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CONSEGUENZE

Cambio sulla pena di morte, esulta la lobby gay

Per la lobby gay, impegnata nell'assalto al catechismo della Chiesa, la decisione del Papa sulla pena di morte è una grande vittoria. La notizia è che «la dottrina può cambiare», e può cambiare secondo la mentalità del mondo. Per questo diventa ancora più importante l'Incontro mondiale delle famiglie a Dublino, un test decisivo per capire in che direzione vuole andare il Papa.

Editoriali 04_08_2018

Bisognerebbe cambiare il catechismo, diceva qualche mese fa padre James Martin, noto difensore della causa Lgbt nella Chiesa, perché la condanna dell’omosessualità spinge al suicidio tanti giovani Lgbt. L’idea che nelle saune frequentate dalla comunità Lgbt si possano trovare copie stropicciate del Catechismo della Chiesa cattolica è indubbiamente suggestiva, ma francamente poco probabile. Però la sortita di padre Martin, nominato dal Papa nell’aprile 2017 consultore della Segreteria per la Comunicazione e chiamato come relatore al prossimo Incontro mondiale delle famiglie a Dublino, non è certo estemporanea. Come abbiamo già avuto modo di documentare (clicca qui) le grandi manovre della lobby gay nella Chiesa per l’assalto al Catechismo sono in corso già da tempo, e vale la pena notare che tale assalto è fiancheggiato anche dal quotidiano dei vescovi italiani Avvenire.

Basta questo per capire quale conseguenze possa avere la decisione di papa Francesco di cambiare l’articolo del Catechismo sulla pena di morte. L’irreformabilità della dottrina, l’impossibilità di catechismi che si contraddicono sono stati finora il baluardo perché la Chiesa, annunciatrice di ciò che è eterno, non abdicasse all’effimero, alla mentalità mondana. Ora questo baluardo è stato abbattuto. «La dottrina della Chiesa può cambiare», annuncia festoso il New Ways Ministry, sito americano che raccoglie le istanze degli Lgbt nella Chiesa. Ed è la grande notizia per cui la lobby gay nella Chiesa sta lavorando da tempo.

Non c’è dubbio che il cambiamento del Catechismo sulla pena di morte darà un grande impulso alla lobby gay nella Chiesa, ed è proprio New Ways Ministry a spiegarne i motivi. Ne riassumo i principali: primo, si tratta di un «chiaro, esplicito esempio contemporaneo di un cambiamento nella dottrina della Chiesa, e anche di come può essere fatto: con un cambiamento del catechismo da parte del Papa». Secondo, per arrivare al cambiamento sono stati necessari decenni di discussioni e dibattiti teologici. Questo vuol dire che gli attuali dibattiti ecclesiali in chiave Lgbt hanno una grande possibilità di arrivare al medesimo risultato. Ovvia l’indicazione: intensificare il dibattito teologico ed ecclesiale. Terzo, la violazione della dignità umana è l’argomento alla base della condanna della pena di morte; è lo stesso argomento fondamentale su cui si basano le rivendicazioni Lgbt. E ancora, questione molto importante: la lettera di spiegazione che accompagnava la decisione del Papa riguardo al cambiamento del Catechismo, «spiega che una delle ragioni per il cambiamento della dottrina è il nuovo contesto sociale che ha una nuova comprensione del senso della punizione». Ma nella società oggi è ancora più forte il cambiamento di atteggiamento rispetto all’omosessualità, e quindi allo stesso modo ci si può aspettare un cambiamento del Catechismo laddove considera gli atti omosessuali intrinsecamente disordinati.

Dunque oggi la vera domanda è se papa Francesco sia in totale sintonia con i sostenitori della causa Lgbt così come lo è con la Comunità di sant’Egidio che da tanti anni ha fatto della battaglia contro la pena di morte una sua ragione d’essere. Diversi pronunciamenti molto chiari sul matrimonio e sull’ideologia gender farebbero pensare di no, ma allo stesso tempo certi gesti, certe battute e tante nomine suscitano molti dubbi al proposito.

A maggior ragione dunque l’Incontro mondiale delle famiglie di Dublino sarà un test decisivo per capire l’orientamento in materia. Come abbiamo già avuto modo di dire, a un tale incontro non è concepibile la presenza di padre James Martin come relatore né sarebbe accettabile la parata di “tutti i tipi di famiglie” all’incontro con il Papa. Lasciare padre Martin nel programma e procedere nella presentazione dei vari tipi di famiglie sarebbe un segnale chiaro nella direzione omosessualista.

Allo stesso modo non è più tollerabile che a presiedere il Dicastero per la famiglia, la vita e i laici resti il cardinale Kevin Farrell, la cui miracolosa carriera ecclesiastica – come giustamente ricostruita da Sandro Magister – è strettamente legata soprattutto a quel cardinale Theodore McCarrick, responsabile di una sfrenata attività omosessuale e di abusi sessuali su adulti e minori, e con cui il cardinale Farrell ha convissuto per diversi anni a Washington. Soltanto per prudenza, senza neanche indagare sulla moralità personale di Farrell, si dovrebbe evitare che a difendere la famiglia ci sia un personaggio come minimo facilmente manipolabile da quel circolo omosessuale che ha assunto un così grande potere nella Chiesa.

Le parole non bastano, soltanto i fatti ci diranno quale è l’indirizzo che il Papa intende dare in materia.