Roma si muove, ma contro il vescovo antiscismatico
Papa Francesco ha disposto una visita apostolica nell’arcidiocesi di Colonia, incaricando il cardinale Arborelius e monsignor van den Hende. Sotto esame, tra le altre, la gestione dei casi di abusi sessuali operata dal cardinale Woelki, già scagionato dal Rapporto Gercke e, dopo la sua autosegnalazione, dall’ex Sant’Uffizio. La notizia della visita è stata accolta con entusiasmo dall’ala progressista e dai moltissimi critici di Woelki, che pure dice di rallegrarsi della decisione del Papa di "farsi un'idea". L'arcivescovo di Colonia è sempre più isolato nell’episcopato tedesco e sottoposto a un’offensiva mediatica anche per il suo sostegno al Responsum negativo sulle benedizioni delle coppie gay che stanno provocando uno scisma conclamato.
“Mi rallegro del fatto che il Papa voglia farsi un’idea dell’indagine indipendente e delle sue conseguenze”. Con queste parole il cardinale Rainer Maria Woelki ha commentato la notizia della visita apostolica disposta da Papa Francesco nell’arcidiocesi di Colonia. Toccherà al cardinale Anders Arborelius e a monsignor Johannes van den Hende, rispettivamente vescovi di Stoccolma e di Rotterdam, indagare su quella che la Nunziatura apostolica a Berlino definisce in una lettera la “complessa situazione pastorale dell’arcidiocesi” guidata da Woelki. Dalle prime settimane di giugno i due presuli saranno chiamati ad esaminare se ci sono stati o meno “eventuali errori commessi dal cardinale Rainer Maria Woelki, nonché dall’arcivescovo di Amburgo, monsignor Stefan Heße, e dagli ausiliari monsignor Dominikus Schwaderlapp e Ansgar Puff, riguardo a casi di abusi sessuali”.
Una decisione che arriva dopo più di due mesi dalla pubblicazione del cosiddetto Rapporto Gercke, quasi 900 pagine con i risultati dell’indagine indipendente condotta sulle responsabilità di funzionari dell’arcidiocesi di Colonia nel trattare i casi di abusi sessuali tra il 1975 e il 2018. Un lavoro commissionato ad un team legale locale proprio dal cardinale Woelki dopo il rifiuto di rendere pubblico un precedente rapporto realizzato dallo studio Westpfahl Spilker Wastl accusato di non aver rispettato la privacy di alcuni dei protagonisti. Proprio alcuni contenuti di questo primo report erano stati fatti circolare dal quotidiano Kölner Stadt-Anzeiger che aveva tirato in ballo direttamente l’arcivescovo di Colonia, avanzando l’ipotesi che non avesse provveduto ad aprire un’indagine preliminare su un caso di un sacerdote di Düsseldorf sospettato di un’aggressione sessuale avvenuta negli anni Settanta.
Finito nella bufera, Woelki si era rivolto direttamente a Papa Francesco per chiedergli di accertare se avesse o meno commesso una violazione canonica nel caso specifico. Tuttavia, prima la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva chiuso il fascicolo aperto sul suo conto dopo l’autosegnalazione, poi il Rapporto Gercke lo ha scagionato, avvalorando la tesi difensiva secondo cui l’arcivescovo non sarebbe stato tenuto a convocare il presunto stupratore, essendo quest’ultimo ormai in fin di vita e quindi nelle condizioni di non poter affrontare un interrogatorio. Dall’indagine pubblicata a marzo scorso non ne era uscito altrettanto bene il suo maestro e predecessore, il cardinale Joachim Meisner, che negli anni interessati avrebbe commesso 24 violazioni, non denunciando a Roma i casi di abusi commessi da sacerdoti della sua diocesi.
Il Rapporto Gercke, inoltre, era costato il posto al vescovo di Amburgo, monsignor Heße, per responsabilità accertate ai tempi in cui ricopriva l’incarico di direttore del personale a Colonia e a Dominikus Schwaderlapp e Ansgar Puff, ausiliari a Colonia. I visitatori Arborelius e van den Hende dovranno accertare se ci siano stati o meno gli eventuali errori attribuiti a questi tre presuli, ma dovranno indagare anche sull’operato di Woelki che era stato invece prosciolto dal report dello studio legale.
La notizia è stata accolta entusiasticamente dai numerosissimi critici dell’arcivescovo, detestato dall’ala progressista della comunità cattolica di Colonia e non particolarmente amato dai suoi confratelli della Conferenza episcopale tedesca. Non a caso, nella lettera si indica come motivazione della visita apostolica la “complessa situazione pastorale dell’arcidiocesi” riferendosi, probabilmente, alle richieste di dimissioni piovute addosso a Woelki dopo il suo rifiuto di pubblicare, per “carenze metodologiche”, il rapporto sulla gestione degli abusi realizzato da Westpfahl Spilker Wastl. La comunicazione arriva poche ore dopo una manifestazione contro di lui andata in scena fuori dalla parrocchia Santa Margherita di Düsseldorf, con tanto di cartellini rossi sventolati in faccia all’incredulo porporato. La pressione per spingerlo ad un passo indietro non si è allentata in questi mesi, nonostante la pubblicazione del Rapporto Gercke con risultati a lui favorevoli. I manifestanti chiedevano a Woelki di non celebrare le Cresime già programmate di 17 ragazzi della parrocchia.
Il porporato tedesco ha lasciato a desiderare nella gestione comunicativa della vicenda su un tema caldo come quello degli abusi sessuali, ma in assenza di responsabilità personali accertate sia dall’indagine indipendente di un team legale, sia dalla presunta inchiesta della Congregazione per la Dottrina della Fede, c’è chi si chiede se a determinare l’invio di una visita apostolica abbia contribuito proprio l’offensiva mediatica in corso nei suoi confronti e l’isolamento riservatogli nell’episcopato tedesco.
Lo stesso provvedimento, per ora, non è stato preso in considerazione per la diocesi di Aquisgrana che aveva commissionato un’analoga indagine a Westpfahl Spilker Wastl al termine della quale era stato presentato un rapporto in cui erano venute alla luce delle presunte negligenze commesse dal vescovo emerito e dal suo vicario generale. Una situazione piuttosto simile a quella di Colonia perché anche ad Aquisgrana non erano state individuate eventuali responsabilità del vescovo in carica, Helmut Dieser. In questo caso, però, al vescovo non colpevole è stata risparmiata l’offensiva toccata al suo confratello di Colonia e non ci sono state contro di lui manifestazioni dei gruppi più movimentisti della comunità.
Dieser e Woelki hanno gestito diversamente a livello comunicativo la patata bollente, ma non è da escludere che nella differente reazione dell’opinione pubblica possa aver influito l’avere a che fare, da un lato, con un vescovo (Dieser) che ha bollato come una semplice “opinione” il Responsum dell’ex Sant’Uffizio sulle benedizioni delle coppie gay e che ha lasciato libertà di coscienza ai propri sacerdoti di aderire o meno all’iniziativa #liebegewinnt (“L’amore vince”), dall’altro, con il leader (Woelki) della piccola minoranza di vescovi tedeschi che ha salutato con favore l’uscita del documento dell’ex Sant’Uffizio.