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Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

La nuova ideologia

Il wokismo, l’ultimo stadio della decostruzione

Un articolo di Olivier Vial, dedicato all’ideologia woke, corregge l’idea diffusa secondo cui questa ideologia sarebbe nata solo di recente. Da Gramsci alla French Theory, le sue radici malate sono molte.

Dottrina sociale 22_12_2023

L’ultimo numero della rivista cattolica francese Liberté Politique è dedicato a: “Nuove ideologie: lo sconvolgimento ineluttabile”. Un articolo di Olivier Vial, fondatore dell’Observatoire du wokisme, è dedicato all’ideologia woke e merita di essere segnalato perché corregge l’idea diffusa che questa ideologia sia nata solo di recente, nel 2013, con il movimento Black Lives Matter, a sua volta sorto per protesta contro le violenze della polizia nei confronti dei neri e che poi, nel 2020, con la morte di George Floyd, ha oltrepassato gli Stati Uniti ed è diventato mondiale. Nel frattempo l’espressione “I stay woke” ha sviluppato i propri campi di applicazione riguardando la difesa di ogni minoranza o particolare categoria, dai transessuali agli animali. Per quanto riguarda la Francia, un libro da poco pubblicato da Avenir de la Culture denuncia i danni della diffusione del wokismo in questo Paese: “La Révolution Woke débarque en France”.

Tornando all’articolo di Vial, interessa segnalare che egli fa rientrare nella storia del wokismo anche Antonio Gramsci, per il suo programma di decostruire l’egemonia culturale della borghesia capitalista, e Pierre Bourdieu per aver introdotto fin dagli anni Sessanta il concetto di “violenza simbolica”. Ciò ha fatto evolvere il marxismo: il potere materiale si fonda su quello simbolico e non più il contrario come in Marx. Da cui un nuovo obiettivo per la rivoluzione che condurrà fino al wokismo.

Interessante anche l’indicazione di una responsabilità nella cosiddetta French Theory, nome con cui sono stati raggruppati autori francesi quali Foucault, Barthes, Derrida, Baudrillard e Deleuze. La diffusione del loro pensiero negli Stati Uniti, anche con l’ausilio di fondazioni e università, ha diffuso lo strutturalismo oltreoceano. Dal 18 al 21 ottobre 1966 si tenne a Baltimora un incontro internazionale sostenuto dalla Fondazione Ford e dall’Università John Hopkins a cui parteciparono, oltre ai nomi visti sopra, Lacan, Hyppolite, Goodman, Morazé, Poulet e Todorov. Negli anni Sessanta – i Radical Sixties – la contestazione nei campus universitari era molto viva. Gli anni Settanta – i Wilde Seventies – furono caratterizzati da una nuova forma di attivismo non più a carattere sociale ma concentrato sul genere, la razza, la sessualità e l’ambiente. Barthes, Lacan, Foucault e Althusser fecero da mentori a varie generazioni e Derrida volgarizzò la sua “decostruzione”. In questo solco si situano i gender studies, i cultural studies, i fat studies, i colonial studies da cui nel XXI secolo nasce il wokismo.

L’articolo di Olivier Vial conferma che le correnti di pensiero, anche quello distruttivo che, come egli dice, vuole “denaturalizzare” il nostro sguardo, hanno radici profonde e lunghi periodi di incubazione. Questo è utile per individuare i “colpevoli”. (Stefano Fontana)