Hillary Clinton e quegli strani silenzi su Boko Haram
Perché Hillary Clinton, quando era segretaria di Stato, si è rifiutata di inserire Boko Haram nella lista nera delle organizzazioni terroristiche? Non lo ha mai spiegato. Ma un'inchiesta della rivista World rivela cospicui finanziamenti alla Clinton Foundation provenienti da miliardari nigeriani. La Nigerian Connection piomba sulle elezioni.
Hillary Clinton, e il marito Bill, sono al centro di una vera e propria “Nigerian Connection”. È quanto emerge da un reportage pubblicato in giugno su World, il quindicinale cristiano diretto da Marvin Olasky. Olasky, classe 1950, autore di più di 20 libri, è il padre del “conservatorismo compassionevole” (il libro omonimo è stato pubblicato in italiano nel 2005 dalla Rubbettino di Soveria Mannelli, in provincia di Catanzaro) divenuto la cifra del secondo mandato presidenziale di George W. Bush Jr. Anzi, World dedica ora una sezione intera del proprio sito Internet ad aggiornamenti e approfondimenti sulla questione.
La chiave di volta, o il punto di svolta, è l’attentato che Boko Haram (allora infeudato ad al-Qaeda e oggi devoto all’ISIS) compie il 26 agosto 2011 contro il quartier generale dell’ONU ad Abuja, capitale della Nigeria, uccidendo 23 persone e ferendone 116. È il primo compiuto dal gruppo islamista contro obiettivi internazionali. A Washington, Hillary Clinton è Segretario di Stato. Alti funzionari del governo americano e del Pentagono chiedono che Boko Haram venga inserito tra le organizzazioni terroristiche estere così da poterne seguire, a norma di legge statunitense, le mosse militari e – follow the money – soprattutto i movimenti finanziari che sono il segreto del suo potere. World afferma di avere visionati documenti su illeciti compiuti in Occidente (spesso frodi online) i cui proventi sono giunti, attraverso banche europee, a charity nigeriane e quindi ai terroristi. All’inserimento di Boko Haram tra i gruppi terroristi stranieri la Clinton però si oppone, penalizzando fortemente l’azione di contrasto. Perché, non si sa.
Lei non lo dice, il Dipartimento di Stato non ne pubblica le carte e molti documenti chiave – opina World – potrebbero essere scomparsi tra le migliaia di e-mail che Hillary ha negato all’FBI durante i recenti accertamenti sul suo uso di un server privato anche per atti ufficiali (l’FBI ha riconosciuto che con le e-mail la Clinton ha violato il protocollo e dunque la legge, ma l’ha prosciolta lo stesso). Le voci che la giustificano dicono che facendolo avrebbe regalato pubblicità a Boko Haram, aggiungono che si tratta comunque solo di un “gruppo locale” (sic) e rincalzano affermando che tra l’altro non minaccia interessi statunitensi (e non è vero: nel 2012 ha minacciato di assassinare l’ambasciatore statunitense Terence P. McCulley). La percezione del presidente nigeriano Muhammadu Buhar, eletto nel 2015, è però diversa, tanto da accusare il governo degli Stati Uniti di avere «[…] aiutato e spalleggiato» i jihadisti. Nel frattempo Washington è impegnata in Libia contro Muhammar Gheddafi, con tutto il caos islamista che ne è derivato, e nei due anni successivi all’attentato di Abuja riconosce ufficialmente come gruppi terroristi esteri cinque organizzazioni meno pericolose di Boko Haram.
Ebbene, mentre tutto questo accade l’ex presidente Bill Clinton tiene proprio in Nigeria due dei suoi tre discorsi esteri meglio pagati, guadagnando 700mila dollari a volta nel 2011 e nel 2012. Suo pigmalione è Nduka Obaigbena, noto boss locale dei media. Alla fine di un terzo discorso, sull’educazione, nel 2013 Bill distribuisce agl’insegnanti presenti assegni poi protestati e firmati da Obaigbena che in seguito è finito sotto inchiesta per avere preso parte a una frode da 2,1 miliardi di dollari.
