Wuerl lascia l'incarico, ma resta ancora un po'
Il Pontefice accetta le dimissioni del cardinale di Washington, Wuerl, benevolo e distratto custode delle “restrizioni” su McCarrick. Il Papa lo ringrazia per "la nobiltà" e lo tiene al suo posto fino al successore. In tempo per gestire lo scandalo abusi nell'assemblea generale dei vescovi Usa di novembre.
Il Pontefice ha accettato le dimissioni del cardinale di Washington, Donald Wuerl; dimissioni peraltro presentate tre anni fa, al raggiungimento del 75mo genetliaco. Altri vescovi – Negri, Aguer, Léonard per non citarne che alcuni – sono stati pensionati al volo; altri, più vicini al cuore di papa Francesco, godono di lunghi periodi di dilazione. E certamente Wuerl, il benevolo e distratto custode delle “restrizioni” che Benedetto XVI aveva posto su McCarrick è ben nel cuore del Pontefice, come testimonia la lettera che accompagna l’accettazione, e, se vogliamo, anche la richiesta di continuare gestire la diocesi fino a quando non sarà nominato un successore.
Nel caso di mons. Aguer, per esempio, tanto per ricordare figli e figliastri, gli era stato nominato come amministratore apostolico mons. Bochatey. Invece Wuerl, travolto dallo scandalo McCarrick e soprattutto dalle sue coperture e mancanze quando era vescovo di Pittsburgh, oggetto di una petizione di laici cattolici che gli chiedevano di andarsene subito, riceve questo trattamento in guanti bianchi.
Scrive il Pontefice: “La tua rinuncia è un segno della tua disponibilità e docilità allo Spirito che continua ad agire nella Chiesa. Accettando le tue dimissioni, ti chiedo di restare Amministratore Apostolico fino alla nomina del tuo successore”. Wuerl aveva dato le dimissioni il 12 novembre 2015; e il 21 settembre scorso aveva di nuovo scritto al Pontefice chiedendo che le dimissioni venissero accolte. Wuerl inoltre era corso a Roma subito dopo l’esplosione della testimonianza di mons. Viganò, e la pubblicazione del Rapporto del Gran Jury di Pennsyilvania, che aveva rivelato una serie di fatti che lo coinvolgevano pesantemente.
Nella lettera il Pontefice fa poi un’affermazione allo stesso tempo misteriosa e impegnativa. Dice infatti: “Hai elementi sufficienti per "giustificare" le tue azioni e distinguere fra ciò che significa coprire o non gestire i problemi e commettere qualche errore. Comunque la tua nobiltà ti ha portato a non scegliere questa via di difesa. Di questo sono fiero e ti ringrazio”.
Il cardinale è stato oggetto di critiche da giugno scorso; da quando cioè le rivelazioni sui comportamenti omosessuali predatori del suo predecessore e amico, Theodore McCarrick avevano fatto nascere immediatamente il problema: che cosa sapeva di McCarrick, e come aveva gestito quel problema? Secondo la testimonianza di mons. Viganò, confermata dal card. Ouellet, McCarrick era stato chiamato a una vita di penitenza e preghiera, senza viaggi o apparizioni pubbliche. Lo sapevano diverse persone: fra queste il nunzio (Sambi e Viganò) e il prefetto per i vescovi. Non è pensabile che l’arcivescovo della città in cui McCarrick risiedeva, e che aveva il compito di vegliare su di lui, ne fosse ignaro.
Ricordiamo qui che cosa scrive nella sua testimonianza mons. Viganò, riferendosi al card. Wuerl e alle "sanzioni" di McCarrick: “In ogni caso, io stesso venni in più occasioni sull’argomento con il Card. Wuerl, e non ci fu certo bisogno che entrassi in particolari perché mi fu subito evidente che ne era pienamente al corrente. Ricordo poi in particolare il fatto che dovetti richiamare la sua attenzione perché mi accorsi che in una pubblicazione dell’arcidiocesi, sulla copertina posteriore a colori, veniva annunciato un invito ai giovani che ritenevano di avere la vocazione al sacerdozio ad un incontro con il Card. McCarrick. Telefonai subito al Card. Wuerl, che mi manifestò la sua meraviglia, dicendomi che non sapeva nulla di quell’annuncio e che avrebbe provveduto ad annullare detto incontro. Se come ora continua ad affermare non sapeva nulla degli abusi commessi da McCarrick e dei provvedimenti presi da papa Benedetto come si spiega la sua risposta?
Le sue recenti dichiarazioni in cui afferma di non aver nulla saputo, anche se all’inizio furbescamente riferite ai risarcimenti alle due vittime, sono assolutamente risibili. Il cardinale mente spudoratamente e per di più induce a mentire anche il suo Cancelliere, Mons. Antonicelli. Del resto già in altra occasione il Card. Wuerl aveva chiaramente mentito”. E continua: “Il Card. Wuerl inoltre, ben sapendo dei continui abusi commessi dal Card. McCarrick e delle sanzioni impostegli da papa Benedetto, trasgredendo l’ordine del papa, gli permise di risiedere in un seminario in Washington D.C. Mise così a rischio altri seminaristi”.
Alla luce di queste dichiarazioni la lettera encomiastica del Pontefice avrà come effetto, fra gli altri, quello di esasperare la sensibilità di molti cattolici, soprattutto americani. E non si tratta solo del caso McCarrick, anche se esso, già da solo, darebbe materia sufficiente a non fare lodi alla nobiltà. Il Rapporto del Grand Jury della Pennsylvania ha messo sotto la lente la sua attvità di vescovo di Pittsburgh, carica ricoperta dal 1988 al 2006. E alcun dei casi toccati dal Rapporto hanno portato a pensare che Wuerl abbia permesso a preti accusati di abusi di continuare a esercitare dopo che nei loro confronti erano state elevate accuse. La tensione intorno a lui è continuata crescere nelle scorse settimane, con richieste di dimissioni e manifestazioni davanti alla sua residenza.
A un giornalista, George Neumayr, è stato proibito entrare nel Santuario di Washington, e la sua foto è stata segnalata alla sicurezza, perché troppo critico verso Wuerl. Bisogna adesso vedere quali saranno i tempi della sostituzione. Era opinione generale che Wuerl volesse rimanere in carica – come in effetti è ancora – fino all’assemblea generale dei vescovi USA di novembre, in cui si affronterà il drammatico problema delle ricadute pastorali e di immagine dello scandalo degli abusi; e secondo persone a lui vicine, Wuerl aveva intenzione di continuare a giocare un ruolo su questo tema, aiutato certamente anche dai restanti membri della “filiera McCarrick”: il card. Cupich di Chicago, il card. Joe Tobin, e mons. McElroy di San Diego.
Quindi, se la nomina del successore non avverrà prima del 13 novembre, sarà Wuerl a partecipare a nome di Washington all’assemblea. Posto che si discuterà probabilmente anche dell’inchiesta dei vescovi americani sugli abusi, e sul caso McCarrick, è chiaro l’interesse di Wuerl di esserci.