Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
ESCLUSIVO

«Io, cacciato perché contro la svendita della parrocchia»

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Nel 2021 venne allontanato dalla parrocchia di Vanzago senza spiegazioni, i giornali lo attaccarono chiamandolo "prete no mask". Ma dietro la vicenda di don Diego Minoni c'era la svendita di una piscina di proprietà della parrocchia a cui lui si oppose. E nonostante le scuse del vescovo di Milano aspetta ancora una riabilitazione. Ora è lui stesso a rivelare alla Bussola come andarono i fatti. 

Ecclesia 06_05_2023

Nel 2021 era stato inspiegabilmente allontanato dalla parrocchia che guidava. I giornali parlarono di lui come di un prete no mask, che violava le normative dello Stato di emergenza a Messa. Ma il suo allontanamento per cause covid era solo un comodo pretesto. Perché don Diego Minoni a Vanzago, era diventato ormai ingombrante. Colpa di una delicata vicenda immobiliare che ha a che fare con una piscina di proprietà della parrocchia, la curia di Milano e il Comune in Provincia di Milano.
E per questo aveva puntato i piedi. Ma quello che è successo in questi tre anni lo ha segnato profondamente tanto che dopo le scuse formali del vescovo di Milano Mario Delpini, arrivate un anno dopo ma senza chiarimenti, ora chiede una piena riabilitazione dalla sua Chiesa che lui dice di amare profondamente, ma che lo tiene letteralmente in panchina.

Don Diego Minoni racconta in esclusiva alla Bussola l’incredibile storia di Vanzago e della piscina, di cui ci eravamo già occupati qui

Torniamo a quando tutto è iniziato: il 7 aprile 2021...
Ricevo una telefonata da parte degli oblati vicari, la congregazione diocesana a cui appartengo. Mi comunicano che domenica 11 aprile termino il mio mandato a Vanzago. Chiedo spiegazioni, non mi vengono date, se non generiche “ragioni pastorali”

E lei?
Mi arrabbio. Che cosa vuole dire? 

I giornali però, subito dopo parlano di lei come di prete no mask allontanato per questo motivo. 
Storie, in chiesa sono state osservate tutte le disposizioni che venivano imposte, il piano lo redasse un parrocchiano che si occupava di sicurezza. 

E allora perché tirarono fuori la storia delle mascherine?
Perché di certo non ero il prete che controllava ossessivamente il fedele o che si metteva a istituire la security dentro la chiesa per esercitare il controllo. Dicevo la mia su quello che rappresentavano le imposizioni come il gel, le mascherine e i guanti e evidentemente qualcuno ha pensato di approfittarne per coprire le reali motivazioni. 

E veniamo al punto. Come avviene l’allontanamento?
Con messaggi del superiore degli oblati che mi dice che il mio mandato «termina oggi», del vicario generale don Franco Agnesi. Dice così: “Vorrei ricordare che oggi devi tornare in comunità oblati, ti chiedo di obbedire, grazie don Franco Agnesi”. Un minuto dopo mi arriva il messaggio del vicario episcopale della zona di Rho, Raimondi che mi dà istruzioni per le chiavi di casa da consegnare.

E lei ha obbedito?
Sono un oblato della diocesi, la truppa scelta del vescovo, diciamo così. Come arrivo me ne vado, ma c’è modo e modo.

In che senso? 
Mi hanno fatto andare via senza celebrare una messa di saluto. 

Un’indelicatezza...
Di più. Volevano che non dicessi certe cose. 

E qui veniamo alla storia della piscina.
La piscina di Mantegazza dagli anni ‘70 di proprietà della parrocchia. Viene chiusa nel 2012 per problemi di gestione. Molti tentativi di vendita andarono a vuoto. Nel 2018 si fa avanti qualcuno per acquistarla e si fa un compromesso. Io arrivo nel 2019 e devo solo portarla a rogito. 

Ma...
I compratori mi chiedono un’ulteriore fascia di terreno di circa 1000 mq. Il geometra che era nel consiglio degli affari economici della parrocchia, dice che vale 15 euro al mq. Convoco un’assemblea generale parrocchiale: la maggioranza non è d’accordo.

Prezzo troppo basso?
Scopro qualche giorno dopo che non è un terreno agricolo, ma a uso sportivo che vale fino a 65 euro al mq, mi informo e il tecnico della curia consiglia di venderlo a non meno di 50 euro al mq. A quel punto sento puzza di bruciato.

E che cosa decide di fare?
Non ci sto. Stiamo parlando di una differenza di almeno 30mila euro, do ordine al geometra Bianchi di fare un’altra proposta perché la valutazione iniziale non ci soddisfa. Alla fine, loro se la prendono e ci rimproverano di volerne fare una questione di prezzo...

...Bè... effettivamente, ma che male c’è?
Appunto, ma loro cominciano a avanzare pretese per non alzare il prezzo. Teniamo presente che nella loro testa c’è quello di farne un’attività commerciale con centro sportivo, campi da tennis, arti marziali. Ma la cosa più grave è un’altra.

Quale? 
Il mediatore tra noi e l’acquirente era sia nostro parrocchiano membro del Consiglio del Affari economici ma anche mediatore della compravendita e riuscì a fare accessi agli atti in comune senza autorizzazione che ci misero in difficoltà. Perché il Comune si intromise in una trattativa privata e pretendeva che la parrocchia facesse determinati lavori onerosi che nel compromesso non erano assolutamente richiesti.

Come finì?
Il braccio di ferro lo vinsero gli acquirenti. La curia di Milano concesse al Comune di Vanzago di procedere come aveva preventivato e agli acquirenti di costruire al confine tra il nostro terreno e quello dei nuovi acquirenti, omettendo la reciprocità! ma c’è un altra cosa inquietante... 

Che cosa?
Gli acquirenti hanno saputo prima di me che non ero più l’amministratore parrocchiale. Fatto fuori il sottoscritto e l’avvocato Maggioni che aveva tutelato gli interessi della parrocchia, il rogito è stato fatto a febbraio 2022. 

A maggio 2021 però, il vescovo le chiede scusa...
Sono stato trattato come un mostro, a quel punto ha sentito il dovere di chiedere scusa per le modalità con le quali sono stato messo da parte. 

Si è trattato di scuse pubbliche? 
Sì e no, ci fu uno scambio di mail. Io ho sempre chiesto due cose: che le scuse fossero corrispondenti al danno ricevuto, ricordo che sono finito su tutti i media trattato come un malfattore. Ma le scuse arrivarono solo dopo 1 anno e mezzo attraverso il bollettino parrocchiale, diciamo, mediate da una comunicazione del parroco. Un po’ poco rispetto alle mie richieste dato che è prescritto dallo stesso diritto canonico che le scuse siano corrispondenti all’offesa, per la buona fama.

E in secondo luogo?
Volevo una risposta alle mie domande...

Quali?
Io senza senso non riesco a vivere la vita. O mi spiegate perché si è deciso di fare così, altrimenti mi sento impossibilitato a riprendere il servizio alla Chiesa di Milano.

Queste spiegazioni non sono mai arrivate?
Ci sono state diverse riunioni, mail, il  vescovo dopo aver acconsentito, si rimangiò la promessa di pubblicare le scuse sul sito della diocesi di Milano.

Perché?
Mi avanzò delle scuse inaccettabili: “Non voglio creare un precedente”. 

Cosa significa? 
Era appena finito nell’occhio del ciclone per la battuta sul Papa a Como... ma io dico: un vescovo come ogni cristiano deve cercare la cosa buona giusta e vera e se crea un precedente per ristabilire la giustizia allora viva i precedenti. Invece...