Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
dittatura

Nicaragua: Chiesa perseguitata, ma Roma tace

Continua l'escalation del regime di Daniel Ortega e di sua moglie, che si accanisce soprattutto contro sacerdoti, vescovi e fedeli cattolici. Il vescovo di Matagalpa è in carcere in attesa di processo, altri sono stati costretti all'esilio. In molti auspicano una reazione forte dalla Santa Sede, che continua a farsi attendere.

Libertà religiosa 17_01_2023

Il 2022 è, stato uno degli anni più critici per il Nicaragua a causa dell'intensificarsi della repressione  della dittatura di Daniel Ortega e di sua moglie, la vicepresidente Rosario Murillo. La crisi segnata anche dalla fuga dal Paese, con i circa 300mila nicaraguensi emigrati negli Stati Uniti e in Costa Rica nel 2022, ha colpito anche il New York Times, che ne parla in un articolo del 27 dicembre scorso.

La violenza peggiore si manifesta nell’accanimento contro i sacerdoti, i vescovi e i fedeli cattolici del Paese. Il balbettio o, ancor peggio, il silenzio del Vaticano anche durante l’incontro con i diplomatici accreditati, rimane incomprensibile. Diversi sacerdoti sono già stati condannati, altri sono in carcere in attesa di processo, tra loro il vescovo della diocesi di Matagalpa, monsignor Rolando Álvarez, accusato dal regime di «minare l'integrità nazionale e diffondere notizie false».

Ad altri sette sacerdoti è stato impedito dal regime di rientrare nel Paese o sono stati costretti all’esilio costretti all'esilio, tra questi il vescovo ausiliare di Managua, Silvio Báez, che proprio domenica 15 gennaio, dalla Florida in cui si trova dal fine 2019 a causa delle minacce subite e dal divieto di rimpatriare, ha accusato il regime di Ortega di «aggressività» solo per «paura e debolezza». Gli insulti di Ortega e di sua moglie contro i leader cattolici sono aumentati a dismisura e  nella settimana precedente al Santo Natale di quest’anno hanno toccato l’apice: «sacerdoti figli del diavolo»,«farisei» e persino «sepolcri imbiancati» .

Chiesa, religiosi e fedeli sono nel mirino di Ortega per aver chiesto rispetto per la libertà religiosa ed i diritti umani del popolo e tentato in ogni modo di accompagnare il Paese ad elezioni democratiche e libere, accogliendo durante le proteste dal 2018 ad oggi, feriti e le vittime delle persecuzioni. Il regime di Daniel Ortega e Rosario Murillo ha vietato almeno sei processioni anche in queste prime due settimane del 2023, oltre a dare il via al processo nei confronti del vescovo Rolando Álvarez, in carcere preventivo ai domiciliari da tre mesi. Il vescovo di Matagalpa e Segretario della Commissione comunicazione della Conferenza Episcopale Rolando Álvarez, da sempre critico contro il regime di Ortega e molto attivo sui social media, il 10 gennaio scorso è stato formalmente imputato e accusato di cospirazione diffusione di false informazioni e dovrà subire un processo penale, nonostante il vescovo sia agli arresti dal 19 agosto scorso. Il giudice Gloria María Saavedra ha deciso di farlo rimanere agli arresti domiciliari sino all’inizio del processo, la cui data non è stata decisa (carcere preventivo domiciliare sine die). 

La ricercatrice e avvocato, Martha Patricia Molina anch’essa esule, ritiene che l'anno 2023 «è iniziato in modo estremamente aggressivo... sarà un anno disastroso per la Chiesa cattolica…», come ha dichiarato il 17 novembre 2022 alla presentazione del suo report sulla repressione ed i crimini commessi dal regime di Ortega contro religiosi e fedeli in Nicaragua nel 2022 (Nicaragua: ¿Una iglesia perseguida?), dove si elencano dettagliatamente, anche attraverso immagini inconfutabili, i 396 attacchi subiti da sacerdoti, fedeli e edifici di culto  dal 2018 al novembre 2022. Sono state centinaia le ONG, molte delle quali cattoliche, chiuse dal regime comunista di Ortega dal 2018. 

Lo scorso anno l’escalation contro i cattolici e la Chiesa si è fatta più dura con la decisione del 12 marzo 2022 di espellere il Nunzio Vaticano a Managua,  monsignor Waldemar Stanislaw Sommertag, già promotore nel 2018 di una serie di iniziative per la riconciliazione nazionale e, a fine giugno, la scelta di Ortega di chiudere l’Associazione delle  Missionarie della carità di Madre Teresa ed espellere dal paese le suore, dopo 40 anni di presenza tra i poveri del Nicaragua. Oltre alle minacce nei confronti dei giornali e alle incarcerazioni di giornalisti quando descrivono le persecuzioni subite dalla chiesa cattolica, Ortega ha chiuso in agosto anche una decina di stazioni radio e di piccole televisioni locali legate a parrocchie o organizzazioni cattoliche.

Il regime aveva vietato la tradizionale processione del 13 agosto a Managua per la festa di Nostra Signora di Fatima che, nonostante le imponenti forze di polizia presenti, aveva visto comunque la partecipazione di centinai di fedeli nella cattedrale in preghiera durante le celebrazioni del cardinale Leopoldo Brenes, fiero difensore dei diritti del popolo e della libertà. Il giorno precedente l'osservatore permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione degli Stati americani (OAS) aveva espresso per la prima volta la forte preoccupazione.

Nei giorni seguenti 26 capi di Stato avevano chiesto lo stop alle violenze e un chiara parola di denuncia da parte del Papa, come abbiamo descritto su La Bussola.  Il 21 agosto scorso Papa Francesco all’Angelus aveva espresso, con marcata inadeguatezza da noi sottolineata, la  preoccupazione per la situazione in Nicaragua, invitando a un «dialogo aperto e sincero». A metà settembre, ancora lo stesso Pontefice aveva assicurato che il Vaticano era in «dialogo» con il governo nicaraguense in merito alla sua repressione della Chiesa cattolica e sperava «come minimo» che le suore dell'ordine religioso delle Suore della Carità di Madre Teresa potessero tornare nel Paese.

La prudenza vaticana, per evitare peggiori persecuzioni alla Chiesa ed al popolo, non spiega il silenzio del Santo Padre, soprattutto in occasione dell’incontro con il corpo diplomatico, illustrato su La Bussola. Il vero problema è che la simpatia o la sintonia con ideologie politiche sinistre non devono diventare il criterio di intervento della Santa Sede: Daniel Ortega è un dittatore che sta trucidando la Chiesa ed il popolo e la Sede di Pietro non può tacere.