La truffa dei valori comuni: vescovo si inchina in loggia
Prosegue l'Operazione Loggia per infiltrare la Massoneria nella Chiesa (e viceversa). Il vescovo di Arezzo superospite per i 150 anni della loggia di casa. «Valori comuni come dialogo e solidarietà», dice. Un inganno al quale ribellarsi: sono parole uguali che hanno valori antitetici e rivelano il vuoto del dialogo con chi nega la divinità di Cristo.
Il vescovo è il super ospite per il compleanno della loggia massonica. Succede ad Arezzo per i 150 anni della loggia Benedetto Cairoli del Grande Oriente d’Italia, che ha celebrato sabato la ricorrenza con un convegno aperto al pubblico dedicato alla storia della loggia e ai suoi 150 anni “di lavoro per il perfezionamento dell’uomo”.
Presenti, a fare gli onori è stato il Gran Maestro Stefano Bisi, le istituzioni cittadine. Ma la parte dell’ospite d’onore – è proprio il caso di dirlo – l’ha fatta sua eccellenza. La foto che ritrae l’abbraccio tra monsignor Riccardo Fontana e Bisi è diventata praticamente la foto emblema della giornata di sabato.
Sempre da Bisi, si apprende che il vescovo “ha detto che ci sono valori da condividere: il rispetto, la solidarietà, il dialogo, valori importanti che noi cerchiamo di praticare. E’ un bel segno averlo incontrato e avergli stretto la mano”, ha dichiarato al quotidiano il Corriere di Arezzo.
Sul sito del Grande Oriente poi verrà pubblicata la relazione del vescovo – come ha riferito il gran maestro aretino Stefano Capacci alla Nuova BQ – e quello sarà un modo per suggellare un evento per certi versi storico: un intervento di un esponente della gerarchia ecclesiale sul sito della Massoneria.
Dai commenti dei “grembiulini” presenti, sembra che il vescovo abbia deliziato l’uditorio. Un utente del sito del Grande Oriente ha infatti scritto: “Il dr. (!) Fontana ha fatto il suo mestiere: niente critiche e solo belle parole di circostanza, un vero prete! Noi continuiamo per la nostra strada”. Insomma, stando a quanto detto dai massoni aretini il vescovo deve aver parlato proprio bene ed evitato accuratamente tutte le condanne che la Chiesa ha sempre fatto della Massoneria.
Prosegue dunque l’operazione Loggia, la vasta campagna lanciata da Bisi e dalla Massoneria italiana per trovare quei punti di contatto con la Chiesa cattolica che storicamente la Massoneria combatte con il suo pensiero. Obiettivo: l’infiltrazione tanto desiderata negli anni ’70 da molti gesuiti come Michel Riquet, Jean Beyer e José Antonio Ferrer Benimeli.
Rispetto, niente critiche, dialogo, solidarietà. Il codice di comportamento che queste operazioni impongono conferma ancora una volta che se la Chiesa si comporta da partito politico, la sua partita è già persa in partenza. Certo, il vescovo avrebbe potuto anche citare il canone 1374 che recita: “Chi dà il nome ad una associazione che complotta contro la Chiesa, sia punito con una giusta pena, chi poi tale associazione promuove o dirige sia punito con l’interdetto” che si riferisce proprio alla Massoneria, ma così l’avrebbe messa giù dura.
Più comodo evidentemente riferirsi genericamente a un dialogo di circostanza senza accorgersi però che in questo modo ci si prostra a un avversario dichiarato della Chiesa cattolica. In questo modo però non si capisce più quale dovrebbe essere la specificità della proposta cristiana che non è semplicemente una religione per cercare di arrivare alla perfezione dell’uomo, ma un fatto che parte dal divino per arrivare all’umano. La promiscuità dell’evento di Arezzo ci suggerisce invece che si possa “dialogare con parole di circostanza” persino con chi nega la divinità di Cristo.
Tutto questo ricorda il tentativo di assimilare nel “pancristianesimo” tutto: un unico contenitore in cui tutto può essere assemblato nel nome del dialogo e della solidarietà. I quali però non possono essere comuni. Perché la solidarietà che intendono i massoni non è certo la carità cristiana dato che la carità non può esistere se è a danno della fede.
Come siamo lontani dall’invito di Giovanni: “Se qualcuno viene da voi e non porta questa dottrina, non ricevetelo in casa e non salutatelo nemmeno”. Ora siamo noi che andiamo da quel qualcuno.
Stesso discorso per il rispetto e il dialogo, parole talismano che indicano tutto e niente. Quale tipo di rispetto? Dialogo verso chi? Per quale motivo?
Si fa strada dunque un nuovo tipo di pancristianesimo che considera la Massoneria come un vicino di casa con il quale fare un tratto di cammino nel nome di valori comuni. Ma anche questa è una truffa dato che semmai ad essere comuni sono le parole che si utilizzano, solidarietà, rispetto e dialogo alle quale però, Cristianesimo e Massoneria danno valori comunque diversi e sempre antitetici. Pertanto, non si comprende come un vescovo possa parlare di valori comuni quando semmai il problema del rapporto tra cattolici e logge, atei e non cristiani è proprio legato al peso, cioè al valore, che si dà ad ogni parola ed esperienza che sta dietro quella parola. Prendiamo la parola pace. Gesù stesso ha messo in guardia dal diverso valore che si può dare ad essa: quella del mondo o quella che solo il Cristo può dare? Il risultato è la fine del messaggio cristiano. Servirebbe uno spazio in cui alzarsi e ribellarsi: “Eccellenza, questo non le è consentito”. Esiste questo spazio?