Dietro il caso Weinstein si cela la teocrazia femminista
Un polverone mediatico che dimostra come, eliminandolo dalla scena pubblica, il peccato è divenuto un reato indefinito. Di cui, per altro, può macchiarsi solo il maschio. Lo scandalo abusi è quindi l'imporsi finale del potere teocratico femminista.
Cosa c'è dietro l'isteria sociale generata dal caso Weistein? Lo scandalo per la compravendita del sesso come merce di scabio? No, figurarsi. Da quando il corpo è diventato un oggetto non si può esserlo. La vera ragione della pioggia di dichiarazioni e denunce per molestie (non si capisce più quali siano vere o presunte né cosa si intenda precisamente per "molestie") nel mondo dello spettacolo secondo Stephen Baskerville, professore americano del Patrick Henry College, è un’altra che non mette per nulla in discussione il pansessualismo ma che fa solo pensare alla natura maschile come intrinsecamente malata: l'uomo è sempre, o quasi, un orco.
Stephen ha scritto su Crisis Magazine che dopo la rivoluzione sessuale del Sessantotto i cristiani hanno rinunciato a spiegare la ricchezza e verità della morale cattolica, lasciandosi imbavagliare dalle femministe e dagli omosessuali che oggi gridano allo scandalo. Ma ora, “dopo decenni di servizio come apologeti intellettuali di questa cultura grossolana, gli stessi ideologi radicali hanno scoperto che possono accrescere ancora di più la loro influenza e potere dal caos che loro hanno contribuito a generare”. Come? Trasformando atti moralmente riprovevoli in “quasi-reati, che nessuno comprende pienamente e che non ammettono una difesa…eliminando il giusto processo”. Esattamente come avviene negli Stati totalitari.
Dunque, eliminando la parola “peccato” o “lo stigma di “fornicatore” e “adutero”…hanno semplicemente sostituito a questi il termine “abusatore” e “molestatore”. Ossia hanno sostituito la moralità con l’ideologia”. C’è una differenza chiede il professore? “Sì. I peccati tradizionali erano chiari e precisi, si applicavano equamente a tutti ed erano sanzionati da autorità apolitiche come i genitori, le chiese, le comunità locali e la punizione era la disapprovazione sociale…al contrario, i nuovi crimini ideologici sono vaghi, mancano di una definizione precisa, di cui solo gli uomini possono essere ritenuti colpevoli e sono sanzionati da avvocati, gendarmi e puniti con le denunce e il carcere.
Così, dando dei bigotti ai cattolici, i progressisti hanno eliminato la distinzione Stato-Chiesa e peccato-reato, facendo diventare i peccati morali dei reati, ma solo in alcuni casi e solo se commessi dai maschi: i nemici pubblici dell’ideologia femminista. Spiegando che anche nel caso di Weinstein non si capisce quale sia precisamente il reato, né che cosa si intenda per “abuso” o “violenza sessuale” etc., l’articolo chiarisce che è tutto nell’interesse della nuova ideologia non definire precisamente i reati. Perché “il punto non è denunciare un crimine ma fomentare l’isteria che può essere utilizzata contro persone assolutamente più innocenti di quanto non appaia Weinstein”.
Parlando di un clima di “caccia alle streghe”, Stephen illustra il danno che fa allo Stato laico l’assenza del peccato predicato dalla Chiesa come distinto dal reato. Basti pensare a quanti uomini potrebbero essere denunciati per "abuso" senza che ciò implichi necessariamente una violenza sessuale e quindi per "aver avuto rapporti sessuali occasionali” con il consenso della donna: “Un tempo avremmo potuto comprendere questa vicenda teologicamente: anche se non ricevono una giusta punizione umana, saranno puniti secondo giustizia da Dio. Questo principio teologico potrebbe aiutare alcuni uomini a vedere un percorso più costruttivo per correggere non solo il loro comportamento ma anche il problema politico più grande", trasmettendo "agli uomini il messaggio che, piaccia o no, saranno inevitabilmente ritenuti responsabili e che dipende quindi da loro esercitare la leadership morale (e politica?)".
Tutto ciò mentre gli uomini di Chiesa provano a salvarsi dall’irrilevanza saltando sul carro per pubblicizzare la loro virtù ideologizzata”. Così “oggi è molto più probabile ascoltare un'omelia sulle "molestie sessuali" o la "misoginia" piuttosto che sulla fornicazione o l'adulterio, nonostante le enormi conseguenze sociali ed economiche generate dalle nascite fuori dal matrimonio”.
Insomma, mentre la Chiesa aveva sempre parlato di peccato senza occuparsi dei reati come spetta allo Stato, prima lasciandosi silenziare e poi seguendo l’ideologia, ha permesso quello di cui la sinistra la accusava: la punizione del peccato che adesso viene realmente compiuta dallo Stato. Ecco perché, “ironia della sorte, i radicali iper-secolarizzati ora sono quelli che sostituiscono una nuova teologia politica e un approccio quasi teocratico all'etica sessuale”.
Ma la conseguenza peggiore di tutta questa campagna è un’altra: “La nostra volontà di confondere la moralizzazione farisaica (che appunto non distingue il peccato dal reato, ndr) con una vera comprensione morale”. Infatti, invece che stabilire regole chiare sulla morale, distinguendole dalle regole legali, “avendo il coraggio di difenderle nelle nostre relazioni quotidiane, assumiamo disapprovatori professionisti…per infliggere punizioni in nostro nome, mentre stiamo seduti al sicuro deridendo da lontano i malfattori”. Per altro senza che nulla cambi del libertinismo sessuale responsabile di tutta questa immoralità dilagante. Infatti, conclude Stephen, questo atteggiamento comodo “non comporta alcun rischio per noi stessi e nessun obbligo di assumerci delle responsabilità di un ruolo di fronte alla decadenza morale”. Anzi, senza “preoccuparci di "sottigliezze" come le regole della prova e del giusto processo...abbiamo adottato la giustizia della folla, in cui la rivoluzione sessuale, come ogni rivoluzione, deve inevitabilmente degenerare”.
Ma, sempre come ogni altra rivoluzione, anche quella sessuale “inizialmente promettendo la libertà…è entrata in un fase che è simile ad un Regno del Terrore in cui sta divorando i suoi figli…non perché i rivoluzionari godano di un grande supporto popolare, ma perché i leader politici e religiosi sono confusi, divisi e intimiditi nel silenzio”. Basterebbe tornare a parlare di peccato e a definre cos'è reato per porre un freno sia alla depravazione sia al giustizialismo. Ma non sia mai, che il femminismo vuole due piccioni (il libertinismo e il potere) con una fava.