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IMMIGRATI

Il ricatto morale è inaccettabile

La politica delle immigrazioni non è come l’azione di chi sta sulla spiaggia e vede il naufrago agitare le braccia e gridare. L’azione politica, per essere buona, deve tenere presente il bene comune in tutti i suoi aspetti.

Editoriali 12_06_2018

Vicende come quella della nave Aquarius e dei porti italiani bloccati dal ministro Salvini ci vengono presentate, con un ricatto morale, come questioni personali di coscienza di ognuno di noi. Come se fossimo su una spiaggia calabra o siciliana e vedessimo all’improvviso un profugo che, sbracciandosi, ci chiede aiuto. É evidente che continuare a passeggiare sulla spiaggia o prendere il sole mentre l’altro grida aiuto è un atteggiamento immorale e disumano. Un discorso simile viene fatto per la nave Aquarius, come se gli italiani fossero un popolo spensierato ed egoista steso a prendere il sole sulla spiaggia e non volesse rispondere alla richiesta di aiuto di un gruppo di poveri naufraghi.

Posta così, la questione si configura come un ricatto morale. Ed anche come un ricatto religioso, quando gli ecclesiastici, come ha fatto per esempio il cardinale Ravasi, se la cavano con un tweet di citazione evangelica su “ero straniero e mi avete accolto” per condannare come anticristiana qualsiasi politica seria di governo dell’immigrazione.

Questo tipo di impostazione morale è una forzatura. Nel caso della Aquarius (e non solo, come sperimentiamo ormai da tempo), i richiedenti aiuto non sono naufraghi come nell’esempio fatto sopra, ossia non sono persone che hanno subito una disgrazia improvvisa in mare dopo la quale ci si sono presentati davanti per chiedere aiuto. Essi sono stati portati lì, davanti alla nostre coste, come sono stati portati lì tanti altri prima di loro.

Sono stati portati lì da Organizzazioni non governative sulla cui connivenza con la criminalità organizzata lo stesso Governo ha espresso sospetti. In molti casi convogli di questo genere che puntavano su altre spiagge diverse da quelle italiane, per esempio le coste spagnole, sono stati dirottati da quelle autorità verso le nostre coste. Ora il neopresidente del consiglio spagnolo Sánchez si dichiara pronto ad accogliere la Aquarius a Valencia, ma in passato i suoi predecessori hanno fatto il contrario.

Si può essere certi che solo una minima parte del carico umano della Aquarius è fatta di profughi (nonostante i giornali li chiamino tutti così per realizzare meglio il ricatto morale) ossia di persone che scappano da una guerra o da una persecuzione politica e che nel loro Paese erano a rischio della vita. Gli altri perché si sono imbarcati? Chi e perché ha organizzato il loro viaggio? Perché le autorità delle sponda meridionale del Mediterraneo li hanno fatti partire? Una volta accolti faranno tutti domanda d’asilo, noi impiegheremo tre anni per vagliare le domande e nel frattempo loro se ne saranno andati qui o là a discrezione. Si dice che sulla nave ci siano 124 minori non accompagnati. Chi ce li ha messi? Chi ha pagato il trasporto? Cosa è stato loro promesso e da chi? Che fine faranno?  Una seria politica dell’immigrazione non può trascurare questi aspetti. Se lo facesse sarebbe immorale, mentre viene accusata di essere immorale se lo fa.

Ogni azione morale ha il fine in se stessa. Ciò vuol dire che non si deve fare il bene per qualche scopo particolare, per raggiungere qualche obiettivo o conseguire qualche risultato. Ciò però non vuol dire che l’azione morale debba essere cieca, impulsiva o sentimentale e che non tenga conto della situazione precedente e di quella successiva all’azione morale stessa. Ciò vale soprattutto a livello di etica pubblica, di cui si occupa appunto l’attività politica.

La politica delle immigrazioni non è come l’azione di chi sta sulla spiaggia e vede il naufrago agitare le braccia e gridare. L’azione politica, per essere buona, deve tenere presente il bene comune in tutti i suoi aspetti. Se gruppi di malviventi debitamente pagati per farlo portano ogni giorno davanti a casa mia delle persone che si fingono profughi e non lo sono, se i miei vicini di casa anziché accoglierne qualcuno, mandano davanti alla mia porta anche quelli che hanno bussato alla loro e ormai davanti alla mia c’è sistematicamente la fila mentre davanti alla sua non c’è nessuno, se in questa fila vengono infiltrate ad arte persone poco raccomandabili, minori non accompagnati destinati poi ad esiti poco felici, donne per il traffico umano dei mercati della prostituzione o giovani destinati al lavoro nero per due euro al giorno … continuare ad aprire la porta e ad ospitare in casa mia tutta la fila non sarebbe moralmente e politicamente responsabile. E’ vero che il nostro prossimo non ce lo possiamo scegliere noi, ma non possiamo nemmeno permettere che ce lo scelga qualcun altro per motivi incoffessabili.

Considerare cosa c’è dietro questi imbarchi avventurosi e non assecondare le manovre politiche e gli interessi che li animano è un dovere morale che non può essere sottaciuto nel momento di decidere le politiche di assistenza in mare o di accoglienza a terra. L’applicazione del diritto umanitario in mare deve essere esercitata da tutti i Paesi rivieraschi del Mediterraneo e senza che ciò copra e giustifichi i traffici illeciti di persone spacciate poi per profughi.