lingua dell’ONU.