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PARIGI

Notre Dame brucia, e l'Europa scopre la bellezza del Medioevo

Un tragico incendio scoppiato ieri sera alle 18.50 ha distrutto la cattedrale di Notre Dame a Parigi, un simbolo della civiltà europea. Messaggi di partecipazione e solidarietà da tutto il mondo. Crollati guglia e gran parte del tetto, si salveranno forse soltanto le strutture dell'edificio. Nessuna certezza sulle cause del disastro, anche se tutti appaiono convinti che possa essersi trattato di un qualche guasto elettrico all'impianto temporaneo, creato per i lavori di ristrutturazione. Ma non si possono escludere altre ipotesi, visto che da tempo le chiese in Francia sono nel mirino di vandali e profanatori. E il mese scorso è stato appiccato un incendio alla chiesa di san Sulpizio a Parigi, la seconda più grande dopo Notre Dame.
- PIETRE MORTE, TORNATE A DIO, di Andrea Zambrano

Attualità 16_04_2019
Il crollo della guglia di Notre Dame

Ci voleva un incendio che distruggesse la cattedrale di Notre Dame per far scoprire ai grandi laicisti italiani ed europei che il Medio Evo è il cuore della nostra civiltà. Per rendersi conto che quel vuoto improvviso laddove fino a ieri mattina si stagliavano la guglia e il tetto della cattedrale di Parigi provoca, chissà perché, un vuoto nel cuore di ciascuno, anche di quelli che magari non sono mai entrati in chiesa.

L’incendio, divampato improvviso alle 18.50 nella parte alta delle impalcature alzate per i necessari lavori di consolidamento, si è esteso rapidamente alla struttura in legno della cattedrale e in poco tempo sono crollati la guglia, che era stata ricostruita nella seconda metà dell’Ottocento dopo essere stata distrutta durante la Rivoluzione, e il tetto in legno, che era ancora quello originale terminato nel 1326. Nella nottata le fiamme, che per ore si sono levate alte sulla capitale francese, non erano ancora state spente.

I vigili del fuoco hanno dovuto operare con grande difficoltà sia per la velocità con cui l’incendio si è propagato, sia per la difficoltà di accesso alla cattedrale. Inoltre non si è potuto intervenire con lanci d’acqua dall’alto – hanno detto gli esperti – perché avrebbe provocato danni maggiori a una struttura indebolita. E al proposito, intorno alle 23.30 il comandante dei pompieri, Jean-Claude Gallet, ha potuto affermare che la struttura portante dell’edificio è salva. Parole replicate poco dopo anche dal presidente francese Emmanuel Macron che, dalla piazza davanti a Notre Dame, ha rivolto un breve discorso ai francesi: «Il peggio è stato evitato, anche se la battaglia non è ancora del tutto vinta. Le prossime ore saranno difficili, ma grazie al coraggio dei vigili del fuoco la facciata e i due campanili non crolleranno», ha detto.

Magra consolazione, ci vorranno forse giorni per capire cosa si salverà davvero di questa cattedrale unica, anche all’interno di un gotico unico come quello francese. Ora, da Macron in giù, è tutto un promettere di ricostruire, ma cosa e come si ricostruirà sarà tutto da vedere.

La verità è che la cattedrale di Notre Dame, come l’abbiamo conosciuta, non c’è più e molto probabilmente nemmeno ci sarà più. Metafora di un’Europa che da tempo ha voltato le spalle alla fede che quella chiesa ha costruito. E con una coincidenza curiosa: mentre la Santa Sede esprime «choc e tristezza» e l’arcivescovo di Parigi ha invitato le chiese a suonare le campane a lutto, l’incendio di Notre Dame avviene appena quattro giorni dopo la firma di un accordo che dà il via ai lavori per la costruzione di una maxi-moschea alle porte di Parigi, capace di ospitare fino a 3mila persone. Una cattedrale gotica sparisce, una maxi-moschea nasce. Segni dei tempi si potrebbe dire, come i dubbi sulle cause dell’incendio.

È certamente troppo presto per verificare con precisione le cause del disastro, ma tutti si mostrano convinti che possa essersi trattato di un guasto elettrico all’impianto temporaneo attivato per i lavori di consolidamento. Potrebbe essere bastata una scintilla o poco più, si dice, per innescare il fuoco. Del resto diverse volte è capitato che incendi divampassero durante queste delicate opere di ristrutturazione.

Eppure si fa fatica a respingere un pensiero inquietante: non solo perché il responsabile dei lavori a Notre Dame si è mostrato molto scettico al proposito, dato che in quel momento non c’era nessuno nel cantiere. In fondo, si potrebbe dire, lui ha tutto l’interesse a sviare su altri la responsabilità dell’accaduto. Eppure, senza neanche tirare in ballo il terrorismo islamico, di cui in questa circostanza non vi è traccia, non si può non ricordare che da tempo le chiese in Francia sono nel mirino di vandali e piromani.

Secondo i dati forniti dal governo francese, ad esempio, nel 2017 sono state ben 878 le chiese cattoliche e protestanti oggetto di atti di vandalismo o di profanazione. E dall’inizio di quest’anno sono oltre dieci le chiese cattoliche che hanno subito attacchi importanti. L’ultimo episodio, appena un mese fa, il 17 marzo: ignoti hanno appiccato un incendio alla chiesa di San Sulpizio, la seconda più grande di Parigi, proprio dopo Notre Dame. Fortunatamente il pronto intervento dei vigili del fuoco ha limitato i danni alla distruzione della grande porta di legno del transetto meridionale e della vetrata soprastante. Però, evidentemente, incendiare le chiese non è proprio una novità.

Si può sperare che non sia questo il caso, ma c’è anche il rischio che, dato il livello di distruzione, non si potrà mai accertare la verità. Intanto consola il fatto che il Santissimo sia stato messo subito in salvo, così come la corona di spine – che si ritiene quella autentica della Passione di Gesù – e la tunica di san Luigi, che costituiscono parte del tesoro di Notre Dame.

E poi ci sono le centinaia, migliaia di parigini che spontaneamente si sono ritrovati nei pressi di Notre Dame per pregare ed elevare canti al Signore. Snobbati dai grandi media, ma ben presenti sui social. Un gesto spontaneo del popolo cristiano, che almeno ci dice che da qualche parte, in Francia, sotto la cenere, la fede è ancora viva. Ed è il punto da cui ripartire.

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