«Fare chiarezza»: ai Dubia si associa il cardinale Eijk
«Le persone sono confuse e questo non va bene. L'esortazione post sinodale Amoris laetitia ha generato dei dubbi tali per cui è necessario fare chiarezza». Esce allo scoperto il cardinale olandese Eijk: «Ciò che è vero in un posto non può essere sbagliato in un altro», ha detto circa l'interpretazione sull'Eucarestia ai “divorziati risposati”. Parole che rilanciano il dibattito dopo i dubia, strappi di alcune conferenze episcopali, appelli di vescovi e correctio formalis.
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«Le persone sono confuse e questo non va bene». Lo ha dichiarato il cardinale olandese Willem Jacobus Eijk, 64 anni, arcivescovo di Utrecht, a proposito della «confusione» che registra nella chiesa su di una domanda precisa: possono i divorziati risposati accedere all’Eucaristia?
In un’intervista concessa al giornale olandese Trouw, il porporato ha detto che ci sono diverse conferenze episcopali con soluzioni contrastanti in risposta alla domanda, ma «ciò che è vero in un posto», ha detto, «non può essere sbagliato in un altro». Medico, teologo e cardinale, Eijk fa notare come l’esortazione post sinodale Amoris laetitia abbia generato dei dubbi tali per cui sarebbe necessario fare «chiarezza»; e qui il pensiero va subito ai dubia sollevati da quattro cardinali, due dei quali, Joachim Meisner e Carlo Caffarra sono morti lo scorso anno. Peraltro il cardinale Eijk, insieme a Caffarra, era uno dei tredici cardinali che firmarono una lettera inviata al Papa all’avvio del sinodo ordinario sulla famiglia nel 2015. Secondo alcune ricostruzioni giornalistiche quella lettera conteneva una preoccupazione circa le procedure messe in atto al sinodo, che sarebbero state preordinate all’ottenimento di un risultato già previsto su questioni dibattute.
Per diradare i dubbi Eijk non esita a indicare anche la possibilità che il Papa proceda a chiarire «con un documento», modalità che certamente eviterebbe ulteriori fraintendimenti. Per quanto riguarda il suo punto di vista sulla questione, il cardinale olandese è chiaro: «Abbiamo le parole di Cristo stesso, cioè che il matrimonio è uno e indissolubile. Questo è ciò a cui ci atteniamo in arcidiocesi. Quando un tribunale ecclesiastico ha dichiarato nullo un matrimonio, è ufficialmente confermato che non c'è mai stato un matrimonio. Solo allora, si è liberi di sposarsi e di ricevere i sacramenti della Confessione e della Comunione».
Le parole di Eijk sono subito state rilanciate dall’agenzia web della Conferenza episcopale tedesca, katolisch.de. La Chiesa tedesca è stata sicuramente una delle più zelanti nel cercare di aprire la possibilità ai divorziati risposati di accedere all’eucaristia. Fu, infatti, il cardinale Walter Kasper, nel febbraio 2014, a introdurre il dibattito sul tema proponendo vecchie tesi (in ultima analisi fondate su di un concetto di epikeia tomista che aveva già ricevuto molte critiche in passato, ma che, di fatto, risulterà poi vincente). Nell’ottobre 2015, nella fase finale del doppio sinodo sulla famiglia, fu il gruppo minore di lingua tedesca ad essere individuato per trovare una soluzione all’impasse che si era prodotta in aula. Il cardinale Reinhard Marx, lo stesso Kasper, il cardinale di Vienna Christoph Schönborn, e l’allora prefetto per la dottrina della fede, cardinale Gerhard Muller, sedevano intorno allo stesso tavolo, ma la mediazione trovata, rimanendo aperta a diverse interpretazioni, non ha certo favorito la chiarezza intepretativa.
Proprio l’agenzia web della chiesa tedesca nel commentare le parole del cardinale Eijk sottolinea, non a caso, che il Papa nel dicembre scorso ha pubblicato sugli Acta apostolica sedis, la Gazzetta ufficiale del Vaticano, la lettera con la quale Francesco indicava che l’interpretazione del capitolo VIII dell’esortazione offerta dai confratelli di Buenos Aires non ne ammette altre. E cioè che, in certi casi, i divorziati risposati civilmente, dopo accurato discernimento, possono ricevere i sacramenti anche se il loro precedente matrimonio sacramentale continua ad essere canonicamente valido.
Non sembra però che la pubblicazione di questo documento sugli Acta riesca a sopire la confusione, è un dato di fatto che ci sono conferenze episcopali, o singoli vescovi, che sul punto ritengono ancora che l’accesso all’Eucaristia resti sempre e comunque subordinato all’impegno dei due conviventi more uxorio a vivere come “fratello e sorella”, esattamente come insegnato da Giovanni Paolo II in Familiaris consortio 84 e confermato da Benedetto XVI in Sacramentum caritatis n. 29. Allo stesso tempo vi sono conferenze episcopali, in Italia l’ultimo esempio è fornito da quella della regione Emilia-Romagna, in cui, invece, l’accesso all’Eucaristia, in certi casi, è permesso anche ai divorziati risposati che convivono compiendo atti coniugali che però tali non sono.
Il dibattito su questo tema sta caratterizzando il papato di Francesco in modo sordo e continuo, sollevando petizioni, dubbi, interpretazioni divergenti, perfino “correzioni”. E’ recente anche un documento proposto da tre vescovi kazaki che poi è stato sottoscritto anche da altri tre vescovi (due italiani) e un cardinale, in cui si ribadisce che i divorziati risposati non possono accedere all’Eucaristia se continuano a convivere abitualmente e intenzionalmente more uxorio.
Il Papa parla di una necessaria conversione pastorale per poter guardare alle cose in modo rinnovato e dice di valutare caso per caso, per lui forse la confusione è solo un prezzo da pagare. Per altri, evidentemente, c’è qualcosa di più di una questione solamente pastorale.