Il cardinale Müller e i veri nemici del Papa
In una importante intervista rilasciata al Corriere della Sera, l'ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede rifiuta di leggere ciò che avviene nella Chiesa in termini di "amici" contro "nemici" del Papa. E denuncia il "cerchio magico" che influenza le scelte del Papa con delazioni e spiate.
Sono tanti gli spunti della bella intervista rilasciata dal cardinale Gerhard Müller a Massimo Franco per il Corriere della Sera. Ma sono due soprattutto le cose che vale la pena sottolineare.
Anzitutto l’ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, nel sottrarsi allo squallido schema che vuole dividere il mondo in “amici” e “nemici” del Papa, fa vedere come sia possibile mantenere una profonda unione con il successore di Pietro pur criticando alcune sue scelte o modi di fare: «Come diceva il teologo del Cinquecento, Melchior Cano, i veri amici non sono coloro che adulano il Papa ma quelli che lo aiutano con la verità e la competenza teologica ed umana». E di certo anche in questa intervista non mancano appunti precisi al Papa: dalla mancanza di dialogo all’interno della Chiesa al modello di papato «più come sovrano dello Stato del Vaticano che come supremo insegnante della fede». Amore al Papato, franchezza con il Papa. Di contro, non può non venire in mente che alcuni dei più accesi sostenitori di papa Francesco, che non perdono occasione per fustigare chiunque osi esprimere anche solo una domanda, siano – vedi Enzo Bianchi – proprio tra coloro che vorrebbero liquidare il Papato. Curiosa coincidenza.
Il cardinale Müller rivendica con orgoglio il suo amore per la Chiesa e respinge qualsiasi tentativo di strumentalizzare la vicenda del suo mancato rinnovo alla Congregazione per rinchiuderlo nell’angolo degli “oppositori” del Papa. Non ci sono complotti contro Francesco, dice Müller, e però ricorda al Pontefice la grave responsabilità che ha di fronte alle domande e alle perplessità che arrivano da tante parti della Chiesa. I cardinali che hanno espresso Dubia su Amoris Laetitia e i 62 firmatari della Correctio Filialis vanno ascoltati e non liquidati sbrigativamente come “farisei”: proprio questo atteggiamento di chiusura potrebbe aprire la strada a processi scismatici, mette in guardia l’ex prefetto.
È una presa di posizione, quella del cardinale Müller, che ci conforta perché più volte anche noi siamo intervenuti per rivendicare la possibilità di esprimere perplessità e critiche su alcuni atti o anche su alcuni pronunciamenti politici e sociali di papa Francesco senza in nessun modo voler mettere in discussione la comunione con Pietro. È proprio perché amiamo la Chiesa e sappiamo quanto sia importante il Papato che sentiamo il dovere di esprimere un giudizio su quel che accade e ferisce tanti fedeli.
C’è un secondo aspetto che emerge con prepotenza dalle parole di Müller e che in qualche modo è collegato al primo, anzi è una causa fondamentale delle difficoltà all’interno della Chiesa. L’ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede denuncia con forza il “cerchio magico” che sta intorno a papa Francesco e che è il primo responsabile delle epurazioni – a Roma e non solo - che ormai si succedono con continuità. Perché queste persone si preoccupano soprattutto «di fare la spia su presunti avversari».
Lui stesso è stato vittima di questa cricca di delatori che «servono solo se stessi». Dice a proposito degli eventi che hanno portato alla sua mancata riconferma alla Congregazione: «Il Papa mi confidò: “Alcuni mi hanno detto anonimamente che lei è mio nemico” senza spiegare in qual punto». Nessuna possibilità di difesa gli è stata concessa: «Dopo quarant’anni al servizio della Chiesa – prosegue il racconto - mi sono sentito dire questo: un’assurdità preparata da chiacchieroni che invece di instillare inquietudine nel Papa farebbero meglio a visitare uno strizzacervelli». Sempre a spie e delatori si deve il licenziamento in tronco di tre validissimi collaboratori alla Congregazione per la Dottrina della Fede, poco prima dell’uscita di scena dello stesso Müller. Erano molto preparati e dediti al lavoro sui casi di pedofilia, cacciati senza un perché: «Le persone non possono essere mandate via ad libitum, senza prove né processo, solo perché qualcuno ha denunciato anonimamente vaghe critiche al Papa mosse da parte di uno di loro…».
Questa è la situazione che c’è oggi in Vaticano e il problema di spie e delatori, che adulano il Papa solo per fare carriera, è un fenomeno purtroppo generalizzato.
Il cardinale Müller ovviamente non fa nomi, ma non è difficile individuare almeno alcuni elementi del “cerchio magico”: monsignori dalle improvvise carriere brillanti, giornalisti e intellettuali che si premurano quasi quotidianamente di additare al pubblico ludibrio i presunti “nemici” del Papa. È «il danno più grave che causano alla Chiesa», afferma Müller. E noi siamo completamente d’accordo.