Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Colombano a cura di Ermes Dovico
CONTINENTE NERO

Gli africani emigrano. Non diamo colpe a "grandi vecchi"

Gli africani emigrano, come anche gli asiatici e i sudamericani. Ma sull'emigrazione africana verso l'Europa sono sorte tante teorie che puntano il dito contro Soros, poi contro la Cina e infine contro la Francia. Sono frutto di ragionamenti terzomondisti che non tengono conto del fatto che anche gli africani sono dotati di libero arbitrio.

Esteri 04_09_2018
Emigranti africani

Gli emigranti per motivi economici sono circa un miliardo. Quelli all’estero per lavoro sono 257 milioni. Emigrano gli asiatici, cinesi in testa, emigrano gli europei, gli americani, del nord del centro e del sud… tutti emigrano, salvo gli africani: nell’immaginario collettivo che va per la maggiore in Italia, loro, novelli schiavi, sono dei deportati, inconsapevoli strumenti e vittime di chi trama e ordisce i destini del mondo.

In realtà anche gli africani, a milioni, emigrano come tutti e come sempre per lavoro, in gran parte senza lasciare il loro continente, scegliendo stati che offrono buone opportunità di occupazione, come la Costa d’Avorio, il Ghana, la Nigeria, il Sudafrica. Ci sono in effetti decine di migliaia di giovani africani che ogni anno tentano di raggiungere l’Europa viaggiando clandestinamente, tramite organizzazioni di contrabbandieri di emigranti. Nel 2016, anno in cui 2,5 milioni di persone sono ricorse a delle reti criminali per emigrare, 375.000 emigranti, in gran parte provenienti da paesi dell’Africa sub sahariana, hanno attraversato il Mediterraneo approdando in Europa. Nel 2017 il loro numero si è più che dimezzato e nel 2018, dal 1° gennaio al 3 settembre, gli arrivi sono stati 73.474, 14.000 dei quali, e forse qualcuno di più, da Siria, Iraq, Afghanistan e altri stati non africani.

È a questi emigranti illegali africani che pensa chi parla di "deportazioni" e trame e costruisce teorie su chi ne sia responsabile. Fino al 2016 erano additati il miliardario ungherese George Soros, le élite europee e il loro Piano Kalergi: un presunto "complotto" per realizzare in Europa, riversandovi milioni di africani e di asiatici, la sostituzione etnica della popolazione, l’obiettivo essendo creare un "esercito industriale di riserva" e una "razza meticcia facile da dominare". 

Nel 2017 l’attenzione invece si è spostata sulla Cina. Forse tutto è partito da un ricercatore italiano, Vincenzo Cotroneo. Alcuni grandi complessi residenziali costruiti dai cinesi in Africa, in grado di ospitare decine di migliaia di persone, non possono essere destinati agli africani che vivono nelle baraccopoli, sostiene Cotroneo evidentemente ignaro dell’esistenza in Africa di ceti medi, e quindi sono la prova che milioni di cinesi si apprestano a stabilirsi in Africa. “La Cina invade l’Africa”. Blog, social network e mass media hanno ripreso e amplificato con entusiasmo questa tesi, dapprima limitandosi ad annunciare che tra 50 anni il continente nero sarà giallo. Poi però qualcuno ha “svelato” il piano segreto della Cina: svuotare dei suoi abitanti l’Africa per far posto subito a centinaia di milioni di cinesi. “Entro il 2020 – si legge in un articolo pubblicato su Dagospia il 2 agosto 2017, copiato e incollato in centinaia di blog e social network  – il governo pechinese ha progettato un esodo dalle proporzioni bibliche – tra i 300 ed i 500 milioni di persone – concentrato in un brevissimo spazio temporale”.  Inutile dire che il piano cinese è impossibile. Trasferire in Africa 300-500 milioni di cinesi tra il 2018 e il 2020 vorrebbe dire trasportare da 270 a 450 mila persone al giorno tutti i giorni per tre anni (e nei primi otto mesi del 2018 di un simile flusso di persone non c’è prova). Nel frattempo, inoltre, il continente non si svuota affatto. In Africa nascono quasi 100.000 bambini al giorno.

Soros, Piano Kalergi, Cina… ma quest’anno invece la colpa è della Francia, idealtipo dell’insaziabile Occidente. “Bisogna mantenere povera l’Africa per far vivere nell’opulenza l’Occidente” è la sintesi del verbo vetero terzomondista della nuova stella dei blog e dei social network: Mohamed Konare Dit Sata, un africano che vive in Italia e si presenta come leader di un Movimento Panafricanista, in procinto di organizzare a Roma una manifestazione contro la Francia e la sua politica colonialista. L’Africa non è libera ed è povera – sostiene Konare – perché delle società segrete europee fanno scoppiare di continuo delle guerre tribali, ma soprattutto perché da 600 anni è dominata dalla Francia che anche oggi continua a depredare e impoverire nazioni che invece sarebbero ricche. Si riferisce ai paesi che hanno per valuta il franco Cfa, in gran parte ex colonie francesi di cui – dice Konare e con lui chi gli presta fede – la Francia prosciuga le risorse, su cui impone esose tasse coloniali, a cui impedisce di commerciare liberamente.

600 anni fa semmai erano Spagna e Portogallo, seguiti poi dalla Gran Bretagna a dominare l’Africa, in realtà neanche loro, che per secoli si sono limitati a creare centri commerciali sulle coste del contiente. Quanto a oggi, l’entusiasmo per Konare impedisce di domandarsi come possa la Francia essere la causa dell’emigrazione illegale da Nigeria, Sudan e Sudan del Sud, Eritrea, Etiopia, Marocco (tra i principali stati di provenienza), tutti paesi, insieme a decine di altri, su cui non ha la minima influenza né mai l’ha avuta. Il "giogo" della Francia sugli stati Cfa, oltre tutto, non impedisce ad alcuni di essere tra i paesi con le migliori performance economiche: il Senegal, ad esempio, con un Pil sempre in crescita (6,5% nel 2015, 6,7% nel 2016, 7,7% nel 2017) o la Costa d’Avorio (8,8% nel 2015, 8,3% nel 2016, 7,8% nel 2017). Tanto è esclusivo il rapporto imposto dalla Francia che il presidente della Costa d’Avorio in questi giorni è a Pechino, insieme ad altri leader africani, per trattare accordi economici miliardari con la Cina; e il Camerun fa persino parte del Commonwealth. Il sistema monetario Cfa, che aggancia le valute locali all’Euro (e prima al franco francese), sarà pure la rovina dell’economia africana, ma qualche vantaggio deve offrirlo se il Mali dopo averlo lasciato nel 1962 vi è rientrato nel 1984 e la Guinea Bissau ha chiesto e ottenuto di farne parte nel 1997.

I flussi migratori illegali si riducono. Sono falliti i complotti? La Cina rinuncia a svuotare l’Africa per andarci a vivere? Depredare gli africani non impedisce la crescita di un ceto medio urbano all’interno del quale maturano progetti di emigrazione?

Quel che è vero, e non dovrebbe, è che sempre più si ragiona ignorando i fatti, e “tanto peggio per loro” se contraddicono le teorie; e, peggio ancora, si accetta il pregiudizio che gli africani siano una umanità a parte, incapace di autodeterminazione, sempre dipendente da altri, inerte, di cui chiunque può disporre.