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ABUSI

Pell condannato? E' mistero sul processo kafkiano

L’ipotesi che la condanna del cardinale George Pell sia un caso esemplare di malcostume giudiziario, e di sentimento anti-clericale e anticattolico nell’Australia del terzo millennio, è tutt’altro che fantasiosa. Complice un vecchio strumento giudiziario vittoriano che impone un black out totale sugli atti del processo. In tanti però dicono che Pell sia stato vittima di un processo kafkiano. 

Ecclesia 17_12_2018

L’ipotesi che la condanna del cardinale George Pell sia un caso esemplare di malcostume giudiziario, e di sentimento anti-clericale e anticattolico nell’Australia del terzo millennio, è tutt’altro che fantasiosa. Anche perché – utilizzando un vecchio strumento giudiziario vittoriano, per cui è già stato ed è criticato nel suo Paese – il Pubblico Ministero dello Stato di Vittoria ha chiesto il black out totale sul processo. Impossibile conoscere le accuse, impossibile conoscere le prove, impossibile discutere delle une e delle altre. In compenso i pubblici ministeri, se – come nel caso di Pell – una prima giuria lo manda assolto, possono chiedere che venga riprocessato, con un’altra giuria, fino a quando non ottengono il verdetto desiderato. Dopo che sono emerse – in maniera non ufficiale - le notizie di un verdetto di colpevolezza nei confronti del cardinale australiano George Pell, si discute in Australia, e anche altrove, dell'integrità di un processo che si è svolto sotto il velo di un blackout giornalistico del genere.

Il cardinale è stato condannato l'11 dicembre scorso  sulla base di cinque accuse di aver abusato sessualmente di due ragazzi che servivano messa dell'altare mentre era arcivescovo di Melbourne alla fine degli anni '90. Il verdetto unanime ha fatto seguito a un precedente processo. Di questo la Catholic News Agency afferma di sapere, da più fonti, che si era concluso con 10 voti contro due in un verdetto di "non colpevole". Immediatamente però la Procura ha chiesto un nuovo processo, con nuovi giurati. Nel febbraio del 2019 vi sarà un secondo processo in cui il porporato, Segretario per l’Economia in Vaticano, dovrà rispondere di accuse di abuso (avrebbe toccato i genitali di un ragazzo durante una partita di pallanuoto in piscina) negli anni ’70, quando era un semplice prete a Ballarat.

Il tribunale di Contea dello Stato di Victoria ha imposto il silenzio stampa sul processo. Il che vuol dire che né lo svolgimento delle udienze, né l’esito del processo poteva essere coperto dai media locali, né riprodotto elettronicamente nel Paese. Di conseguenza non era permessa nessuna discussione sulle accuse, o sulla difesa di Pell. Chi avesse violato questo ordine poteva essere perseguito per disprezzo della Corte dal Pubblico Ministero dello Stato di Victoria.

A dispetto di ciò, un media anti-cattolico, “The Daily Beast” ha fatto filtrare la notizia della condanna, che è stata ripresa da diversi media in particolare negli USA. Fra queste, la Catholic News Agency (CNA) ha parlato con diverse fonti che hanno familiarità con il caso Pell, e tutte hanno espresso incredulità per il  verdetto. Le fonti hanno parlato  in condizione di anonimato a causa dell'ordine imposto dal tribunale.

"Hanno condannato un uomo innocente", ha dichiarato alla CNA una fonte che ha conoscenza diretta delle prove presentate. "E la cosa peggiore è che loro lo sanno". Racconta la CNA che una persona che ha assistito all'intero processo ma che non è legata al team legale di Pell, ha detto che gli avvocati di Pell avevano fatto una "difesa che è rimasta senza risposta".

"Era assolutamente chiaro a tutti in quella corte che le accuse erano infondate. Sembra che le accuse riguardino la presunta aggressione da parte di Pell di due coristi nella sacrestia della cattedrale di Melbourne in diverse occasioni immediatamente dopo la messa domenicale. La difesa ha presentato una serie di testimoni che hanno testimoniato che il cardinale non era mai stato solo in sacrestia con i chierichetti o membri del coro, e che in tutte le circostanze in cui si presume siano avvenute le accuse, diverse persone sarebbero state presenti nella stanza.

La sagrestia nella cattedrale di Melbourne ha grandi sale a pianta aperta, ognuna con archi e sale aperte, e più ingressi e uscite, ha osservato la difesa. Gli avvocati della difesa hanno anche portato in udienza una serie di persone che hanno testimoniato che Pell era costantemente circondato da sacerdoti, altri membri del clero e ospiti dopo le messe domenicali nella cattedrale, e che i coristi avevano una loro stanza completamente separata dalla sacrestia in cui si cambiavano  in gruppo, prima e dopo la messa.