Un altro magnate nigeriano, Gilbert Chagoury, ha donato tra 1 e 5 milioni alla Clinton Foundation, creata dalla coppia nel 1997, e nel 2009 ben 1 miliardo alla Clinton Global Initiative, affiliata alla Fondazione. Creata nel 1997, prima che Bill lasciasse la Casa Bianca, la Fondazione serve a raccogliere i proventi delle apparizioni pubbliche dell’intera famiglia Clinton: Bill, Hillary e la figlia Chelsea (pagatissimi). Ufficialmente è una no-profit caritativa e quindi incamera anche attraverso donazioni, ma dei 140 milioni di dollari raccolti nel 2013 ne ha spesi in aiuti solo 9. Per il Better Business Bureau, organismo privato che monitora il mondo degli affari, la Clinton Foundation non osserva gli standard di trasparenza. Charity Navigator, che sorveglia l’affidabilità delle organizzazioni senza scopo di lucro per orientare i donatori, ha rinunciato a valutarla poiché i dati forniti non rientrano nei suoi collaudati parametri di stima. Secondo World, molti dei suoi donatori sono sotto indagine per truffe o addirittura incriminati. Per Charles Ortel, autorevole analista di Wall Street, le indagini che interessano la Clinton Foundation sono più di 40 (affermazione risalente a maggio), Fondazione che (dice Ortel) sta «[…] commettendo una frode epica». Del resto, sempre secondo World, mentre la Clinton tentennava nei confronti di Boko Haram un nutrito parterre di donatori della Fondazione ha lucrato milioni con il petrolio del Paese africano.
Quanto al suddetto Gilbert Chagoury, lui e Bill Clinton compaiono assieme in molti eventi pubblici sin dai tempi in cui il secondo era presidente degli Stati Uniti. Con il fratello Ronald, Gilbert ha fondato il Chagoury Group (costruzioni, servizi sanitari e telecomunicazioni), sin agli anni 1990 centro nevralgico della corruzione del Paese. Gilbert, già consigliere del dittatore militare Sani Abacha, è coinvolto anche in frodi petrolifere colossali, giri da oltre 4 miliardi di dollari depositati in banche soprattutto svizzere. Condannato da Berna per riciclaggio di denaro nel 2000, se l’è cavata con una multa di 300 milioni. Il suo socio, l’affarista Marc Rich, protagonista di una delle più grandi evasioni fiscali della storia americana e tra l’altro arricchitosi con il petrolio iraniano durante la crisi degli ostaggi a Teheran (1979-1981), era già riparato in Svizzera (dov’è morto nel 2013). L’ultimo giorno da presidente, Bll Clinton lo ha perdonato spingendo anche la stampa di sinistra a gridare allo scandalo: The New York Times definì il fatto «[…] uno scioccante abuso del potere presidenziale», The Progressive Review bollò Rich «[…] una delle ragioni per cui una persona saggia dovrebbe avere poco a che fare con i Clinton e uno dei maggiori esempi delle cose che i sostenitori di Hillary Clinton ignorano bellamente».
Nel 2013 lo stesso Gilbert Chagoury così generoso verso la Clinton Foundation ha inaugurato un progetto faraonico da 6 miliardi di dollari (Bill Clinton era presente all’evento), l’Eko Atlantic, una città avveniristica costruita nello Stato nigeriano di Lagos da terra sottratta all’oceano pronta ad accogliere 250mila residenti e business extralusso per fare concorrenza a Dubai. Se il Segretario di Stato Hillary Clinton avesse ufficialmente incuso Boko Haram nella lista statunitense delle organizzazioni terroristiche estere che minacciano anche gli stranieri in Nigeria, gl’investitori avrebbero voltato le spalle sia a Eko Atlantic sia a tutti gli altri ricchi interessi dell’area. Solo nel novembre 2013 il nuovo Segretario di Stato, John F. Kerry, ha incluso Boko Haram nel famoso elenco (anche se le indagini sui suoi conti bancari ancora stentano).