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amoveatur senza promoveatur

De Donatis, l'ex cardinal vicario diventa penitenziere

Dal Vicariato alla Penitenzieria Apostolica, non pochi leggono nel trasferimento un declassamento. E per Libanori è stato creato un ufficio ad hoc. 

Borgo Pio 07_04_2024
IMAGOECONOMICA - ANDREA DI BIAGIO

Da ieri il cardinale Angelo De Donatis non riveste più l'incarico di Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma e Arciprete della Basilica Papale di San Giovanni in Laterano e va alla guida della Penitenziera Apostolica, al posto del cardinale Mauro Piacenza che a settembre compirà 80 anni. Il Vicariato per ora resta vacante, anche se al "declino" di De Donatis ha corrisposto una crescente presenza del vicegerente mons. Baldo Reina. 

Inconsueta anche la nuova destinazione di mons. Daniele Libanori, gesuita e fino a ieri vescovo ausiliare, nominato Assessore del Santo Padre per la Vita Consacrata: un incarico creato ex novo per il presule a sua volta in contrasto con l'ex Vicario riguardo al caso Rupnik.

Le possibili incomprensioni tra il Papa e il suo ormai ex Vicario risalirebbero alla querelle pandemica sulle chiese da riaprire o da richiudere. Repentina la discesa come repentina fu l'ascesa agli albori del pontificato, quando De Donatis, all'epoca parroco di San Marco Evangelista al Campidoglio, fu chiamato a predicare i primi Esercizi Spirituali di Francesco nella Quaresima del 2014; l'anno seguente divenne vescovo ausiliare. Quindi, nel 2017 Vicario del Papa per la Diocesi di Roma e l'anno seguente ricevette la porpora. Nel suo congedo dalla guida della diocesi capitolina De Donatis ha citato il capitolo 21 di Giovanni: «...quando sarai vecchio tenderai le tue mani, un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».

La nomina di De Donatis è stata letta da non pochi come un declassamento: in tal caso si ripeterebbe il copione del 2013 quando l'allora prefetto dell'allora Congregazione per il Clero, Mauro Piacenza, fu mandato alla Penitenzieria, dov'è rimasto appunto fino a ieri. Di sicuro nessuno vi ha visto la vecchia prassi curiale del "promoveatur ut amoveatur", ovvero promuovere qualcuno ad altro e alto incarico allo scopo di rimuoverlo da quello presente. Perché se rimozione c'è stata, di promozione in entrambi i casi non si è vista l'ombra, essendo oggettivamente la Penitenzieria Apostolica un ufficio importante ma certamente più defilato rispetto al Vicariato o alla Congregazione (ora Dicastero) per il Clero. 

Una sola cosa ha in comune il Penitenziere Maggiore con il Cardinal Vicario: sono tra i pochissimi ruoli (insieme al Camerlengo, al Decano e al Vicario per la Città del Vaticano) che restano al loro posto in tempo di sede vacante, quando "saltano" automaticamente tutti i capi dicastero e persino il Segretario di Stato.