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IL BELLO DELLA LITURGIA

San Lorenzo, i carboni del martirio diventano stelle

Graticola o no, il sacrificio di Lorenzo conclude la decorazione niccolina e il racconto della vita del martire che nacque al cielo il 10 agosto. Le stelle cadenti che ogni anno, in questo giorno, aspettiamo di catturare con lo sguardo nel caldo cielo d’agosto, secondo una diffusa tradizione sono i carboni ardenti di quel fuoco che sancì definitivamente la santità del diacono martire.

Cultura 11_08_2018

Beato Angelico – Consacrazione di San Lorenzo –  Roma, Cappella Niccolina

Questi è il diacono san Lorenzo,
che diede la sua vita per la Chiesa:
egli meritò la corona del martirio,
per raggiungere in letizia il Signore Gesù Cristo.

Antifona d’ingresso festa liturgica di San Lorenzo martire

Fin dai primi secoli della storia cristiana Lorenzo è stato universalmente molto caro alla devozione popolare. Gli artisti lo hanno sempre rappresentato come un giovane vestito con la dalmatica, la lunga tunica riservata a diaconi e suddiaconi. E diacono, effettivamente, Lorenzo fu, affiancando nelle opere di carità papa Sisto II in quel di Roma intorno alla metà del III secolo. E’ uno dei punti fermi della sua biografia di cui si hanno, nel complesso, notizie scarse. Procediamo, però, con ordine, lasciandoci condurre lungo l’agiografia laurenziana da un grandissimo artista fiorentino che a metà del ‘400 si trovava a Roma per raccontare la storia del martire nel Palazzo Apostolico in Vaticano.

Il maestro in questione è Beato Angelico, il frate pittore beatificato da Giovanni Paolo II nel 1982, che già i contemporanei stimavano per la sua umanità oltre che per la profonda religiosità dei dipinti. Toccò a lui e ai suoi collaboratori, il più famoso dei quali fu Benozzo Gozzoli, a dipanare le vicende dei due protodiaconi Lorenzo e Stefano sulle pareti della cappella privata di Niccolo V, committente dell’opera, oggi parte integrante del percorso dei Musei Vaticani.

Seguiamo le vicissitudini di Lorenzo nel registro mediano, partendo dalla scena della sua consacrazione per mano di Sisto II, che compare isolata al centro della parete sinistra. Lorenzo e il futuro pontefice si conobbero in Spagna, per l’esattezza a Saragozza dove, allievo e maestro, instaurarono un rapporto di reciproca stima e amicizia che li portò insieme a Roma. Qui, divenuto Vicario di Cristo nel 257, Sisto II consacrò il giovane, affidandogli la responsabilità delle attività caritatevoli.

In una navata scorciata all’interno di una basilica, il papa consegna al neo diacono pisside e patena. Sono questi oggetti, simbolo della sua vocazione, il vero punto di fuga dell’ardita prospettiva, attorno al quale si dispongono tutti i personaggi che l’Angelico descrive indulgendo sui preziosi dettagli delle loro vesti.  Anche l’episodio seguente è ricco di particolari. La scena è divisa in due riquadri in cui compaiono, a sinistra, i soldati dell’imperatore Valeriano che bussano minacciosi sul portale esterno, mentre a destra Lorenzo, inginocchiato docilmente davanti al pontefice, riceve dalle sue mani gli argenti della chiesa e la sua paterna benedizione, necessaria a svolgere il compito assegnatogli.

Lo ritroviamo poco più in là, intento a distribuire l’elemosina ai poveri, inquadrato sullo sfondo di una navata di un monumentale edificio in stile rinascimentale, che ne esalta la figura.  Una variegata umanità lo circonda: c’è uno zoppo, due donne con i loro figlioletti, un mendicante, due bimbi orfani. Tutti ritratti con estremo realismo che nell’insieme, però, non turba l’armonia della scena il cui fulcro è la solida figura del santo.

Sisto II e Lorenzo furono sorpresi insieme ai loro compagni mentre celebravano l’eucarestia nelle catacombe di Pretestato. Era l’anno 258, quello in cui Valeriano aveva ordinato di mettere a morte tutti i vescovi e i loro diaconi.  Il Santo Padre fu subito decapitato. A Lorenzo fu temporaneamente risparmiata la vita affinché consegnasse ai suoi aguzzini le ricchezze della chiesa. E così prosegue anche il racconto dell’Angelico che ci rende partecipi del processo intentato al Santo dall’imperatore seduto su uno scranno sfarzoso mentre mostra a un impassibile Lorenzo gli strumenti della tortura.

Graticola o no  - non tutti gli storici sembrano condividere questa versione del martirio, la più accreditata in ambito iconografico, come anche Beato Angelico dimostra – il sacrificio di Lorenzo conclude la decorazione niccolina e il racconto della vita del martire che nacque al cielo il 10 agosto.

Le stelle cadenti che ogni anno, in questo giorno, aspettiamo di catturare con lo sguardo nel caldo cielo d’agosto, secondo una diffusa tradizione sono i carboni ardenti di quel fuoco che sancì definitivamente la santità del nostro martire.