Libertà di educazione a rischio, il popolo non ci sta
Un milione e 200mila firme raccolte per la libertà di educazione contro una legge che viola la libertà di educazione e di insegnamento, promossa e fortemente voluta da Podemos e dalla Sinistra spagnola. Una legge che penalizza ogni scuola non statale e introducendo vincoli ferrei all’insegnamento della religione anche nelle scuole non statali.
Se un milione e 200mila firme per la libertà di educazione vi sembran poche, allora non capite la novità che sta emergendo nella Spagna socialcomunista di Sanchez e Iglesias. La piattaforma Más Plurales, organizzazione che raccoglie al suo interno tutte le associazioni di scuole, genitori ed insegnanti delle scuole pubbliche non statali spagnole, si è nuovamente riunita davanti al Congresso dei Deputati di Madrid per protestare contro la legge di Celaá, i cui progressi continuano ad apparire inarrestabili nella Camera, per chiederne il ritiro.
La protesta contro una legge che viola la libertà di educazione e di insegnamento, promossa e fortemente voluta da Podemos e dalla Sinistra spagnola, penalizza ogni scuola non statale e introduce vincoli ferrei all’insegnamento della religione anche nelle scuole non statali.
Mas Plurales in queste ultime due settimane ha raccolto oltre 1,2 milioni di firme certificate di cittadini spagnoli che chiedono al Parlamento, al Governo Sanchez e alla maggioranza comunista e massimalista che lo sostiene di non approvare la legge. I maggiori partiti di opposizione, Popolari Spagnoli, Ciudadanos e VOX, si trovano uniti nella decisione di portare il testo, una volta approvato, davanti alla Corte Costituzionale per chiederne la bocciatura totale.
Il numero delle firme di coloro che si oppongono a questa misura totalitaria e liberticida del Govenro Sanchez è in costante aumento e si prevede che sino oggi, quando la Commissione per l'Istruzione e la Formazione Professionale del Congresso dei deputati sarà convocata per approvare il parere sulla legge a seguito della relazione del relatore, altre decine di migliaia, potranno essere raccolte e consegnate.
«Le firme raccolte in così poco tempo confermano che la legge di Celaá non è una legge che trova consenso e che i suoi obiettivi non sono educativi, ma ideologici», dice la piattaforma Más Plurales, che denuncia come i contenuti della LOMLOE (la nuova legge) «stanno diventando una merce di scambio nei negoziati politici, tra i Socialisti e le ali più estreme della coalizione» (qui il video di denuncia)
Un palese attacco alle libertà democratiche riconosciute dalla Costituzione, attraverso il quale si vuole marginalizzare la libertà di scelta delle famiglie, sopprimere la domanda sociale, trasformare la religione in una materia marginale, espellere l'educazione paritaria e imporre la “pubblica statale” come unico riferimento educativo. Un progetto identico, seppur attuato con forme meno violente, che vediamo attuarsi anche in Italia.
La sfida tra il paese reale e il Governo Socialista e totalitario spagnolo è tutt’altro che conclusa e a gettare benzina sul fuoco, spostando sempre più a sinistra l’azione dell’esecutivo di Sanchez sono stati ancora una volta, nei giorni scorsi Podemos e Comunisti.
Ignacio Arsuaga, di Hatze Oir, ha denunciato la decisione della maggioranza parlamentare di consentire al Vice Presidente del Governo Pablo Iglesias (Leader di Podemos) di valutare ed eventualmente “silenziare” l’espressione di “opinioni dissenzienti” nei confronti dell’esecutivo, attraverso il Centro dell’Intelligence Statale (CNI).