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Islam

Pakistan. Cristiano condannato all’ergastolo per blasfemia

Il reato consiste, secondo l’accusa, nell’aver pubblicato su Facebook delle osservazioni offensive su Maometto

Un cristiano, Fanson Shahid, è stato condannato all’ergastolo in Pakistan il 24 gennaio perché giudicato colpevole del reato di blasfemia, ma la notizia è stata divulgata solo alcune settimane dopo. L’uomo era stato arrestato nel marzo del 2022 con l’accusa di aver diffuso su Facebook un post contenente osservazioni offensive sul profeta Maometto. A propria difesa Fanson Shahid aveva detto che il telefono dal quale era partito il post gli era stato rubato nel 2019, ma secondo gli inquirenti l’account di Shahid era registrato sul suo nuovo telefono e quindi hanno ritenuto che fosse stato effettivamente lui a pubblicare quel commento. Avrebbe dovuto essere condannato a morte come prevede la legge sulla blasfemia nel caso si offenda e si denigri Maometto. Tuttavia il giudice ha accolto come circostanza attenuante il fatto che il commento fosse stato pubblicato una volta sola. Fanson Shahid è stato condannato anche a pagare 100.000 rupie, pari a 358 dollari. Inoltre il giudice lo ha ritenuto colpevole ai sensi della legge che proibisce di ferire i sentimenti religiosi, alla legge che vieta di provocare disordini e alla legge che sanziona i crimini elettronici e vieta di promuovere l’odio religioso sui social media. Lazar Allah Rakha, l'avvocato cristiano suo difensore, intervistato dal Christian Daily International-Morning Star News, ha spiegato che la corte ha ignorato le argomentazioni della difesa senza fornire spiegazioni e che le dichiarazioni dei testimoni presentano delle evidenti contraddizioni che a suo parere screditano tutto l’impianto dell’accusa. “La corte – sostiene l’avvocato – si è affidata ciecamente alle prove dell’accusa invece di prendere visione sia della versione dell’accusa sia di quella della difesa”. Fanson Shahid e sua moglie Sonia sono membri della Chiesa Full Gospel Assemblies. Hanno due bambini. La famiglia è stata costretta a trasferirsi temendo per la propria sicurezza.