Chi era presente al processo ha anche avanzato il dubbio che alcune tattiche utilizzate dai pubblici ministeri fossero destinate a suscitare sentimenti anticlericali nei membri della giuria. Un prete, un gesuita, è stato chiamato come testimone esperto dalla difesa, ma è stato costantemente definito un "fratello cristiano" dai pubblici ministeri - una mossa che sembrava calcolata per invocare l'ordine religioso al centro di uno scandalo clericale di abusi sessuali nel Paese.

"È stata una mossa clamorosa, ma riassume il tipo di deriva anti-cattolica e anticlericale dell'intero processo", ha detto la fonte alla CNA. "E facevano l’occhiolino alla giuria". Una discussione piena delle accuse e delle prove presentate contro Pell rimane impossibile a causa del blackout  mediatico. Questo “ordine bavaglio” era stato imposto su richiesta dei pubblici ministeri a giugno; sostenevano che l'attenzione dei media avrebbe potuto influenzare il caso.

"È assurdo", ha detto a CNA un'altra fonte con conoscenza diretta del processo. "Qualsiasi cattolico a Victoria può dirti che i nostri media sono stati immersi nella copertura anticattolica, anticlericale e in particolare anti-Pell per più di due decenni. I pubblici ministeri sono stati perfettamente contenti di tutto ciò che questo ha portato come influenza al processo”.  “L’unica cosa di cui non si può parlare  sono i fatti del caso", ha detto la fonte.

In un editoriale del maggio 2015 il giornalista Gerard Henderson de “The Australian” ha detto che Pell è vittima di una "caccia alle streghe dei giorni nostri". Henderson ha attirato l'attenzione su ciò che ha definito una copertura parziale e imprecisa di Pell da parte della Australian Broadcasting Corporation. "La mancanza di equilibrio nei  servizi dei media sugli abusi sessuali su minori nella Chiesa cattolica riflette il fatto che molti giornalisti detestano il conservatorismo di Pell", ha scritto Henderson.

Henderson ha anche notato che, come arcivescovo di Melbourne, Pell ha introdotto un nuovo programma per affrontare le accuse di abusi sessuali e per risarcire le vittime entro pochi mesi dal suo arrivo. "Non è contestabile il fatto che Pell  sia stato tra i primi vescovi cattolici al mondo ad affrontare il problema degli abusi sessuali su minori da parte del clero", ha concluso Henderson.

Si dice che il gruppo legale del cardinale rispetti scrupolosamente l'ordine del bavaglio mentre gli avvocati lavorano per presentare un ricorso contro il verdetto di colpevolezza. Mentre in Australia la discussione aperta sul caso rimane impossibile, le preoccupazioni per un pool di giurati di parte nel secondo processo hanno cominciato a emergere indirettamente.

Il 13 dicembre, il procuratore generale dello stato di Victoria, Jill Hennessy, ha dichiarato al quotidiano australiano The Age di aver chiesto al suo dipartimento di esaminare l'opzione del giudice unico in processi giudiziari di alto profilo, dove una giuria imparziale potrebbe essere difficile da trovare. Lo stato di Victoria è una delle poche giurisdizioni in Australia a non consentire l'opzione di un processo con un giudice unico in casi come quello di Pell.

All'inizio di quest'anno, l'ex arcivescovo di Adelaide Philip Wilson è stato processato e condannato davanti alla corte di un magistrato nello stato del New South Wales, con l'accusa di non aver denunciato abusi sessuali da parte del clero. La sua condanna è stata annullata in appello. Il giudice d'appello Roy Ellis ha osservato che la copertura mediatica della crisi degli abusi sessuali nella Chiesa potrebbero essere stati un fattore nel verdetto di colpevolezza.

Quel genere di copertura  "può equivalere a una pressione affinché una corte giunga a una conclusione che sembra essere coerente con la direzione dell'opinione pubblica, piuttosto che essere coerente con lo stato di diritto che richiede al tribunale di emettere un verdetto di giustizia individuale nella procedura di fare giustizia”, ha detto.

Lo Stato di Victoria ha affrontato continue critiche per l'uso di ordini bavaglio da parte dei tribunali statali. Nonostante una legge sulle corti aperte approvata nel 2013 tenda a migliorare la trasparenza giudiziaria, i tribunali vittoriani hanno emesso più di 1500 ordini di blackout tra il 2014-2016.

Una fonte vicina a Pell ha detto alla CNA che il trattamento del cardinale durante il processo era stato "kafkiano”. "I pubblici ministeri possono risottoporlo a processo - in segreto - fino a quando non ottengono una condanna, ma non può esserci alcuna discussione su ciò di cui è accusato, nessun controllo sulle prove a suo carico e nessun dubbio sul verdetto. Di quale pianeta è questa giustizia?".