Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Cecilia a cura di Ermes Dovico
LITURGIA

La discesa verso il basso del cantare a messa

Il “dibattito post-conciliare” non è stato mai veramente superato, ma abilmente bypassato per far passare istanze che favorivano una certa visione del ruolo della musica nella liturgia. Il canto rimane un enorme problema nelle nostre liturgie anche perché si ha l’impressione, che coloro che sono chiamati a risolvere il problema sono in realtà parte del problema.

Ecclesia 06_08_2018

Recentemente (domenica 8 luglio) il Cardinale Angelo Scola ha celebrato una Messa a Lecco, nella Basilica di San Nicolò, che concludeva il festival corale Giuseppe Zelioli. Nell’omelia il porporato ha tra l’altro affermato: “Essendo, almeno in parte, superato il dibattito post-conciliare circa l’opportunità di relegare le grandi opere corali e le Messe per orchestra nelle sale da concerto per fare spazio, nella liturgia, soltanto al canto e alla preghiera comune dei fedeli è bello invece vedere nei vostri cori e nelle vostre esperienze la possibilità di mantenere legata la liturgia anche alla sua grande tradizione corale e musicale pena un impoverimento culturale della Chiesa”.

Purtroppo il “dibattito post-conciliare” non è stato mai veramente superato, ma abilmente bypassato per far passare istanze che favorivano una certa visione del ruolo della musica nella liturgia. E non si dica che si favorisce il “canto dei fedeli”, si favoriscono alcuni gruppetti che si sostituiscono ai cori, cantando e ricantando gli stessi canti anni ‘70 o qualche cosa impregnata di sentimentalismo da tempi più recenti. In tutti i casi, il canto rimane un enorme problema nelle nostre liturgie anche perché si ha l’impressione, che vorrei augurarmi sbagliata, che coloro che sono chiamati a risolvere il problema sono in realtà parte del problema. Negli USA l’istituto Benedetto XVI della diocesi di San Francisco organizza campi scuola per istruire insegnanti per guidare gli adolescenti nell’apprendimento del canto gregoriano! Qui da noi sarebbe possibile? Ma cosa succede nel nostro paese?

La mezza età è vicina, quindi ne ho viste molte nel campo della musica sacra italiana (e non solo). La mia età che avanza mi permette di vedere le cose anche in prospettiva, attraverso i decenni. Mi sembra di notare che quello che si è cercato di fare negli ultimi decenni è “slanciarsi verso il basso”, cioè continuamente cercare di adattarsi ad una situazione che peggiorava ma che in questo modo continuava a peggiorare ulteriormente perché, come sappiamo, al peggio non c’è mai fine.

Si potrà obiettare che sempre nella storia della musica sacra sono sempre succeduti adattamenti, come lo fu la polifonia rispetto al gregoriano. Ma la polifonia si sviluppò al canto gregoriano, non pretese il posto d’onore scacciando il canto liturgico per eccellenza. Il gregoriano rimaneva custodito nei monasteri, perlomeno. Ma in realtà esso, pur se corrotto quanto si vuole, era cantato accanto alla polifonia, con più o meno frequenza a seconda dei luoghi e delle situazioni.

Oggi, gli abusi vengono trasformati in usi attraverso un adattamento che non è scoraggiato neanche in alto loco. Mi sembra come, se mi è permesso un esempio, andare dal dottore perchè si ha male ad un piede e sentirsi dire che a molte persone fa male il piede e quindi diviene una cosa normale. Quindi bisogna abituarsi a vivere con il mal di piede. Sarà pure vero che a molte persone fa male il piede ma questo non significa che questo lo fa divenire normale e che non si può tentare la guarigione. Oggi ci si adatta alla sconfitta, essa diviene il modus operandi. La decadenza è ineluttabile, si può solo tentare di adattarsi al peggiorare della situazione fino ad essere inghiottiti dall’ecatombe finale. Non che vi diranno le cose in questo modo, naturalmente, tutto è dipinto di buoni sentimenti e buone intenzioni e vi diranno che tutto va sempre meglio....come disse l’uomo che era in fin di vita.

Molti cantano la musica pop in chiesa? Allora non è più abuso ma uso. Molti suonano la chitarra? Allora non è più abuso ma uso. E questo degli abusi è comodo, in quanto rende la liturgia malleabile a scopi non sempre nobili e certamente inconfessati. Sembra proprio una Chiesa che non è più capace di agire ma solo di reagire.