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L'ultimo affronto spagnolo: la tassa sul presepe

Il Comune di Madrid quest'anno non allestirà come faceva fino allo scorso anno i presepi nelle residenze muncipali. L'unica Natività in capo all'amministrazione sarà con ingresso a pagamento. Una tassa occulta che mostra come i cattolici e le tradizioni ormai siano dhimmi rispetto al potere laicista. 

Editoriali 03_12_2017

Una tassa sul presepe municipale. E’ l’ultima trovata del sinistrorso Comune di Madrid che quest’anno ha deciso di dare un giro di vite alle tante Natività disseminate nei vari palazzi di proprietà del Comune. La decisione è indice di una preoccupante limitazione della libertà religiosa in Spagna, oltre che un affronto alle tradizioni e alla cultura popolare spagnola che ha esportato nel mondo la meravigliosa tecnica presepista del diorama di artisti come Martin Castells. Che la libertà religiosa in Spagna sia sotto osservazione non è una novità. E la decisione del Comune di non allestire per quest’anno i presepi nelle sedi distaccate municipali è un indicatore preoccupante di questa tendenza. 

Per questo motivo il Centro Giuridico Thomas Moro ha lanciato una petizione web per chiedere al sindaco già comunista Manuela Carmena almeno di non tassare quello che dovrebbe essere un diritto di tutti i bambini: poter ammirare la Natività e pregare davanti al mistero grande dell’Incarnazione. 

Il Thomas Moro ha ricordato che storicamente, e fino al 2016, il Municipio di Madrid ha sempre promosso la presenza di presepi artistici nelle diverse sedi municipali: è stato così per la storica Plaza de Cibeles, per il Museo di Storia di Madrid, per il presepe municipale nella Casa de Cisneros in Plaza de la Villa e per il presepe illuminato alla Puerta de Alcalá, ma anche per i presepi dei Centri Culturali che dipendono direttamente dal Comune.

Quest’anno invece la musica è cambiata: sul sito del Comune alla voce “presepi” non si fa menzione della ormai tradizionale “ruta de los belenes” (le vie del presepe) che veniva pubblicizzata attraverso una colorata guida, ma soltanto alla Natività istallata in Plaza de Cibeles. Insomma: un unico presepe promosso dal Comune e per giunta a pagamento. Ufficialmente l’ingresso in Plaza de Cibeles è gratuito, ma per prenotare le visite bisogna farlo on line attraverso il sito del centro culturale che lo ha promosso e bisogna pagare 50 centesimi a persona. Bambini compresi.

«Una tassa occulta - denuncia il Centro Juridico, impegnato da qualche anno nel contrasto ai tanti casi di discriminazione dei cristiani - che non è rispettosa della storia e delle nostre tradizioni e che mostra il tentativo di voler sfruttare economicamente l’evento principale della storia dell’umanità». 

Per questo motivo il Centro ha ricordato al sindaco Carmena che «con la Natività non si negozia. Chiediamo pertanto il ritiro immediato della tassa di 0.50 euro consentendo l’accesso gratuito a tutti i cittadini» e ha lanciato una petizione

La notizia si presta a diversi commenti, tutti preoccupanti circa la tenuta della cultura occidentale: anche il presepe deve essere ricacciato nel privato. Il fatto che il Comune non si occupi più di allestire numerosi presepi come un tempo è indice che il bene pubblico non può più farsi carico del messaggio cristiano, che viene così relegato a un sentimento privato e personalistico. La Carmena ci provava da un po': appena insediata nel 2015 meditò di togliere il presepe da Plaza de Cibeles «perché simbolo religioso che non unisce, ma divide», ma venne investita da una sollevazione popolare. Poi qualcuno deve averla fatta riflettere: i visitatori nella sola settimana di Natale si aggirano intorno ai 45mila. Ecco che così si accesa la lampadina dell'euro. 

Mettere a pagamento un’iniziativa pubblica, del Comune, che dovrebbe essere la casa di tutti, da un lato mostra come l’intenzione del Municipio sia meramente commerciale: con una mano infanga le tradizioni e umilia i sentimenti di fede di un popolo, con l'altra incassa. Da un altro lato mostra come, essendo il sentimento religioso ormai un sentimento privato, se il cittadino vuole vederlo anche sotto forma di Natività promossa dal Comune deve pagare per il disturbo, come un servizio qualunque che il Comune eroga più o meno volentieri. E che il fedele deve pagare sotto forma di tassa comunale, proprio come facevano i Dhimmi nei confronti dei musulmani che li ospitavano. Una nuova dhimmitudine al potere laicista dello Stato. In salsa…Carmena.