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sentenza a bolzano

Asl condannata: risarcimento imponente a sanitaria sospesa

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Clamorosa sentenza a Bolzano: l'Asl deve pagare un risarcimento di quasi 170mila euro a una sanitaria sospesa per non essersi vaccinata. «È il risarcimento più alto mai ottenuto», spiega l'avvocato Sandri alla Bussola. E ora il rischio è che la Corte dei conti indaghi per danno erariale. 
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Attualità 06_05_2024

I nodi vengono al pettine e sono salati. Ammonta a quasi 170mila euro il risarcimento che l’Asl di Bolzano dovrà corrispondere ad una dirigente dell’ospedale di Bressanone sospesa dal servizio perché non vaccinata. Si tratta di una cifra monstre e clamorosa, la più alta mai registrata fino ad ora e che ora potrebbe preludere anche ad un’indagine della Corte dei conti per danno erariale.

È questo il succo di una sentenza (leggi QUI il dispositivo) pronunciata dal giudice del lavoro di Bolzano Eliana Marchesini, che il 3 maggio scorso ha chiuso la vertenza che vedeva la donna, dirigente della farmacia interna dell’ospedale alto atesino opposta alla sua azienda Asl. Un successo dell’avvocato Mauro Sandri e dell’avvocato Olav Gianmaria Taraldsen, che dimostra ancora una volta quanto fossero illegittime e vessatorie le disposizioni con le quali i sanitari sono stati privati del lavoro durante la campagna vaccinale per non essersi sottoposti al vaccino.

La donna era stata sospesa dal 4 settembre 2021 al 31 dicembre dello stesso anno, poi, la sospensione è stata reiterata per tutto il 2022 fino al 2 novembre, data in cui cessò definitivamente l’obbligo di vaccinazione per i medici e i sanitari.

Il punto su cui il giudice Marchesini ha insistito nelle sue motivazioni verte attorno al riconoscimento che la sospensione disposta dall’ASL non poteva valere dopo il 31 dicembre 2021, data di scadenza della medesima. Dopo tale momento la competenza per la sospensione dei professionisti sanitari era passata agli Ordini professionali. Nel caso di specie l’Ordine dei farmacisti della Provincia di Bolzano aveva invece riconosciuto che la farmacista aveva un valido certificato di esenzione dalla vaccinazione. L’Azienda sanitaria avrebbe, quindi, dovuto reintegrare la lavoratrice a partire dal 1° gennaio 2022.

La farmacista è stata sospesa e ora, al termine della vertenza giudiziaria, il conto per l’Asl è salatissimo. Accertata dunque «l’illegittimità̀ del provvedimento di sospensione non retribuita dal servizio», l’Asl viene condannata a pagare tutte le retribuzioni lorde, pari a 12.317 euro mensili, per tutto il periodo della sospensione, per complessivi 123.172 euro, oltre interessi legali e rivalutazione dal dovuto al saldo.

Inoltre, viene riconosciuto «il diritto della lavoratrice all’anzianità̀ di servizio, agli accantonamenti, alle ferie, ai permessi e ai contributi previsti dal contratto di lavoro per il periodo di sospensione. L’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige - Südtiroler Sanitätsbetrieb viene così condannata a corrispondere alla dipendente l’importo di 33.633 euro per detrazioni fiscali non conseguibili» e «alla rifusione di due terzi delle spese di lite sostenute dalla ricorrente che si liquidano per intero in 10.717 euro».

Il totale fa paura: 167mila euro. Una cifra mai riconosciuta fino ad oggi.

Soddisfatto, ovviamente, l’avvocato Sandri che alla Bussola dice: «Si tratta di una sentenza che ha una rilevanza particolare. Il risarcimento liquidato è il più elevato economicamente mai richiesto e mai ottenuto in una causa relativa ad obbligo vaccinale: quasi 200.000 euro».

Ma la cosa non finisce qua, potrebbero esserci anche degli sviluppi amministrativi. Secondo Sandri, infatti, «una Asl che deve sborsare tutto questo denaro per avere sospeso illegittimamente una dipendente è a rischio di intervento della magistratura contabile. Mi auspico che questo intervento avvenga al più presto perché i funzionari che hanno usato malamente il loro potere per dilapidare denaro pubblico devono pagare in prima persona».

Ma la sentenza offre al legale, che da anni è attivo nella difesa dei discriminati da vaccino in ambito lavorativo, anche l’occasione per ribadire che «non esistono santuari inespugnabili. L’Alto Adige è un territorio che ha mostrato una combattività superiore alla media e quello nel quale le autorità politiche hanno attuato una delle più feroci campagne repressive. Eppure, anche in questo contesto di estrema difficoltà abbiamo sfondato e con una forza dirompente».

Ora non resta che proseguire nella ricerca della verità tramite sentenza giudiziaria. «Abbiamo armi giuridiche efficacissime mai prima d’ora utilizzate – ha concluso -, affinate in questi anni in cui abbiamo dovuto subire quelle degli avversari. Cominceremo ad utilizzarle nelle prossime settimane avendo un solo obiettivo: nessuno di coloro che sono stati ingiustamente discriminati e puniti per il loro coraggio, anche chi ha già perso le cause, rimarrà senza vera giustizia perché verrà risarcito integralmente».