Quella moratoria sui princìpi non negoziabili
L'astensione della Lega sulla proposta di istituzione di una nuova Commissione parlamentare sui diritti umani che si occupi anche di utero in affitto e cristiani perseguitati la dice lunga sul patto che rende possibile la sopravvivenza di questo governo.
Prima delle elezioni i cattolici, almeno quelli che sanno riconoscere che ad esempio l’aborto è tematica moralmente più rilevante dell’immigrazione e che credere in Cristo è la libertà più importante di tutte, vivevano nell’angoscia pre-voto. Chi votare tenendo fisso come criterio ispiratore la tutela dei principi non negoziabili?
Ora abbiamo un governo con Alberto da Giussano coronato da 5 stelle. E’ noto che nel contratto stipulato dalle due parti i principi non negoziabili sono rimasti fuori sia in senso negativo che positivo. Tradotto: voi leghisti non provate a modificare la Cirinnà e voi pentastellati non provate a varare una legge sulla cosiddetta omofobia. Pare proprio che i due contraenti stiano mantenendo le promesse.
A confermarlo c’è un episodio di carattere politico. Il 10 luglio scorso si vota in Senato per l’istituzione di una Commissione straordinaria per i diritti umani, erede della vecchia Commissione dei diritti umani. Fratelli d’Italia, partito che ha le mani libere perché non vincolato da nessun patto, propone, per iniziativa della senatrice Isabella Rauti, un ordine del giorno (clicca qui) teso a definire la mission di questa commissione.
La Rauti innanzitutto ricorda che la precedente Commissione operava a senso unico – un senso che guardava solo a sinistra – e che i soli diritti umani oggetto del suo impegno erano quelli dettati dall’agenda del politicamente corretto: “pena di morte nel mondo, la tutela dei diritti fondamentali del fanciullo, il cyberbullismo, la lotta alla tratta degli esseri umani, la battaglia contro le discriminazioni, l'omofobia, la xenofobia”.
Poi l’esponente di FdI chiede che la nuova Commissione si occupi anche – incredibile dictu - "dei diritti dei nascituri, della tutela della vita dal concepimento alla morte naturale". Negli obiettivi della vecchia Commisione "manca qualunque riferimento ai diritti del nascituro, il diritto primario. Manca […] qualsiasi riferimento alla maternità surrogata. Bisogna infatti fare attenzione perché, al di là di come la si pensi, si tratta di una pratica che sfrutta il corpo delle donne e che genera anche la più odiosa delle discriminazioni, quella dei ricchi contro i poveri, di quelli cioè che si possono permettere di affittare l'utero di una donna povera contro quelli che non possono. Si tratta dunque di una pratica da vietare, a nostro avviso, come criminale mercificazione, come reato”.
Dalla bioetica si passa alla libertà religiosa per i cristiani: “Manca ancora completamente – continua la Rauti - il diritto alla libertà religiosa e di culto perché manca completamente nelle attività svolte il riconoscimento delle persecuzioni dei cristiani nel mondo, contro i sacerdoti, contro i fedeli e contro le chiese. Non c'è percezione del clima di intolleranza e di odio che esiste nel mondo contro la fede cristiana. Sono state date delle cifre, non le ripeterò, ma voglio ricordare le persecuzioni delle minoranze. Boko Haram stermina la minoranza cristiana in Nigeria. Ricordo anche le uccisioni in Siria e in Iraq totalmente dimenticate, bambini compresi e, ancora, l'esodo di quelle minoranze cristiane costrette a scappare. Insomma, un crimine contro l'umanità di cui non c'è traccia nelle attività della Commissione”. L’on. Rauti così conclude: “Fratelli d'Italia chiede che la Commissione si estenda e si occupi in modo esplicito dei diritti del nascituro e della maternità surrogata come reato e che ci si impegni contro le persecuzioni dei cristiani nel mondo”. Naturalmente scoppia la bagarre in Senato perché i prog e i liberals sono disposti a morire per le idee degli altri a patto che coincidano con le proprie.
Si passa alla votazione dell’ordine del giorno proposto dalla Rauti. 61 voti contro provenienti da Pd e Leu. Prevedibile. Astenuti: 198 voti tra cui tutti i leghisti. Il motivo? Quello accennato sopra: il contratto con il M5S che prevede di non metter becco in questioni spinose e divisive che potrebbero minare l’unità della coalizione o, per esprimerci in altri ma equipollenti termini, mettere a rischio il posto prenotato in Parlamento e al Governo. L’astensione aumenta il suo peso specifico in termini di valutazione politica se teniamo conto che il voto a favore avrebbe sì conferito alla neo Commissione un certo orientamento, ma non avrebbe impegnato il Governo e il Parlamento ad avvallare le decisioni della Commissione, proprio perché l’ultima parola, banale a dirsi, in materia di esecutivo spetta al Governo e in materia legislativa al Parlamento.