Il tour di Emma fa tappa nella Basilica dei napoletani
Dopo lo scandaloso incontro in chiesa a Biella, la Bonino partecipa ad un comizio Pd nell'ipogeo della Basilica di Napoli. A pochi metri dalle catacombe di San Gennaro e sotto l'altare maggiore della cattedrale. I fedeli protestano e scrivono al vescovo. Ma intanto l'incontro è andato.
Napoli è spesso all’inizio e alla fine di tante cose: degli amori, delle guerre, dell’ignoranza, della cultura, delle rivoluzioni, della resistenza. Anche per questo l’occasione di ieri, che ha visto intervenire Emma Bonino presso l’Ipogeo della Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio, ha destato nei napoletani più accorti una certa preoccupazione.
Preoccupazione che ha spinto non pochi fedeli a sottoscrivere una lettera al Cardinale, Arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe. Ciò pur essendo a conoscenza del fatto che l'Ipogeo della Basilica è gestito dalla cooperativa sociale “Catacombe Napoli” per ospitare iniziative, appunto, “sociali”. Fino ad oggi.
La stessa Arcidiocesi in diverse occasioni ha utilizzato l'Ipogeo per scopi pastorali ed incontri culturali, come ha documentato il blog Messainlatino (ad esempio qui, qui, qui). Il senso semplice dell’inquietudine potrebbe riassumersi così: perché ospitare proprio lì un comizio elettorale della Bonino? Anzi, un qualsiasi comizio elettorale? Siamo andati a vedere con nel cuore questa domanda. Abbiamo dovuto costatare che la risposta è stata al di là della nostra peggiore previsione.
Prima di provare a dettagliare i motivi di questo giudizio, vorremmo fare cenno al contesto e in particolare al luogo in cui si è svolta, tra le 12.00 e le 13.15 circa, la propaganda elettorale. Di questo, infatti, trattasi. Propaganda politica, partitica. Erano, infatti, presenti i candidati del PD nei collegi uninominali di Vomero e Napoli centro. Il pediatra Paolo Siani e l’educatore, già sottosegretario all’istruzione, Marco Rossi-Doria. Con loro i candidati della lista +Europa.
Relativamente al contesto non possiamo non registrare con stupore come si stia creando un vero e proprio filone per le location preferite dai politici italiani: il 26 luglio scorso, dopo aver coperto Crocifisso e tabernacolo della chiesa di San Defendente a Ronco di Cossato (Biella), la stessa Bonino ha discettato di accoglienza (in un clima tutt’altro che accogliente per chi ha manifestato opinioni diverse); il 25 ottobre scorso, Renzi ha pronunciato la sua “omelia” direttamente dall’ambone della chiesa della Santissima Annunziata di Paestum, senza alcuna timidezza, dinanzi ai suoi “fedeli” e al Crocefisso, facendo cenno alla mozzarella e alla terra dei fuochi.
Tornando a ieri, l’ipogeo della Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio ha la particolarità di trovarsi sotto l’altare maggiore della Basilica, precisamente sul “centrosinistra”. Una noticina merita il fatto che chiunque, arrivando alla Basilica, la riconosce a colpo d’occhio essere un copia in scala ridotta della Basilica di San Pietro: “la piccola San Pietro” è il nome familiare che i partenopei utilizzano. Se non bastasse a far comprendere lo smarrimento dei fedeli, l’accesso laterale all’Ipogeo dà direttamente sull’ingresso alle catacombe di San Gennaro. 5 metri. Per i napoletani amanti delle proprie radici, è come se l’incontro di ieri si sia svolto, come dire? fra la tomba di famiglia della città e il Vaticano stesso…
Senza confondere responsabilità sicuramente diverse e, soprattutto, senza scandalizzarci inutilmente, riteniamo che il comizio elettorale abbia avuto luogo per il combinato disposto dato dalle associazioni e cooperative che hanno pensato di utilizzare il “salotto buono” del quartiere Sanità da un lato e dall’altro la mancanza delle necessarie cautele e precauzioni che dovrebbero tenere ben lontana la politica partitica dalle chiese. Vien quasi da pensare che la presenza della Bonino abbia reso possibile ad alcuni di cogliere l’errore di fondo, che forse sarebbe passato incredibilmente inosservato: un comizio elettorale dentro le mura di una Basilica.
