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MEDIO ORIENTE

Nella battaglia di Gaza tutti si dichiarano vincitori

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Non è ancora l'invasione di terra annunciata, ma Israele già combatte nella Striscia di Gaza con incursioni mirate sottolineando la propria capacità militare. Ma dall'altra parte Hamas e l'Iran sostengono di aver costretto i soldati israeliani a ritirarsi. 
- Il Papa: la guerra è sempre una sconfitta

Esteri 30_10_2023

La robusta puntata offensiva condotta dall’esercito israeliano nella notte tra il 27 e il 28 ottobre si presta a essere interpretata in diversi modi, spesso contrastanti tra loro. La guerra di Israele contro i miliziani di Gaza sarà «lunga e difficile», ha avvertito il primo ministro Benjamin Netanyahu, consapevole che i miliziani jihadisti sono pronti a contendere ogni metro di terreno alle truppe di Gerusalemme che hanno già registrato almeno 311 caduti. «La guerra nella Striscia sarà lunga e difficile e noi siamo preparati. Sarà una "prova esistenziale" per Israele».

La superiore potenza di fuoco di Israele è fuori discussione ma nei combattimenti in ambiente urbano e ancor di più in quelli negli insidiosi tunnel, la distanza è molto ravvicinata e la maggiore sofisticazione degli equipaggiamenti non mette del tutto al riparo dalle trappole e dalle armi di Hamas.

Il responsabile dell’ONU per i diritti umani, Volker Turk, ha avvertito delle «possibili conseguenze catastrofiche di operazioni di terra su larga scala a Gaza», affermando che «altre migliaia di civili» potrebbero morire. Avvertimento superfluo ma del resto le posizioni dell’ONU sbilanciate a sfavore di Israele non sono una novità e non sono iniziate certo dopo gli attacchi di Hamas in territorio israeliano del 7 ottobre.
Le valutazioni di Turk sono confermate dai numeri forniti dal ministero della Sanità della Striscia di Gaza, organismo controllato da Hamas le cui informazioni non vengono verificate da fonti neutrali, Gaza, che ha dichiarato ieri che oltre 8.000 palestinesi sono stati uccisi dallo scoppio della guerra il 7 ottobre, tra cui più di 3.300 minori e oltre 2.000 donne.

L’incursione notturna condotta con forze corazzate, fanteria, genieri per la demolizione di tunnel e la rimozione di ostacoli e forze speciali nel nord della Striscia di Gaza con forze dell’entità di un reggimento o forse di una brigata con ampio supporto di artiglieria, droni ed elicotteri, aveva probabilmente l’obiettivo di distruggere postazioni, comandi, tunnel e rampe di lancio utilizzate per colpire con i razzi le città israeliane.

Nella mattinata di ieri forze israeliane hanno annunciato l’avvio di una "seconda fase" dell’operazione militare per la quale hanno fatto affluire nuovi rinforzi riferendo di oltre 450 obiettivi militari di Hamas colpiti in diverse parti della Striscia. «Durante la notte abbiamo ampliato l'ingresso delle forze dell'esercito nella Striscia di Gaza ed esse si uniranno alle forze che già' combattono», ha riferito il portavoce delle forze armate Daniel Hagari. «I combattimenti di terra nel nord della Striscia di Gaza continuano, stiamo avanzando nelle fasi della guerra secondo il piano, l'attività di terra è complessa e comporta rischi anche per le nostre forze», ha aggiunto.

Hamas annuncia invece di aver fermato l'avanzata degli israeliani e di aver causato «ingenti perdite» al nemico. Ghazi Hamad, dirigente di Hamas in Libano, ha affermato, durante una conferenza stampa alla periferia sud di Beirut, che «le Brigate Qassam (ala armata del movimento palestinese) hanno fermato un tentativo israeliano di avanzare e hanno inflitto enormi perdite in termini di soldati e di equipaggiamento».

Il mancato avvio della conquista della Striscia con un’operazione terrestre che molti si attendevano, ha permesso al presidente iraniano Ebrahim Raisi di sostenere che le milizie di Hamas hanno costretto i militari israeliani a ritirarsi.
Secondo Raisi, gli israeliani «hanno attaccato ieri Gaza dal cielo, dal mare e via terra, con un'operazione su vasta scala e senza precedenti, ma nonostante il sostegno economico e le armi degli Stati Uniti e di vari Paesi europei si sono visti costretti al ritiro». Per Raisi, intervistato dalla tv satellitare al-Jazeera, si tratta della "seconda sconfitta" per Israele dopo il terribile attacco del 7 ottobre di Hamas. «Questa seconda sconfitta è molto più dura della prima perché nel primo caso c'era il fattore sorpresa, mentre nel secondo hanno attaccato Gaza con un esercito armato fino ai denti ma la resistenza li ha costretti al ritiro».

 «Questa è la seconda fase della guerra i cui obiettivi sono chiari: distruggere le capacità militari e di leadership di Hamas e riportare a casa gli ostaggi», ha detto Netanyahu in una conferenza stampa. Il ministro della Difesa Yoav Gallant in precedenza aveva affermato che «siamo entrati in una nuova fase della guerra» poiché «la terra a Gaza tremava» a causa degli attacchi israeliani. «Abbiamo attaccato sopra e sotto terra», ha detto Gallant, alludendo alla rete di tunnel che Hamas ha costruito sotto Gaza. «I rifugi nel nord di Gaza e nell’omonima città non sono sicuri», ha detto l'esercito israeliano, esortando i residenti palestinesi a «evacuare immediatamente» verso sud.

Quindi da un lato Israele sottolinea la sua capacità militare di entrare e uscire dalla Striscia con la forza militare mentre Hamas e i suoi alleati cercano al contrario di evidenziare le difficoltà di Gerusalemme a prendere il controllo di Gaza.

Sul fronte degli ostaggi si segnalano negoziati limitati tesi a far liberare alcuni israeliani con doppio passaporto (come nel caso dei colloqui a Mosca tra russi e Hamas per la liberazione di 8 ostaggi con doppio passaporto o della mediazione del Qatar per i cittadini francesi), ma Hamas si è detto pronto a rilasciare gli ostaggi sequestrati se Israele avesse liberato tutti i prigionieri palestinesi detenuti. Secondo l'esercito israeliano, a Gaza sono trattenuti circa 230 ostaggi, e funzionari affermano che dozzine di loro sono stranieri o con doppia cittadinanza. Le Brigate hanno affermato che «quasi 50» degli ostaggi erano stati uccisi negli attacchi israeliani.

Il prezzo da pagare per il gran numero di ostaggi nemici nelle nostre mani è svuotare le carceri (israeliane) di tutti i prigionieri palestinesi», ha detto il portavoce delle Brigate Ezzedine al-Qassam Abu Obeida. «Se il nemico vuole chiudere in un colpo solo questa cartella di detenuti, siamo pronti. Se vuole farlo passo dopo passo, siamo pronti anche a questo»,

Sul fronte politico il leader turco Recep Tayyip Erdogan ha chiesto a Israele di «fermare gli attacchi» contro Gaza, di «uscire dallo stato di follia» mentre gli Stati Uniti sembrano prepararsi per un ampliamento della guerra, Secondo il sito d’informazione Axios, il possibile allargamento del conflitto è stato discusso in una conversazione fra il capo del Pentagono Lloyd Austin e il ministro della Difesa di Israele Yoav Gallant in cui si è parlato anche del rischio che le milizie libanesi sciite Hezbollah intensifichino gli attacchi contro Israele mentre le truppe di Gerusalemme saranno impegnate nell’offensiva a Gaza.



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