Passando allo svolgersi del comizio. L’inizio è stato allietato dall’esecuzione da parte di giovanissimi musicisti di tre composizioni. Un piccola orchestra formata da meravigliose ragazze e ragazzi della Sanità; sono poi intervenuti due rappresentanti di cooperative che creano le condizioni per l’inserimento e il reinserimento lavorativo di persone in grave disagio sociale ed ex detenuti. Una veloce quanto intensa immersione in tentativi di bene e desideri di rinascita. Il “sociale” con l’aspetto incontestabile dei ragazzi e di chi risorge dalla “morte civile”.
Gli interventi dei candidati, fatta la tara di tutte le banalità elettorali, hanno mantenuto il filo rosso del dovere di curare i “piccoli”, farli crescere nel modo migliore, sostenerli nelle difficoltà, “ricordando che tutti hanno il diritto di vivere con dignità.”
Il pediatra Siani ha elogiato i musicisti in erba per il servizio di “cura” svolto verso i suoi piccoli pazienti, con “visite musicali”. L’educatore Rossi-Doria ha manifestato il proprio “senso di colpa” per la discriminazione che, a suo modo di vedere, ancora colpisce l’11% dei bambini figli di immigrati che frequentano la scuola italiana. Con grande veemenza, comunicando alla platea concorde il sentimento della responsabilità degli adulti di considerare tutti come “figli propri”.
Quando ha preso la parola Emma Bonino, il carico di affettività e di giudizio incentrati sui diritti dei bambini (e di chi adulto, per colpa, errore o caso, deve “ricominciare”, quasi “rinascere”) era davvero ponderoso. La nostra ha avuto la capacità di renderlo leggero, quasi una nonna che dall’alto dell’esperienza accumulata, minimizzi con successo le preoccupazioni di un nipotino. Con occhi comprensivi, carichi di stima guardava i ragazzi, incitandoli a imparare l’Inno alla gioia. Con tenerezza.
Fossimo rimasti prigionieri dell’incantesimo della sola lettura politica avremmo segnalato che alla fine del comizio, con le persone già in piedi e i fotografi con gli obiettivi coperti, qualcuno ha sentito il dovere di ricordare che “la lista +Europa ha varie anime e una di queste è rappresentata da un candidato che esprime la linea di Bruno Tabacci”. A Milano Tabacci è l’unico dei sei candidati della coalizione di centrosinistra non del PD e nel collegio plurinominale di Milano città, in lista bloccata, i candidati della lista del solo PD sono i due parlamentari uscenti Emanuele Fiano e Ivan Scalfarotto. Una bella compagnia di democratici e tolleranti.
Tabacci è anche il “donatore di simbolo” alla Bonino, per evitarle la fatica di raccogliere le firme, che viene rubricato come “politico di area cattolica”, un “estremista di centro”, come recitava uno slogan di una “archeozoica” campagna elettorale dell’attuale candidato del centrosinistra a Bologna per l’uninominale, Pier Ferdinando Casini.
Napoli, Milano, Bologna. Politicamente, se Atene piange, Sparta non ride. Ma era un incantesimo e, fortunatamente, non è necessario comprendere tutti i trucchi di stregoni e streghe della politica. Per smagarli basta sapere che è “tutto un trucco”. Ascoltata Emma, se non sapessimo tutto quel che sappiamo, chi avrebbe mai potuto sospettare che questa cara nonnina fosse la stessa Bonino… eppure così è, e l’impressione terribile è che non lei sia cambiata, ma noi.
Nella sala, nell’Ipogeo sotto l’altare maggiore della “piccola San Pietro”, a pochi metri dalla tomba di famiglia di tutti i napoletani, Emma Bonino parla dei nostri figli come fossero suoi nipoti. Di come crescerli, di come educarli. E sembra davvero tutto ben collegato. Il sotto e il sopra della Chiesa e del mondo così vicini da sembrare una cosa sola.
Napoli, dicevamo, è spesso inizio e fine. Speriamo che questo incubo ilare dal quale con difficoltà ci siamo risvegliati segni la fine di questa allucinazione collettiva per la quale, attraverso l’uso di “parole talismano” (accoglienza, autodeterminazione, ecc.) i veri nemici del popolo si accreditano e vengono accreditati come salvatori della patria.